Si tratta di uno dei migliori esempi di castello medievale di poggio, presente in Umbria. Vallo di Nera, bandiera arancione del Touring club e uno dei Borghi più belli d’Italia, mantiene ancora oggi una struttura pressoché inalterata dal XIII secolo. Le strette vie, gli archi, i ripidi vicoli, le chiese romaniche, le mura bastionate e la possente torre, permettono al visitatore di immergersi in una atmosfera mistica, fatta di silenzi che inducono alla rievocazione delle vite passate e dei gesti “persi” nel fascino dell’età di mezzo. Il borgo attuale venne infatti costruito a partire dal 1217 su un “terrazzo” ai piedi del monte Bacugno, per volontà del podestà di Spoleto al quale, con alterne vicende, restò sempre fedele. Vallo di Nera ed il suo territorio custodiscono in se alcuni dei tratti della vita e della storia più autentica della media Valnerina, la quale qui può essere ancora percepita tra le pietre ed i silenzi di luoghi fuori dalla frenesia della contemporaneità.
Le mura ellittiche, perfettamente conservate, accolgono la possente torre con mensoloni e caditoie, utilizzate durante gli assedi per gettare pietre ed olio bollente sui nemici. All’interno del castello case e palazzi si presentano finemente ristrutturati, e tra vicoli ripidi ed assolate piazzette si ergono alcune splendide chiese, splendidamente decorate all’interno. L’accesso al casello è pedonale e viene garantito da porta Ranne e dalla porta doganale detta Portélla. Poco fuori le mura castellane si trova il borgo de “li casali” dove, tra il XVI e XVII secolo, vennero costruite botteghe, stalle, negozi e case torri lungo la strada che collega Vallo a Mucciafora, attraversando la montagna. Intorno alla chiesa francescana di Santa Maria nel XV secolo sorse il borgo omonimo. Il toponimo, Vallo di Nera, sembra derivare dal termine latino vallum, che in epoca romana indicava il fossato irto di pali posto a difesa delle città romane, oppure dal termine vallisad, indicante il castello della “valle”. Il termine “di Nera” riferito al fiume, è stato aggiunto successivamente, dopo l’Unità d’Italia.
Particolarmente suggestiva appare la Chiesa di Santa Maria Assunta, che sembra risalire all’epoca imperiale (citata in un documento del 1176); nella forma attuale venne eretta a partire dalla seconda metà del 1200, ed è riportata nelle fonti con il primo nome di San Francesco. Agli inizi del Trecento, infatti, passò all’ordine dei frati Minori Conventuali, i quali si stanziarono nell’annesso convento di cui si hanno notizie fin dal 1336. Solo nel 1652 la chiesa venne dedicata a Santa Maria Assunta. La facciata a conci di pietra termina con una cuspide, è ornata da un rosone ad archetti gotici ed ospita in basso un portale ogivale ornato da motivi fitomorfi. A sinistra della facciata si apre invece l’accesso al chiostro del convento. L’interno, ad un’unica navata e con tetto a capriate, colpisce per la straordinaria quantità e qualità degli affreschi.
Nell’abside in alto sulla parete di sinistra si trovano: Dormitio Virginis, attorniata dai dodici Apostoli, Madonna in trono tra una martire e San Bernardino (sotto). A destra: fuga in Egitto, con due angeli che indicano la strada alla Sacra Famiglia, e la palma che, secondo la leggenda, abbassa i rami per rifocillarli con i suoi frutti. Nella parete di fondo e nell’abside: affreschi di Cola di Pietro da Camerino e Francesco di Antonio da Ancona, del 1383, tra i quali l’Annunciazione, l’ Adorazione dei Magi, San Francesco che predica agli uccelli, flagellazione di Gesù, la Crocifissione. Sulla parete di destra della navata spicca invece la processione dei Bianchi: Cola di Pietro ritrae, nel 1401, un gruppo di penitenti che, diretti a Roma, passarono a Vallo nel 1399 predicando la pace universale, per ottenere il perdono dei peccati alla vigilia del giubileo del 1400. L’affresco rappresenta la testimonianza iconografica più completa tra quelle conosciute sul grande movimento penitenziale che attraversò tutta l’Italia settentrionale e centrale alla fine del Trecento.
A destra della finestra spiccano: Sant’Antonio Abate, con il grande Tau sul lungo mantello, ed i maialini cintati di razza locale, Urbano V che mostra un dipinto con i santi Pietro e Paolo, seguiti da una Madonna in trono (metà del XV secolo), al fianco Santa Chiara e Santa Maria Maddalena, coperta da lunghi e folti capelli (una simbolo di purezza e l’altra peccatrice pentita ). Sempre nella stessa parete: varie figure di Santi ed una singolare Trinità dipinta con tre teste.
In questo tratto la valle si fa stretta, ed il Nera corre incassato in uno dei suoi tratti più belli. Qui tra ontani neri e salici le trote fario vivono abbondanti e crescono fino a dimensioni ragguardevoli, grazie alla presenza di una riserva di pesca a mosca no-kill che da diversi anni attrae pescatori da tutta Europa, la quale garantisce al contempo il costante popolamento ittico del fiume. Lungo le ombreggiate sponde non è raro avvistare il merlo acquaiolo saltellare e sfrecciare tra le rocce, ed i “mulinelli” da questi provocati ad interrompere il flusso copioso delle limpide acque del Nera. Parallelo al fiume sorge il tracciato della ex ferrovia Spoleto – Norcia, attraverso il quale si gode di magnifici scorci sulle acque e sulla vegetazione ripariale del Nera, molto frequentato da escursionisti e ciclisti in mountain bike.
Info: http://www.lavalnerina.it/comuni/32/vallo%20di%20nera.htnl – Ufficio Informazioni di Cascia : tel. 0743 71 147 – info@lavalnerina.it –
Testo/Paolo Aramini – Foto Archivio IAT della Valnerina e Google Immagini