Nel corso del XVIII secolo la storia dell’esplorazione geografica raggiunge una delle sue vette più alte. Aumentano i finanziamenti, i confini diventano sempre più lontani e le zone vuote delle carte geografiche (le famose terre incognite) si riempiono sempre di più, mentre paesi come Italia, Francia, Inghilterra e Spagna iniziano una sistematica esplorazione del Mare del Sud, in seguito conosciuto come Oceano Pacifico. Tutta questa vivacità è causata da esigenze soprattutto commerciali, ma non mancano anche esplorazioni dovute a motivi di ricerca scientifica o etnologica. L’inghilterra ha una posizione di privilegio, oggi si direbbe che è una superpotenza mondiale, mentre i russi attraversano prima la Siberia, poi l’oceano pacifico per raggiungere l’America del Nord, da dove organizzano un fortunato commercio di pellicce. La Spagna da parte sua rinforza il suo controllo sulle coste della California grazie a numerose spedizioni.
Sono gli anni della Compagnia delle Indie e di esploratori come Charles Pierre Claret, Jean-Francois de la Pérouse, George Vancouver, Pierre Gaultier de Varennes, Alejandro Malaspina, Matthew Flinders. Anni di avventure, esplorazioni, capitani, scienziati ma anche pirati e avventurieri. Con un particolare in comune: tranne rari casi, sono tutti uomini, e uno di quei rari casi si chiama Jeanne Baret.
Estate del 1740. Siamo nel pieno dell’età dei lumi, quel movimento politico, sociale e culturale nato in Inghilterra ma che trova nella Francia il suo terreno di massimo sviluppo, da dove poi si espanderà nel resto d’Europa fino ad arrivare in America. A est di Parigi, nella regione francese della Borgogna, c’è un piccolo paese chiamato La Comelle, dove vivono Jean Baret e Jeanne Pochard. La giovane coppia, come il resto della cittadina (la Borgogna del tempo è una delle zone più arretrate della Francia) vive in condizioni di semi povertà. Lui fa il bracciante nelle campagne circostanti, e sembra fosse anche analfabeta, non avendo mai firmato i registri parrocchiali del 27 luglio, quando nasce la loro figlia Jeanne Baret.
Jeanne però non è una bambina come le altre, è sveglia, intelligente e non ha la minima intenzione di rimanere confinata in quel campo. Crescendo, Osserva e segue il lavoro dei genitori diventando sempre più esperta nell’identificare le diverse specie di piante della zona. Una conoscenza, questa, che le sarà molto utile più avanti. Nonostante la condizione delle donne del 1700, spesso relegate ai margini della società, Jeanne riesce anche a ricevere anche un’istruzione sopra alla media, imparando almeno a leggere e scrivere. Su questa insolita istruzione, secoli dopo, gli storici faranno molte ipotesi. Forse la madre di Jeanne, a dispetto della sua vita modesta, è di discendenza ugonotta e riesce a far studiare la figlia grazie all’aiuto del sacerdote della locale parrocchia. Di certo Jeanne, all’età di venti anni, si ritrova con un bagaglio culturale ben al di sopra della media delle sue coetanee, e qui fa una conoscenza molto importante.
Spostiamoci ora a Toulon-sur-Arroux, una ventina di chilometri a sud di La Comelle, dove vive Philibert Commerson. L’uomo, considerato uno dei botanici più capaci di quest’epoca, si è trasferito nel piccolo comune francese in seguito al suo matrimonio. La moglie muore di parto due anni dopo, nel 1762, e Commerson, impegnato nei suoi studi, ha bisogno di una governante in casa, e la scelta cade proprio su Jeanne Baret. Per uno come Commerson la fanciulla, colta, intelligente e graziosa, è una scelta perfetta. Talmente perfetta che i due iniziano una relazione, dalla quale nel dicembre del 1764 nasce persino un figlio illegittimo, Jean-Pierre Baret. Jeanne decide di partorire in gran segreto presso l’ospedale dei trovatelli di Parigi, il bambino viene dato subito in adozione, ma morirà l’anno successivo. Nonostante questa tragica parentesi nelle loro vite, Jeanne e Philibert si trovano bene e decidono di stabilirsi nella capitale francese dove, per evitare di portarsi dietro gli scandali della relazione, la donna decide di cambiare il suo nome in Jeanne de Bonnefoy. Per tutto l’anno successivo continua a svolgere il suo lavoro di governante, e nel frattempo aumenta la sua cultura botanica aiutando il marito nella raccolta e nella catalogazione delle piante. Entrambi ancora non sanno che sta per accadere qualcosa che cambierà le loro vite.
A Parigi, in questi anni, ci vive anche il conte Louis Antoine de Bougainville. Non è uno qualsiasi, Antoine, esploratore, navigatore, matematico e ammiraglio, ha appena ottenuto da Luigi XV il permesso di circumnavigare la terra. La re ha bisogno di legare il suo nome a un’impresa simile, poiché il prestigio della Francia è molto diminuito in seguito alla sconfitta nella Guerra dei Sette Anni. Oltre che sportiva ed esplorativa, l’impresa deve avere anche una base scientifica, quindi Bougainville si mette alla ricerca di etnologi, scienziati, disegnatori, astronomi, zoologi, botanici, e sceglie proprio il nostro Philibert Commerson. Nonostante i problemi di salute e un’età non proprio giovanissima per l’epoca (39 anni), Commerson accetta subito e, dal momento che il suo incarico a bordo gli permette di assumere un aiutante a spese della Francia, decide di portare con sé la sua compagna, Jeanne. C’è solo un problema: per le legge le donne non possono salire a bordo delle navi francesi, se non come passeggere paganti nei viaggi di lusso. Ma forse c’è una soluzione. Prima di partire, Philibert decide di assicurare il futuro economico di Jeanne intestandole una somma di 600 livree, oltre a tutti gli stipendi rimasti arretrati e alla proprietà degli arredamenti della casa parigina. Inoltre Jeanne cambia nome ancora una volta, diventando Jean Baret, si traveste da uomo e a fine dicembre del 1766 si imbarca nel porto di Rochefort sulla nave Ètoile poco prima della partenza, come valletto personale di Commerson, affermando di non aver mai visto l’uomo prima d’ora.
Sulle navi del XVIII secolo la privacy è quasi inesistente, e sulla Ètoile ci sono circa 300 uomini di equipaggio, ma anche qui Commerson si rivela molto astuto. Porta con sé a bordo una gran quantità di attrezzature scientifiche e oggetti personali così che il capitano, François Chesnard de la Giraudais, ignaro della presenza di una donna a bordo, concede a Commerson e al suo “valletto” l’uso della sua grande cabina personale. La coppia, così, può avere più intimità, e Jean/Jeanne riesce a mantenere nascosta la sua identità abbastanza a lungo da diventare la prima donna a circumnavigare la terra. La spedizione arriva in Brasile e qui Jeanne, grazie alla sua cultura botanica, scopre una nuova pianta rampicante e decide di chiamarla Bouganvillea, in onore del conte. Proseguono poi per la Patagonia, attraversando lo stretto di Magellano per arrivare infine a Tahiti nel aprile del 1768, dove il conte di Bougainville scriverà molti appunti che poi pubblicherà nel suo libro “Voyage autour du monde”. Nel frattempo Commerson dedica una delle sue scoperte botaniche, la Bareta Bonafidia, alla sua avventurosa compagna ma la pianta, sotto un altro nome, è già stata scoperta dal Linneo qualche anno prima. La salute dell’uomo continua a peggiorare, soffre di frequenti attacchi di mal di mare e di ulcere alle gambe così che Jeanne, oltre a curare il compagno, si trova a svolgere la maggior parte dei lavori di ricerca, raccolta e catalogazione dei reperti. Ma proprio a Tahiti, non sappiamo di preciso come, la reale natura della donna viene infine scoperta. Il capitano, come risulta dai suoi diari, sospetta qualcosa già da tempo ma decide di tacere, un po’ per timore di disordini a bordo, un po’ perché in fondo quell’ambiguo “valletto” è intelligente, colto, lavora sodo e si è guadagnato ormai la stima dell’equipaggio. Da parte sua, per limitare i pettegolezzi, Jeanne decide di lavorare e faticare il doppio dei suoi colleghi maschi, al punto che lo stesso Commerson, con poco tatto, la definirà “La mia bestia da soma”.
Secondo alcune fonti, dopo lo sbarco a Tahiti Jeanne viene circondata dagli isolani, che subito intuiscono la sua reale natura e la segnalano all’equipaggio, o ancora sembra che la donna viene sorpresa senza vestiti durante un bagno in Nuova Irlanda a metà luglio. Per qualche tempo lei prova a nascondersi dietro l’improbabile scusa di essere in realtà un eunuco e, per proteggere Commerson da eventuali punizioni, afferma che l’uomo non sa nulla del travestimento. Nessuno le crede, ma la sorte sembra dalla sua parte. Giunta nell’oceano Indiano, la spedizione rimane senza provviste, quindi la nave deve effettuare una sosta forzata nell’isola di Mauritius, considerata un importante porto commerciale francese. Qui Commerson incontra un suo vecchio amico, Pierre Poivre, che lavora come botanico per il governatore dell’isola. Commerson e Jeanne si stabiliscono quindi a casa di Poivre, con la benedizione del conte di Bougainville, ben felice di essersi così liberato dell’imbarazzo di avere una donna a bordo. Nei mesi successivi, la coppia riesce a effettuare spedizioni in Madagascar e nell’isola di Bourbon, ma la salute di Commerson continua a peggiorare finché non muore a febbraio del 1773. Nel frattempo Poivre viene richiamato e torna a Parigi, senza portare Jeanne con sé. La donna si ritrova così nella posizione di non poter tornare in Francia, dove il marito, come abbiamo visto, le ha lasciato abbastanza denaro da garantirle una vita dignitosa. Ma non è certo tipo da arrendersi, e si mette a lavorare come cameriera in una locanda di Port Louis, aspettando che la situazione migliori. Un anno dopo conosce Jean Dubernat , un ufficiale francese di passaggio per tornare in Francia, lo sposa e nel 1775 lo segue nel suo rientro a Parigi, completando cos’ il suo giro del mondo. Nell’aprile dell’anno seguente riceve finalmente l’eredità del marito e decide di utilizzare i soldi per stabilirsi a Saint-Aulaye, il paese di natio di Dubernat, dove la coppia apre una fucina da fabbro. Una decina di anni dopo, il Ministero della Marina francese, dietro interessamento di Luigi XVI che la definisce “Una donna straordinaria”, la riconosce finalmente come assistente botanica e le concede una pensiona annuale di 200 livree. Muore il 5 agosto del 1807, e viene sepolta nel cimitero del villaggio di Saint-Antoine-de-Breuilh, dove la sua tomba è ancora oggi visitata da numerose persone. Qualche anno dopo, nel 1816, il suo ritratto verrà pubblicato su un’edizione dei viaggi di James Cook.
Nonostante sia stata una delle esploratrici e botaniche più importanti della storia, Jeanne Baret ha ottenuto ben pochi riconoscimenti ufficiali, tra cui la pensione concessale dal re francese e la dedica botanica della Bareta Bonafidia di Commerson, annullata come abbiamo visto dalla precedente scoperta di Linneo. Bisognerà aspettare il 2012 per avere il primo, vero riconoscimento dell’ambiente scientifico, quando tre ricercatori americani le dedicheranno la Solanum Baretiae, scoperta vent’anni prima.
Jeanne Baret fu una donna molto avanti per il suo periodo storico. Studiò, girò il mondo, raccolse e catalogò insieme a Commerson una quantità impressionante di specie botaniche, ebbe una relazione e un figlio al di fuori del matrimonio, si travestì da uomo per realizzare i suoi sogni e fu la prima donna a circumnavigare il globo. Cose che oggi diamo per scontate, ma che nel XVIII secolo creavano facilmente un scandalo.
BIBLIOGRAFIA
La biografia e le imprese di Jeanne Baret vengono riportate in molti ottimi saggi, la maggior parte in lingua francese, tra cui:
“La prisonnière des mers du sud” di Jean-Jacques Antier.
“Jeanne Barret, première femme ayant accompli, au XVIII siècle, le tour du monde déguisée en homme” di Monique Pariseau.
“Jeanne Baret. Aventurière des mers, exploratrice et botaniste” di Christel Mouchard.
La prima biografia in lingua inglese è quella scritta nel 2002 da John Dunmore, “Monsieur Baret, first woman around the world, 1766-68”, mentre il testo più famoso e di maggior diffusione, che fece conoscere la Baret al grande pubblico, è senz’altro “The discovery of Jeanne Baret” del 2010, di Glynis Ridley.
Se da una parte il testo di Ridley permise di sfatare molti falsi miti nati intorno alla figura dell’esploratrice francese, dall’altra si attirò alcune critiche per il fatto di basarsi su fonti non sempre affidabili.
Oltre a questi saggi e agli scritti personali di Bougainville, le imprese di Jeanne Baret vengono citate in molte altre memorie e diari dell’epoca, conservati ancora oggi negli archivi francesi. Tra i quali troviamo i diari tenuti da Pierre Duclos-Guyot e dal principe di Nassau-Siegen. Anche il dottor François Vivès, chirurgo ufficiale a bordo della nave Étoile, scrisse molte affidabili memorie.
Testo/Emilino Federico Caruso