Nell’Alta Savoia francese, l’antico villaggio alpino di Megève, luogo di villeggiatura che non ha mai conosciuto crisi, nemmeno adesso, in tempi di Covid-19, in quanto il posto è ideale per viverlo soprattutto all’aria aperta. Frequentata dagli anni Venti e, anzi, letteralmente inventata dalla famiglia Rothschild, Megève, stazione di sport invernali e ormai anche estivi, è stata creata, tra le due guerre, da un ramo dei celebri banchieri ebrei: per l’appunto, Noémie, moglie del barone Maurice de Rothschild, durante la Prima guerra mondiale era indignata dal fatto che, sui campi da sci di Sankt Moritz, inevitabilmente s’incrociava con i dirigenti del nascente partito nazista e, a un certo punto, s’è dunque risolta a scovare un nucleo montano in Francia che potesse accogliere l’aristocrazia europea, evitando d’intersecarsi con i ‘nemici’.
Così, nel 1921, la baronessa ha diretto il suo magico tocco sull’incantato villaggio di Megève, dove la pratica dello sci esisteva già timidamente (oggi ci sono 445 chilometri di piste sciabili). Subito, la baronessa acquistò un ampio terreno ai piedi del Mont d’Arbois (1.300 metri d’altitudine) per costruirci il Palazzo delle Nevi, albergo di gran lusso che il re Alberto I del Belgio ha onorato della sua frequentazione per quattro inverni consecutivi. Poi, nel 1926, la baronessa ha commissionato uno chalet all’architetto Henry Jacques Le Même, spiegandogli come avrebbe dovuto essere, e, cioè, “uno chalet che somigli alle fattorie del villaggio, ma dagli interni molto confortevoli, con delle ampie finestre affacciate sul paesaggio, un caminetto funzionante, un porticato per ripararsi dalle tempeste di neve e una ski room per sciolinare gli sci”. Detto fatto, l’architetto ha progettato uno chalet moderatamente innovativo, che è risultato un fulgido successo, al punto che, nel 1927, la principessa Angèle de Bourbon ha pure lei voluto averne uno similare…
Ecco, lo stile Megève è nato così, e così s’è mantenuto nel corso del tempo. Tutt’oggi, infatti, il villaggio montano – che non ha mai conosciuto il “mattone selvaggio” – mixa, anche in pieno centro, chalet-fattorie antiche e basiche di paesani, come pure immobili in stile alpino dai prezzi vertiginosi. In questo democratico panorama, si stagliano veramente sopra a tutto Les Fermes de Marie (che riaprono il 3 luglio), all’atto pratico un albergo diffuso, cioè un compound di due ettari a verde, dove sono stati impiantati nove antichi chalet-fattorie di ampie dimensioni (per un totale di 70 tra camere e suites, una diversa dall’altra), che sono stati sparpagliatamente acquistati negli alpeggi dell’Alta Savoia dalla famiglia d’albergatori Sibuet. Selezionati, comprati, smontati in situ pezzo per pezzo, trasportati poi a Megève, e lì infine fedelmente rimontati sulla citata area verde, sono andati a costituire l’incantevole agglomerato alpestre-campestre, a cinque stelle, de Les Fermes de Marie (1989), che è subito diventato un riferimento per ciò che concerne “l’arte di vivere alla francese”. Ma ciò che in particolare sorprende è l’armonioso esito dell’innesto dei nove chalets su un terreno per cui non erano stati prefigurati: l’effetto è di una genuina complementarietà, una sorta di ‘artificio naturale’. La saga nell’hotellerie della famiglia Sibuet (www.maisonsethotels-sibuet.com), nativa di Megève e tutt’ora ivi residente, è iniziata poco più di trent’anni fa grazie all’intuito di Jocelyne e Jean-Louis Sibuet, che si sono in primis inventati le ormai leggendarie Fermes de Marie, e che, ad oggi, annoverano una collezione familiare di 12 alberghi di lusso, sparsi tra Alpi, Provenza-Lubéron e persino nella caraibica Saint-Barth.
Come spiegano gli ex-coniugi Sibuet, la loro intuizione è stata quella di “proporre degli nuclei montani completamente diversi, intimi e autentici, caratterizzati da un’anima calorosa, dove ci si può rilassare come a casa”. In pratica, un lusso d’atmosfera rustico-bucolico-alpino, un lusso in un certo senso cammuffato dall’apparente semplicità, che s’inscrive raffinatamente nella tradizione savoiarda, e dove il décor è stato curato nei minimi dettagli da Jocelyne Sibuet, la quale argutamente afferma: “Bisogna avere una visione d’insieme e arredare anche gli spazi d’hotellerie come se si stesse arredando casa propria” (la signora è tra l’altro autrice del volume illustrato A French Country Home: Style and Entertaining, n.d.r.). Tra tutto il resto, uno dei punti forti dell’esteso complesso sono i mille metri quadrati della spa Pure Altitude (come l’omonima linea di bellezza varata da Jocelyne Sibuet, creata insieme a un botanico esperto di piante di montagna, che ha evidenziato tra l’altro i benefici della stella alpina e della rosa alpina per la cura della pelle), dedicata alla remise en forme e al loisir attivo, ma sempre e comunque in un ambiente costituito da materiali caldi naturali, quali essenze lignee, sassi e ciottoli di fiume, cuoio, pellicce. Grazie anche al suo superbo orto alpino, la cucina è un altro punto, forte e sano, de Les Fermes de Marie: il suo ristorante tradizionale propone infatti menù stagionali e regionali. E d’inverno, quand’è in funzione il ristorante alpino, i gourmet gustano le specialità savoiarde (fondue bourguignonne, raclette al coltello, torta savoiarda) o ricette ai tartufi neri.
Infine, un’altra meraviglia naturale: L’Alpage, cioè un ampio e rilassante maso savoiardo (1.893 metri d’altitudine), circondato da un paesaggio mozzafiato, dove consumare all’aperto un conviviale pasto comune dal prestabilito menu montagnard (table d’hôte); aperto due volte a settimana durante la bella stagione, è riservato esclusivamente agli ospiti alberghieri.
Info:Les Fermes de Marie
163, chemin de la Riante Colline
74120 Megève, Alta Savoia, FR
tel. 0033 450 930310
contact@fermesdemarie.com
www.fermesdemarie.com
Testo/Olivia Cremascoli