Diverse aree pedecollinari dell’Emilia mostrano emergenze geologiche molto insolite: le salse.
Così Antonio Stoppani (1824–1891), geologo ed accademico di Lecco, nel suo famoso libro Il bel Paese (1876), così scriveva: “…Rimontando quel canale fangoso che si screpolava ad occhio veggente, sotto un sole che andava crescendo…..ci trovammo ben presto condotti dove quel canalaccio si perdeva su un vasto spazio, tutt’altro che confortevole. Era la gran salsa di Nirano. Immaginatevi una specie di un gran circo o d’anfiteatro…”
Che cosa sono le “Salse”? Si tratta di eruzioni di fanghi freddi, salati e grigiastri, mescolati a sostanze gassose. Le emissioni argillose, depositandosi e consolidandosi, creano dei piccoli coni craterici che possono superare anche i tre o quattro metri d’altezza. Il fenomeno viene provocato da depositi di idrocarburi, che si originano da strati argillosi generalmente eocenici o più antichi arrivando poi in superficie, seguendo sistemi di fratture profonde. In tal modo i gas trascinano verso l’alto anche le acque di falda contenenti disciolte le stesse argille. Queste manifestazioni, note come salse(= acque salate), sono spesso presenti in aree che, in profondità, possono racchiudere depositi petroliferi o idrocarburi in generale. La loro presenza è tipicamente distribuita sul margine appenninico e, maggiormente diffusa attorno a Modena, mentre questo fenomeno, tende a ridursi nel bolognese ad est e nel parmense ad ovest.
Aspetti chimici dei materiali eruttati I materiali in fase gassosa, emessi, sono in prevalenza metano ed in minor quantità idrogeno solforato. La fase liquida è rappresentata da acque profonde e da falde più superficiali. In certi casi sono presenti fluidi bituminosi riconoscibili per le iridescenze violacee che lasciano sulla superficie dell’acqua. La presenza di Cloruri di Sodio e Potassio si evidenziano sulle croste di argilla disseccate dal sole, con patine biancastre durante i periodi di siccità. Le emissioni sono fortemente alcaline per l’alta concentrazione di sali come già accennato. Numerosi sono i minerali presenti in queste crete.
Aspetti botanici dell’ambiente delle Salse. Per le condizioni chimico-fisiche dei fanghi eruttati, la vegetazione si è selezionata adeguandosi a questo habitat particolare. Innanzi tutto la presenza di argilla indurita rende difficile la penetrazione delle radici nel sottosuolo, e quindi la relativa disponibilità di approvvigionamento idrico alla pianta. Inoltre le alte quantità di sali rappresentano un importante fattore limitante per le specie vegetali, che subiscono una naturale selezione. Si tratta, quindi, di piante adattate ad ambienti secchi in grado di sopportare concentrazioni di Sodio, molto elevate (alofilia). Per questa ragione, sulle argille più salate, cresce la Puccinellia fasciculata, una graminacea, molto rara in Emilia, tipicamente presente in questi habitat. La Puccinellia distans, fu segnalata come unica località nelle Salse di Nirano dal botanico Lino Vaccari ( 1873-1951 ).
La Salsa di Nirano. Di tutti i quattordici principali siti di salse emiliane, quella di Nirano (nei pressi di Fiorano Modenese) è senz’altro la più famosa e di maggiori dimensioni. L’area, dove sono presenti le emissioni fangose, occupa una superficie di circa 10 ettari, in fondo ad un’ampia conca circondata da calanchi di sabbie plioceniche. A seconda degli anni, si sono contate almeno una ventina di bocche eruttive di diverse misure ed attività. In conseguenza del terremoto dell’Emilia del 2012, si aprirono due nuovi vulcanetti che, dopo poco tempo, andarono in quiescenza. Probabilmente le faglie sottostanti avevano subìto una dislocazione ed un successivo assestamento. Attualmente sono almeno cinque i coni di argilla che maggiormente s’ innalzano dal piano della ampia conca. Tutti sono allineati su due fratture contigue che, verosimilmente, potrebbero essere in collegamento con le Salse di Montegibbio e con le Sorgenti di Salvarola, entrambe non lontane da Nirano. In generale questi fenomeni eruttivi non hanno una lunga durata nel tempo anche se, quelle di Nirano, sembrano fare eccezione. Dal 1982 l’ area è una Riserva Naturale Regionale (con una superficie totale di 200 ettari ) e, dal 2004, è diventata anche un SIC (=Sito di Interesse Comunitario). Inoltre dal 2016 la Riserva è gestita dall’Ente Parchi dell’Emilia Centrale.
Altre Salse in Emilia. Complessivamente, tra Parma ed Imola, si contano circa 14 siti caratterizzati da emissioni fangose e gas. Alcune sono in uno stato di degrado provocati dai lavori agricoli, mentre altre, fortunatamente, sono in buone condizioni, come quella di Regnano in provincia di Reggio Emilia. Questa area, non molto ampia, subì’ diverse eruzioni tra il 1754 ed il 1860, con la formazione di un cono alto 7 metri. Spostandoci nell’area bolognese, merita di essere ricordata la Salsa del Dragone, non lontana da San Clemente nella Valle del Sillaro. Il sito, noto fin dal XVIII secolo, fu descritto dall’abate Serafino Calindri, famoso studioso dell’Appennino bolognese. Questo personaggio ha lasciato un’interessante descrizione del “Dragone” nel suo Dizionario Corografico (1783).Nel V° volume, si legge: “ …Il nome Dragone a questo luogo gli è derivato da una curiosa favoletta, creduta da qué buoni montani come una innegabile verità…di esservi stato in queste parti né secoli scorsi un Dragone che faceva strage degli abitanti e che da un prete fu maledetto e confinato in questo profondo e voragine…” Il Calindri descrive dettagliatamente anche le eruzioni d’argilla riguardo alle quali, così scrive“… gettavasi con più sensibile fragore l’argilla in tempo di terremoti ultimi, ed i getti nè giorni di terremoto viepiù acceleravansi l’un presso l’altro e balzavano a maggior altezza…” In quell’epoca il Dragone era in attività con continue eruzioni e borbottii. mentre oggi è in stato di quiescenza.
Più ad Ovest, nella attigua valle dell’Idice, alcune decine di anni fa fu scoperta una salsa, che aveva eruttato notevoli quantità di fango. Questa venne dedicata, dal Dipartimento di Geologia dell’Università di Bologna, al geologo Ardito Desio, conquistatore del K2, ultra novantenne. Era il 21 Maggio 1993 e Il Prof. Desio era arrivato in città per una sua “lectio magistralis”. Oggi anche questa area è in fase quiescente. Nei dintorni di Imola, al confine con la Romagna, da ricordare è la piccola Salsa di Bergullo, oggi con pochii borbottii. Forse, nel profondo di queste strutture geologiche, le condizioni tettoniche sono mutate. Interessante è ricordare che, all’incirca nelle stesse aree pedeappenniniche, esistono i cosidetti “Cold Seep Chimmeys”, cioè antichi camini di fanghi freddi che, alcuni milioni di anni fa, eruttavano, sul fondo oceanico, fluidi ricchi di idrocarburi. Per tale ragione avvenivano reazioni chimiche tra il metano e le acque del mare. Si creavano, pertanto, formazioni rocciose di carbonati. Attorno ad esse si sviluppava un’intensa attività batterica, la quale favoriva diverse specie, creando un vero e proprio nuovo ecosistema. Oggi tali formazioni affiorano come corpi cilindrici pieni, la cui lunghezza può superare anche i sei metri. Anche se più antichi delle salse, questi camini si formarono all’incirca lungo famiglie di faglie simili a quelle su cui si trovano oggi le salse.
In Emilia Romagna, oggi, c’è la tendenza a favorire turisticamente queste località appenniniche, mediante adeguati percorsi. Tra questi merita di essere citata, dal 2015, la “Via dei vulcani di fango” che, partendo da Regnano (RE), collega quelli compresi nei i comuni di Fiorano, Maranello Sassuolo. Ancora una volta osserviamo con piacere che il nostro pianeta è vivo e dinamico, ma i suoi tempi geologici sono troppo lunghi per essere conosciuti in dettaglio dall’Uomo, la cui vita è in apparenza lunga, ma soltanto come un lampo.
Info sulla Riserva Naturale delle Salse di Nirano: salse.nirano@fiorano.it
Uff. Ambiente Comune di Fiorano: tel. 0536 833276 – www.fioranoturismo.it
Prenotazione percorsi didattici e segreteria eventi: Ecosapiens tel. 0522 343238
Testo Giuseppe Rivalta – Foto/Giuseppe Rivalta e Google Immagini