Facile per una persona di cultura conoscere, in tutti i sensi, i Musei Vaticani, gli Uffizi di Firenze, la Galleria Borghese di Roma, il Museo Egizio di Torino, il Museo della Scienza o Brera a Milano, la Collezione Getty Guggenheim a Venezia, in quanto si tratta dei più importanti e visitati musei italiani, e tra i più ricchi del mondo, con tanto di coda per entrare in ogni giorno dell’anno. Un po’ più difficile conoscere invece il Museo del Peperoncino di Maierà (Cosenza), quello della Lavanda di Carpasio (Imperia), quello dell’Ossidiana a Pau (Oristano), quello dei Botroidi a Tazzola di Pianoro (Bologna), della Bussola ad Amalfi (Salerno), e l’elenco potrebbe continuare ancora a lungo, perché si tratta di piccoli musei (a volte davvero minuscoli) sparsi su tutto il territorio nazionale, non sempre di facile accesso e con interesse specifico e limitato, ma che costituiscono una parte non secondaria del nostro patrimonio identitario. Stranezza per stranezza, non possiamo astenerci dal citare il Museo della Bugia a La Piastra (Pistoia) e quello triestino dedicato alla Bora: non avendoli visitati personalmente, ci intriga sapere cosa possono esporre.
Una buona occasione per entrare in contatto con questa sconosciuta ma preziosa realtà può essere costituita dalla 2° Giornata nazionale dei piccoli musei, fissata per domenica 3 giugno 2018 e istituita dall’apposita associazione che dal 2012 ne raggruppa poco più di 400, sparsi in ogni regione. Ma stiamo parlando di una pletorea di entità spesso talmente piccole da sfuggire anche ai censimenti ufficiali. Infatti secondo il presidente nazionale Giancarlo Dall’Ara, il numero reale risulta decisamente superiore – si parla di 10 mila entità – cioè oltre il doppio di quanto risulta ad Istat e ministero. Questo notevole divario di numeri si spiega con il fatto che la maggior parte delle strutture spesso non possiede tutti gli standard richiesti, come personale addetto, orari di apertura, impianti di sicurezza, ecc., per essere classificati come musei ufficiali. Quindi in realtà funzionano come tali, ma non vengono censiti e riconosciuti come musei.
Molti, sia pubblici che privati, funzionano unicamente grazie al volontario, cosa che interessa non meno del 55 % delle strutture, rappresentando un importante indotto economico per le comunità locali. I piccoli musei hanno avuto un forte incremento a partire dal 2000: il 60 % è stato infatti aperto dopo tale data. Il 37 % viene gestito da associazioni, il 31 % fa capo ad enti pubblici, il 56 % vanta un riconoscimento almeno regionale, il 38 % si trovano in centri urbani superiori ai 10 mila abitanti, il 41 in paesi tra 5 e 10 mila abitanti, il 21 % in borghi con meno di 5 mila. Nel 2017 ognuno ha avuto una media di 4.300 visitatori, con notevoli sproporzioni tra l’uno e l’altro: il Museo della Grande Guerra, situato a 3.000 m di altitudine sulla Marmolada, richiama ogni anno 100 mila visitatori, mentre quello dei Bottoni di Sant’Arcangelo di Romagna (RN), grande in tutto 40 m2, ne conta 50 mila.
Il 3 giugno 200 piccoli e curiosi musei non solo saranno aperti gratuitamente in tutta Italia, ma saranno loro ad offrire ai visitatori un dono simbolico: biscotti decorati a forma d’uovo, spezie, mattonelle in ceramica, sacchetti di fagioli locali con relativa ricetta per cucinarli, matite, ampolline d’olio, bottiglie di vino e altro ancora. Un souvenir originale per ricordarci nel tempo di una visita simpatica.
Info: www.piccolimusei.com – info@piccolimusei.com –
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