“Una fetta di limone…” cantavano a squarciagola Gaber e Jannacci dietro i loro occhiali scuri. Già, si fa presto a dire “una fetta di limone nel tè”. Ma non tutti i limoni sono uguali: dietro ogni varietà del re degli agrumi, dietro una crema di bellezza, una marmellata o una caramella, c’è una storia dalle radici antiche, un territorio da raccontare, una leggenda e soprattutto tanta fatica. Storie, profumi e sapori raccontati in un libro che ci aiuta a viaggiare lungo lo Stivale e a cogliere le peculiarità di questa coltivazione spesso eroica in compagnia dell’autrice, la giornalista Manuela Soressi, un’istituzione nel mondo del food, di cui racconta il dietro le quinte nelle sue collaborazioni con le più importanti testate nazionali. La sua ultima fatica è “Il Paese dei limoni”, 128 pagine di informazioni scientifiche ed economiche narrate con soavità e arricchite da aneddoti e completate dalle stuzzicanti ricette e dalle fotografie della food blogger Ramona Pizzano (18 euro, Trenta Editore, www.trentaeditore.it).
Il limone è un superfood dalle comprovate virtù salutistiche, ha poteri antiossidanti, antinfiammatori e antitumorali, è un alimento a spreco zero ed è un frutto sempre di stagione perché in Italia matura lungo tutto l’anno. Ma è anche un alimento che caratterizza da secoli il nostro territorio, particolarmente apprezzato dai tempi dei Grand Tour, quando nobili, ricchi borghesi e intellettuali arrivavano a scoprire con i loro viaggi le meraviglie artistiche e il clima dolce del Bel Paese. Lo ricorda nella prefazione al libro Paolo De Castro, europarlamentare, docente presso l’Università degli Studi di Bologna e già ministro delle Politiche agricole: “Sono passati oltre duecento anni da quando Wolfgang Goethe, nelle missive dal Grand Tour, decantava le lodi delle italiche bellezze con i suoi paesaggi e la sua natura, l’arte e i prodotti della terra: tra questi, frutti come i limoni che il poeta e drammaturgo tedesco si meravigliava appunto di veder fiorire, da nord a sud, d’estate e d’inverno”.
Un frutto dalla storia avventurosa, racconta Manuela Soressi: nato alle pendici dell’Himalaya, portato nel X secolo nella nostra penisola dagli arabi e dai crociati, e poi sbarcato in America al seguito di Colombo, il limone (dall’arabo li mûm) “è arrivato da migrante, si è presto naturalizzato ed è poi divenuto uno dei più riconosciuti e apprezzati ambasciatori della nostra identità”.
Arrivato in Sicilia, ha messo subito radici, per raggiungere poi altre zone attraverso crociati e pellegrini e trovare un’età dell’oro nel Rinascimento. Oggi si coltivano limoni da Brescia a Catania, una biodiversità dalle radici antiche che rende la limonicoltura italiana un unicum al mondo con il record per numero di produzioni, ben sette, tutelate dall’Unione Europea con l’Igp.
Partiamo dal Limone Costa d’Amalfi Igp, l’oro giallo coltivato dove la terra si getta a picco nel mare nelle profumate terrazze-giardino. Già attorno all’anno Mille la Repubblica marinara prevedeva che sulle navi ci fossero provviste di limoni per combattere lo scorbuto tra i marinai. Sono stati proprio questi ultimi, trasformati in contadini nei mesi in cui non si poteva navigare, a metterne a punto la coltivazione sui terreni in pendenza dei terrazzamenti in pietra calcarea. Il limone Costa d’Amalfi, famoso anche per il Limoncello, è stato scelto per la torta nuziale per 600 ospiti del principe Harry e di Meghan Markle: per realizzarla la pasticceria londinese ha fatto arrivare dalla costiera ben 200 chili di agrumi!
Il Limone Interdonato Messina Igp è invece perfetto per il tè e le tisane, mentre la scorza viene usata anche per gelati e sorbetti e persino nel cioccolato di Modica. Anche in questo caso i limoneti sono coltivati sui terrazzamenti, visibili percorrendo la strada costiera da Messina a Catania. Il nome deriva dall’ex colonnello garibaldino ed ex governatore regio Giovanni Interdonato, che ha inventato questa varietà nel 1875, innestando un clone di cedro e quello di un limone tipico su un albero di arancio amaro: l’Indicazione geografica protetta è arrivata nel 2009.
Il più gettonato da bere è invece il Limone di Siracusa Igp, disponibile quasi tutto l’anno. Furono i gesuiti ad avviare la coltivazione nel Seicento. Oggi arriva da qui quasi un terzo della produzione nazionale. La buccia è molto apprezzata da importanti aziende di cosmetici e profumi, come Chanel e Hermes.
C’è poi il profumatissimo Limone Femminello del Gargano Igp. Si tratta del più antico d’Italia: qui infatti i limoni si coltivano dal Cinquecento e vengono raccolti fino a cinque volte l’anno. Le coltivazioni, veri e propri giardini di agrumi, si estendono fra Rodi e Peschici, saturando l’aria del profumo delle zagare. Queste coltivazioni fanno parte del Parco del Gargano, attraversato anche dalla ferrovia realizzata negli anni Trenta. Gli agrumeti qui hanno persino un patrono, San Valentino, nominato nel 1618 dall’arcivescovo di Manfredonia. Da allora il 14 febbraio di ogni anno la statua del santo viene portata in processione a Vico del Gargano per chiedere di proteggere le coltivazioni. All’ombra dei pergolati cresce il Limone di Sorrento Igp. Coltivato lungo una stretta lingua di terra tra il golfo di Napoli e quello di Sorrento, questo limone ha una storia antica, testimoniata dai mosaici rinvenuti nella Casa del frutteto di Pompei. Il limoneto più antico della penisola sorrentina, quello del Gesù (1600), continua ancora oggi a fiorire e a rifiorire.
Ideale da spremere, dolce e senza semi, il Limone di Rocca Imperiale è l’unico Igp mono comunale d’Italia. Nasce in questo antico borgo al confine tra la Calabria e la Basilicata e viene coltivato da 500 anni. E’ considerato il re del limone, il componente aromatico qui presente in quantità record: per questo motivo è molto usato in pasticceria, in gelateria e nelle bevande.
L’ultimo nato delle Igp italiane è il Limone dell’Etna, coltivato dal Settecento ma certificato nel 2020: il più giovane tra le Igp ha una buccia ricca di olii essenziali e un succo pregiato.
Ma oltre alle eccellenze italiane, nel Paese arrivano anche i limoni internazionali, dalle Ande alla California, dalla Spagna e dalla Turchia all’Argentina e all’Australia. La prossima novità? Manuela Soressi non ha dubbi: i limoni a polpa rosa, già coltivati negli Stati Uniti e già molto richiesti dagli chef.
Testo/Monica Guzzi – Foto a cura dell’editore