In tempi avventurosi e nemmeno tanto lontani, parliamo di un paio di secoli fa, per recarsi da un paese all’altro bastavano un minimo di spirito di intraprendenza, la disponibilità a spostarsi con mezzi pionieristici come il treno o il cavallo, un forte spirito di adattamento e un’incrollabile curiosità. Anche se la quasi totalità delle zone del pianeta era già stata scoperta ed esplorata, c’era ancora quel senso di avventura e di fascino dell’ignoto, e ancora si viaggiava per scoprire cosa ci fosse oltre certi confini terrestri. Gli unici limiti erano i finanziamenti (ma neanche troppo: molti esploratori si sono mantenuti lavorando nel corso dei loro viaggi), le risorse fisiche, le malattie e i conflitti locali. Col passare dei decenni l’evolversi delle tecnologia e dei mezzi di trasporto, il miglioramento della situazione politica internazionale e la scoperta di luoghi sempre più remoti portarono all’inevitabile scomparsa di quel senso di pericolo e di avventura che aveva coinvolto i primi esploratori, in cambio della possibilità per chiunque di poter visitare quei luoghi affascinanti che fino a quel momento erano rimasti esclusivi per pochi coraggiosi.
Con il passare dei decenni molti paesi si unirono poi sotto un’unica bandiera, come l’Unione Europea, mentre caddero altre barriere (ne citiamo una importante: la Cortina di ferro a cavallo tra gli anni ’80 e ’90) e il mondo diventò un luogo forse un po’ meno avventuroso, ma di sicuro molto più sicuro e accessibile. Era ormai nato il turismo. Considerando i grandi numeri raggiunti dai turisti, destinati ad aumentare nel corso degli ultimi 50 anni, si rese necessaria una serie di regolamentazioni e documenti, i più importanti dei quali furono il passaporto, introdotto a metà del secolo scorso come naturale evoluzione del foglio utilizzato nel medioevo per attraversare i confini delle città, e il visto turistico.
Necessario per chiunque, dal giornalista al turista, si rechi in un paese che lo richiede espressamente, il visto è un documento con il quale uno Stato dà a un visitatore straniero il permesso di muoversi entro i confini del paese per un periodo limitato di tempo e per determinati scopi, che vanno specificati di volta in volta. In teoria la procedura per ottenere un visto, che non è richiesto da tutti gli Stati, è piuttosto semplice e abbastanza veloce. Si va dal classico e più economico visto turistico che dura in genere dai 30 ai 90 giorni, fino a quello per motivi di studio, più costoso e che arriva fino a 12 mesi e oltre.
Ma anche se le procedure per ottenerlo sembrano relativamente semplici, capita spesso che i consolati siano spesso difficilmente reperibili, con personale ridotto, e i moduli di richiesta inutilmente complessi, e c’è sempre il rischio di errori, quando non di vere e proprie truffe. La cronaca è piena di aneddoti su viaggiatori che hanno passato guai per un visto turistico mal fatto o addirittura assente. Si va da casi abbastanza semplici, come la coppia che si è vista rovinare il viaggio di nozze, fino a problemi ben più gravi e rischiosi in caso di reporter che si recano in zone “delicate” del pianeta senza i documenti in regola. Talvolta non basta rivolgersi all’agenzia di viaggio per essere sicuri (la coppia di cui parlavamo poco fa venne truffata proprio dall’agenzia), e l’unico modo per evitare situazioni come queste è, come sempre, quello di appoggiarsi a professionisti che dispongano di siti diretti, semplificati e con procedure veloci. Alcuni di loro, poi, coprono anche paesi come Kenya, Sri Lanka e Cambogia, dove spesso la richiesta del visto è lunga e complessa, sono attivi tutti i giorni 24 ore su 24 e, una volta inoltrati i minimi dati necessari (che poi verranno inoltrati al Consolato o al Dipartimento per l’Immigrazione competente), si occupano in prima persona di tutti i passi necessari per l’ottenimento di visti, eTA ed ESTA, utilizzando siti interamente in lingua italiana e presentando in modo chiaro tutte le informazioni e le spiegazioni.