A Biumo Superiore, collina di Varese, maestosamente si erge Villa Menafoglio Litta Panza, in primis abitata dalla famiglia dei conti Orrigoni, nel 1748 passata al marchese Menafoglio, poi, nel 1823, acquistata dal duca Pompeo Litta Visconti Arese, e infine, nel 1935, acquisita dal conte Ernesto Panza di Biumo. Suo figlio, Giuseppe Panza (Milano, 1923 – 2010), è stato, a livello mondiale, uno dei maggiori collezionisti d’arte contemporanea del XX secolo: dalla metà degli anni Cinquanta alla metà dei Settanta, ha infatti acquistato 2.500 opere di artisti, soprattutto americani, riversandole, finché ce n’é stato lo spazio, nella sua suburbana ‘villa di delizie’ (5.960 metri quadrati, su un parco di 33.000 mq), che nel 1996 ha infine deciso di donare al Fai, Fondo ambiente italiano, che ne ha preso in carico la conservazione, la gestione e la valorizzazione. La villa veniva da lui descritta come “(…) Un grande spazio verde sospeso tra cielo e terra. Le caratteristiche che più mi colpivano erano il giardino, la luce, l’orizzonte visibile in tutte le direzioni”.
E così, nelle ampie sale già ricche d’arredi d’epoca (dal Cinquecento al Settecento), di una raccolta d’arte primaria (africana e precolombiana), di ritratti a olio del Seicento, si sono a un certo punto sorprendentemente affiancati quadri e installazioni di minimalisti e concettuali soprattutto statunitensi, in Italia un tempo sconosciuti, per non parlare delle installazioni d’arte allogate nelle ex-scuderie e nel parco: insomma, un peregrino ed armonioso connubio tra arte, architettura e natura.
Dopo la laurea in giurisprudenza, lo slancio collezionistico di Giuseppe Panza si è manifestato a seguito di un viaggio coast to coast, da New York a Los Angeles, del 1954; negli anni successivi, il collezionista ha fatto in pratica la spola con gli Stati Uniti, visitando gallerie e conoscendo gli artisti nei loro studi, di modo che, per all’incirca due decenni, Panza ha incessantemente acquistato arte, evitando però gli artisti già consolidati (e, dunque, più costosi) e mettendo così alla prova il suo intuito di talent scout del contemporaneo. Che fu infallibile: ad esempio, nel 1964, alla Biennale arti visive di Venezia, l’artista americano Robert Rauschenberg vinse il premio della critica, e l’unico collezionista italiano che figurava tra i prestatori di opere per il padiglione Usa in Biennale era appunto Giuseppe Panza, il quale diceva che “l’arte contemporanea allena alla vita futura, propone cose nuove, costringe a uscire dagli schemi consueti e a risalire alle nostre origini, al di là delle mode”.
Oggi, a dieci anni dalla sua scomparsa e a vent’anni dall’apertura al pubblico di Villa Panza quale casa-museo (è stata infatti inaugurata nel 2000 alla presenza dell’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi), il FAI ha voluto celebrare entrambi gli anniversari riproponendo integralmente l’allestimento di Villa Panza così come l’aveva meticolosamente concepito il suo proprietario: ogni singolo arredo, complemento, dipinto o scultura aveva infatti una sua precisa collocazione, determinata in base alla sua visione delle opere d’arte in rapporto agli interni e ai criteri museografici. In vent’anni d’apertura, la villa-museo ha fatto conoscere l’irripetibile collezione del conte-collezionista, facendo anche balenare la sua tensione vero il sublime, il suo concetto quasi ‘mistico’ dell’arte, che ha indotto super-artisti, quali ad esempio Dan Flavin o James Turrel, a creare sul colle di Biumo straordinarie installazioni site specific, che lo scorso anno sono state ammirate da oltre 50mila visitatori, di cui parecchi stranieri, che giungono a Varese appositamente per la villa, il parco e la collezione Panza. Peraltro, l’esteso parco che circonda l’edificio, fu ri-progettato ai primi dell’Ottocento secondo i principi paesaggistici inglesi: vennero così create vaste zone verdi e luoghi romantici – quali il laghetto, la grotta per la ghiacciaia, la collina col tempietto neo-classico – mentre rimase immutato il parterre geometrico davanti alla villa, chiuso dal lungo volume della carpineta e da un’esedra di lecci.
E, oggi, l’esposizione Un’idea assoluta. Giuseppe Panza di Biumo, la ricerca, la collezione (dal 21 febbraio al 29 aprile), curata Anna Bernardini, storica dell’arte dal 2007 a Villa Panza come direttrice, sta fedelmente riproponendo al pubblico la filosofia, l’approccio e il metodo del conte-collezionista. Tra l’altro, dall’estate, s’articolerà in loco un ricco programma di iniziative finalizzate a celebrare la figura di Giuseppe Panza: verranno infatti organizzati incontri e dibattiti sulla figura del collezionista e le tematiche a lui care, cui prenderanno parte artisti, critici, storici dell’arte, galleristi, direttori di museo. Non mancheranno nemmeno laboratori didattici per i più piccini e, in settembre, aprirà al pubblico una sala dedicata a Giuseppe e Giovanna Panza di Biumo con l’intento di raccontare il percorso, la casa e la numerosa famiglia del collezionista grazie a una video-proiezione immersiva. Riprenderanno invece il prossimo maggio le mostre temporanee, allestite all’interno di Villa Panza, con una retrospettiva dedicata a Günther Forg (Fussen, Germania 1952 – Friburgo 2013), mentre in autunno sarà la volta dell’artista americano Ed Clarck (New Orleans 1926 – Detroit 2019).
Il complesso è quotidianamente aperto (ad eccezione dei lunedì non festivi) dalle 10 alle 18. L’ingresso a villa, parco e mostra temporanea è di 15 euro; mentre l’ingresso al solo parco è di 3 euro. Ricordiamo che, all’interno del compound, c’è una caffetteria, un museum shop e anche Luce, il bel ristorante interno ed esterno, dello chef Matteo Pisciotta, per brunch domenicali, pranzi e cene (tel. 0332 242199).
Villa e collezione Panza
piazza Litta 1
21100 Varese
tel. 0332 283960
faibiumo@fondoambiente.it, www.fondoambiente.it
Testo/Olivia Cremascoli – Foto/FAI, Fondo Ambiente Italiano