Dopo ventidue secoli Romani e Cartaginesi si ritroveranno ancora una volta di fronte nella piana di Akragas, l’antica Agrigento magnogreca, poi punica e infine romana, per rievocare e contendersi con figuranti storici in abiti dell’epoca la conquista della città, così come avvenne in realtà appunto nel 210 a.C., quasi al termine della seconda guerra punica, avvenimento assai importante perché mise fine per sempre al plurisecolare dominio cartaginese sulla Sicilia, rappresentò per Roma l’inizio della riscossa dopo le molteplici batoste militari inflitte da Annibale sul suolo italico, e l’avvio alla conclusione vittoriosa e definitiva della seconda guerra punica. Il tutto avrà luogo come in una piccola crew cinematografica nella suggestiva cornice del parco della Valle dei Templi agrigentini il 6 e 7 maggio 2017, in un tripudio di luci, di colori, di profumi e di fiori per l’esuberante fioritura primaverile. Ad affrontarsi non saranno ovviamente i combattenti di allora, ma moderni figuranti di alcune delle maggiori associazioni nazionali specializzate in fedeli ricostruzioni storiche come S.P.Q.R., Mos Maiorum, Simmachia Ellenon ed Europa Antiqua, affiancati da studenti universitari siciliani di archeologia e dai ragazzi del Liceo classico Empedocle di Agrigento, che daranno vita al primo grande evento del genere in terra sicula.
Presso l’area a nord del Tempio di Zeus nel Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi saranno ubicati gli accampamenti militari dei due eserciti avversari, che nel pomeriggio di domenica daranno vita alla rievocazione storica dell’assedio e della presa (con l’inganno) della città, uno degli elementi più salienti del lungo conflitto tra le due superpotenza dell’epoca e nella storia del Mediterraneo. Ma campo militare non vuol dire soltanto le tende e le armi dei soldati, o anche dei relativi addestramenti, ma di tutti i servizi connessi ad un grande esercito antico come cucine, latrine, carri, magazzini, fabbri, medici, stallieri, maniscalchi, prostitute, cantori e musici, e quant’altro, spesso una pletorea umana assai numerosa, quasi quanto i combattenti, alla cui sorte erano legati indissolubilmente. L’occasione giusta per ammirare come le donne agrigentine producessero i tessuti al telaio, conoscere gli strumenti della medicina romana, ammirare le perle vitree di produzione punica, scoprire le ricette della cucina latina e osservare le stoviglie che utilizzavano, nonché molte altre situazioni della vita di tutti i giorni di 2.200 anni fa, dove si mescolano realtà e finzioni, vedute e visioni, passato e presente, per collegare il passato al presente e riportare la storia in vita. Il tutto con abiti, gioielli, acconciature ed oggetti riconducibili alla fine del III sec. a.C. appartenenti alle tre maggiori civiltà dell’epoca affacciate sul Mediterraneo, così come le divise e le armi dei due eserciti.
La manifestazione, sponsorizzata dall’Assessorato alla famiglia, alle politiche sociali e al lavoro della Regione Sicilia, dal Consorzio Turistico della Valle dei Templi di Agrigento e dalla Liberà Università Agrigentina, inizierà sabato 6 (con orario 16-20, quota di ingresso 10 euro, ridotti 5) con visite guidate ai due accampamenti, scene di vita quotidiana, attività degli artigiani e laboratori didattici per bambini. Stessa cosa domenica 7 (orario 10-19, ingresso libero), fino alla simulazione dello scontro armato nel tardo pomeriggio, sotto la direzione artistica di Andrea Moretti. Nasce da un’idea di PastActivity, associazione culturale nata nel 2016 da un gruppo di giovani archeologi per valorizzare il territorio e il patrimonio culturale attraverso una miglior conoscenza del passato e delle tradizioni, con attività specifiche di ricerca, progetti e percorsi divulgativi per adulti e bambini, didattica e laboratori parascolastici, nonché realizzazione di mostre ed eventi, come quello attuale.
Fin dal V sec. a.C. risultava già inevitabile le scontro tra Roma e Cartagine, le due città egemoni per il dominio nel Mediterraneo, entrambe troppo forti e con chiare mire espansionistiche, nonché troppo diverse per poter convivere pacificamente. Anche allora erano troppi due galli in uno stesso pollaio. Cartagine, la maggior colonia fondata dai Fenici, era la principale metropoli africana sulle sponde meridionali del Mediterraneo, terminale carovaniero del florido commercio transahariano, divenuta ricca e potente per la fitta rete di scambi commerciali, soprattutto marittimi, intrattenuti con i paesi affacciati sulla sponda settentrionale europea di Mediterraneo. Roma, potenza centro-italica erede di Latini ed Etruschi, era riuscita in poco tempo ad aggregare o conquistare con il proprio esercito l’intera penisola con la Pax romana, sinonimo di benessere e stabilità, cultura e pace per i popoli dominati, senza nascondere mire espansionistiche in ogni direzione. Il primo terreno di scontro avvenne in Sicilia, con la prima guerra punica (264-241 a.C.): le prospere ma litigiose colonie magnogreche, troppo spesso l’un contro l’altra armate, erano già da tempo diventate facili prede, prima commerciali poi militari, di Cartagine. Si risorse con le furiose battaglie navali di Milazzo e poi alle Egadi, vinte dalla flotta romana alle loro prime esperienze, con la perdita per i Punici di parte della Sicilia, della Sardegna e della Corsica. Ma l’esito non era sufficiente per nessuna delle due contendenti, aveva scontentato entrambe e si doveva irrimediabilmente arrivare ad una soluzione definitiva.
Questa volta, e siamo alla seconda guerra punica (219-201 a.C.), l’iniziativa la prese Cartagine, o meglio il suo figlio più illustre, il generale Annibale, per tentare di rifarsi del risultato infausto del primo scontro, con un progetto tanto ardito quanto stupefacente: portare la guerra alle porte di Roma dopo aver attraversato con un poderoso esercito tutto il nord Africa, la Spagna, la Francia e l’Italia, sperando di sollevare e farsi alleate le popolazioni incontrate lungo il percorso. Poiché la fortuna premia sempre gli audaci, all’inizio il successo arrise ai Cartaginesi, che batterono ripetutamente l’esercito romano sui fiumi Trebbia e Ticino, poi sul lago Trasimeno ed a Canne. Quando Roma sembrava in ginocchio per le ripetute sconfitte e l’esercito cartaginese pronto a conquistarla, Annibale commise un errore imperdonabile per un grande stratega : anzicchè infliggerle il colpo finale, si trastullò nel meridione della penisola con piccoli scontri insignificanti. L’orgoglio di Roma ne approfittò per sferrare il contrattacco: si riprese Capua e Taranto, poi attaccò e vinse Siracusa (con la famosa battaglia che vide l’impiego delle geniali macchine belliche inventate dal matematico Archimede, il quale perì nella conquista della città) e Agrigento – quella rievocata il 6 e 7 maggio – che cacciò per sempre i Punici dalla Sicilia, e infine il console Scipione portò la guerra sul suolo africano. Cartagine dovette richiamare Annibale per difendere la patria, ma fu battuto nella battaglia campale di Zama del 202. Fu la fine definitiva per Cartagine, che scomparve per sempre dalla storia.
Akragas, colonia dorica fondata nel 580 a.C. da abitanti di Gela provenienti da Rodi e Creta, era una delle più floride colonie della Magna Grecia, città di grande ricchezza e cultura, come dimostrano i magnifici templi presenti nella piana sottostante. Nel 488 e poi nel 472 a.C. si scontrò, vincitrice, con i Cartaginesi, nel loro tentativo di impossessarsi dell’isola. Subì due devastanti assedi da parte cartaginese: nel 406 e nel 262, quando fu saccheggiata dopo sei mesi di assedio e i suoi 25 mila abitanti uccisi o fatti schiavi. Nel 210, nel pieno della seconda guerra punica che si stava trascinando fino ad allora con alterne vicende, sbarcò in Sicilia con due legioni il console Marco Valerio Lavino, che da Siracusa marcò su Agrigento, rimasta ormai l’ultima roccaforte punica nell’isola, ma difesa da una consistente guarnigione. Lavino aveva due possibilità: affrontare i Cartaginesi in campo aperto, oppure assediare la città e prenderla per fame. Optò saggiamente per la seconda soluzione, e dopo mesi di assedio la fortuna gli venne incontro. Invidie e incomprensioni tra i comandanti cartaginesi e gli alleati numidi (antichi abitanti berberi di Algeria e Marocco) portò questi ultimi al tradimento ed all’apertura delle porte della città ai Romani. Lavino vi penetrò di notte come un falco, cogliendo di sorpresa gli assediati, e fu una strage. Akragas divenne Agrigentum, i Cartaginesi sparirono per sempre dall’isola e la Sicilia diventò il fertile granaio di Roma.
Info: www.pastactivity.it, tel. 347 84 05 712
Testo/Giulio Badini – Foto Google Immagini