Un corso d’acqua dalla storia importante e una costellazione di nobili palazzi, ville azienda diventate nei secoli dimore di delizie, alla cui ombra sono sorti preziosi giardini profumati. Siamo sulla Riviera del Brenta: qui, in bicicletta, in battello, in piedi o in automobile, costeggiando il fiume fra Padova e Venezia, ci attende un salto nella storia. Per anni il Brenta è stato il canale alla moda, una sorta di prolungamento ideale del Canal Grande a Venezia, dove in meno di tre secoli fiorirono decine di ville lussuose, firmate da architetti e artisti diventati i signori della storia dell’arte, dal Palladio al Tiepolo.
Da Villa Foscari, detta Malcontenta, la residenza monumentale realizzata a Mira da Andrea Palladio per una delle più potenti famiglie del momento, a Villa Foscarini Rossi a Stra, una delle due residenze estive che la nobile famiglia possedeva lungo il fiume Brenta, insieme ad un Casino a Mira, costruita da Giacomo Foscarini, per ben due volte Capitano da Mar e uno dei celebrati vincitori della battaglia di Lepanto nel 1571.
E poi ancora Villa Badoer Fattoretto a Dolo, con il suo parco secolare di oltre 20mila metri quadrati arredato con statue e marmi d’epoca, o Villa Allegri ad Oriago di Mira, costruita quale Casino di Gioco e Casino di Caccia dai conti Allegri nel corso del Settecento, molto frequentata dai patrizi veneziani che in estate vi trascorrevano serate mondane tra divertimenti e giochi. Un percorso che porta dritto a Stra, dove sorge la più nobile, non a caso oggi museo nazionale: Villa Pisani. Qui dormì Napoleone Bonaparte, visse a lungo Eugenio de Beauharnais con la moglie Amalia, soggiornarono i Savoia e si celebrò un incontro storico, carico di funesti presagi per il destino dell’umanità, quello fra Hitler e Mussolini, che si videro per la prima volta in riva al Brenta nel1934.
Costruita nella prima metà del Settecento, la villa lascia intuire fin dall’ingresso lo scopo per il quale venne realizzata: celebrare i fasti della ricca e potente famiglia Pisani e la recente elezione a doge di uno dei suoi membri, Alvise. Non a caso per celebrarne la gloria furono chiamati a decorarne le sale i più noti artisti dell’epoca, come Giovan Battista Tiepolo, che affrescò l’”Apoteosi della famiglia Pisani” sul soffitto del grande salone da ballo a doppia altezza. La villa è imponente, come si doveva allo scopo. Tanto imponente che Napoleone in persona decise di acquistarla, per farne la dimora di villeggiatura del viceré Eugenio, della principessa Augusta Amalia di Baviera e dei loro quattro figli, come dimostra la stanza dei bambini, con la culla in stile impero, la poltroncina e un piccolo cavallino in legno laccato usato per i giochi.
Durante la visita si entra nella stanza dove Napoleone dormì due notti e nel suo salotto, arredato con i preziosi tavolini realizzati dalla famosa ebanisteria di Giuseppe Maggiolini. Col 1814 la proprietà passò agli austriaci, fino ad arrivare ai Savoia, che dopo la caduta del dominio austro-ungarico, si insediarono nei palazzi appartenuti alle precedenti monarchie. Nel percorso ci si imbatte anche in una camera allestita per ospitare re Vittorio Emanuele II, e nella fedele riproduzione di uno degli eleganti abiti indossati dalla moglie Rosa Maria Vercellana, contessa di Mirafiori e Fontanafredda, ritratta con lui in una fotografia del 1865. I Savoia tentarono invano di mettere la villa all’asta, per poi passarla al Demanio.
Se il percorso interno ha trasformato le stanze in un museo ricco di suggestioni, fra letti a baldacchino, tavole imbandite e il colossale affresco del salone da ballo, da apprezzare col naso all’insù, l’esterno non è da meno, grazie ad un parco di 10 ettari che si estende in un’ampia ansa del Brenta, perfetto connubio tra la concezione spaziale del barocco francese e la tradizione del giardino all’italiana. Colpisce subito il visitatore la grande vasca con statue e cascatelle che collega lungo il parterre centrale il palazzo alle scuderie. Una trovata posteriore, ma di grandissima efficacia scenografica, poiché la grande vasca fu realizzata solo nel 1911 per scopi scientifici.
Una passeggiata nel parco offre altri angoli suggestivi, dalla limonaia, immancabile in queste ville, all’esedra, collegata ai magazzini e alla casa del giardiniere, alle serre, alla ghiacciaia e ai giochi di siepi, filari, piccoli rondò e statue di soggetto mitologico.
Un’immersione nella storia ,ma anche una zona ricca anche di tradizioni gastronomiche, come quella legata alla carne di cavallo e alla gallina padovana. A pochi chilometri da Stra, dove le province di Padova e Venezia si incrociano, sorge infatti Saonara, con l’”Antica trattoria a Bosco”, nata nella dependance di un’altra villa antica, Villa Valmarana di Saonara.
Un’intuizione di Luigi Daniele, che in paese gestiva un albergo con bar e ristorante proseguendo la tradizione del padre, cuoco nelle case a Venezia. Dopo varie vicissitudini, riuscì a ottenere in affitto dal conte Ludovico questi spazi. Alcune sedie hanno una storia lunga più di un secolo, ma ancora più antiche sono le radici di alcuni piatti della cucina, oggi portata avanti a Stefania, figlia di Luigi, all’insegna della qualità delle materie prime. Il suo locale (www.anticatrattoriaalbosco.com) fa parte dei “RistoraNtori padovani” (dove la N vuole fare la differenza). Qui, all’ombra di un colossale pergolato nei mesi più caldi, o al tepore degli spessi muri durante l’inverno, si possono trovare, oltre alla richiestissima tartare di puledro, altri piatti della tradizione che spaziano dalla gallina al baccalà, fino alla pasta e fagioli e ai famosi “bigoi in salsa”.
www.villapisani.beniculturali.it
Testo e foto/Monica Guzzi