Le terre delle colline di Conegliano e Valdobbiadene, patria di produzione dei celebri vini Prosecco Superiore, Rive e Cartizze Dogs, hanno iniziato il lungo cammino di candidatura che dovrebbe portare, nel volgere di alcuni anni, al riconoscimento di luogo Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco, braccio culturale dell’Onu, massimo riconoscimento di importanza a livello mondiale per un sito di interesse culturale o naturalistico. L’iniziativa, fortemente voluta dalla Regione Veneto, dalle amministrazioni dei 15 territori comunali, da Provincia e Camera di Commercio di Treviso, nonché dai produttori vinicoli e dalla popolazione locale, mira non soltanto a valorizzare un territorio che esprime nel vino un prodotto d’eccellenza universalmente riconosciuto, ma soprattutto l’impegno millenario dell’uomo teso a plasmare un territorio geograficamente non favorevole, trasformando i dirupi naturali in piacevoli colline terrazzate dove la vite prospera sovrana. Ora la pratica passa ad un team di esperti che dovrà redigere un dossier tecnico da sottoporre ai Ministeri dei Beni Culturali e degli Esteri i quali, in caso positivo, avanzeranno materialmente la candidatura presso la sede di Parigi dell’Unesco. “La nostra azione non mira ad una affermazione della qualità del Prosecco – chiarisce il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia – cosa da tempo già assegnata da parte dei consumatori di tutto il pianeta, quanto al riconoscimento alla bellezza davvero unica di un paesaggio che ha pochi pari al mondo: lo stesso che affascinò in passato artisti come Giorgione, Tiziano, Cima da Conegliano e altri maestri del grande Rinascimento veneto, un paesaggio straordinariamente bello”.
Su queste colline tra Conegliano e Valdobbiadene, relativamente vicine ad altre due importanti eminenze Unesco (Venezia 50 km a sud e le Dolomiti 100 km a nord), il vino domina da almeno un paio di secoli. Prima le viti venivano piantate assieme ai gelsi, dai quali trarre il cibo per i bachi, produttori della seta attività principale per l’economia locale, mentre ancora prima si sviluppava un’agricoltura di pura sussistenza assieme alla pastorizia. Le poche zolle erbose si incuneavano infatti stentatamente tra le formazioni rocciose che affiorano ovunque su questi ripidi pendii, rendendo difficile il lavoro e la vita. Ci sono ancora oggi pendii, come quelli dove si produce il Prosecco Rive, con una pendenza superiore all’80 %, dove occorre vendemmiare legati, con gerle d’uva sulle spalle, oppure creando teleferiche con secchi colmi d’uva. Poi, piano piano, con impegno e fatica sovrumana, la pazienza umana è riuscita a volgere in positivo i negativi aspetti ambientali, asportando a mani nude sassi e rocce, impiegati per costruire i muretti di sostegno dei terrazzamenti, o le stesse fattorie. Qui già nel 1606 era attiva l’Accademia degli Aspiranti, primo nucleo della futura Scuola Agraria che tanti meriti avrà nella selezione delle uve autoctone Glera, Glera lunga, Verdiso, Perera e Bianchetta da cui si ricavano gli ottimi vini locali. Secondo gli esperti, due sarebbero le caratteristiche ambientali alla base di tanto successo, il suolo e il clima. Il terreno risulta composto da antichissimi sedimenti marini e lacuali, con presenza di detriti paleo morenici, formato da un misto di argille piuttosto sabbiose, arenarie, marne e conglomerati contenenti minerali, ferro in particolare; il clima invece si presenta temperato, ma con accentuate escursioni termiche, con elevata piovosità, aperto ai venti asciutti alpini del nord e al tempo stesso esposto al caldo sole adriatico del sud, con suoli permeabili filtranti capaci di drenare in fretta le piogge ed impedire ristagni idrici. Un territorio di vigneti e prati fioriti disseminato da eminenze storiche e artistiche sotto forma di castelli, monasteri, abbazie, pievi con curiosi campanili, piccoli borghi o illustri cittadine affrescate, di impronta rinascimentale. E poi le tradizionali ville della nobiltà veneta e le piccole case di sasso, patrimonio di un’architettura solo apparentemente minore, che si lega ad una genuina cucina ruspante in grado di esaltare odori e sapori. Una terra madre e sorella, mai serva, amata e onorata da parte di quanti sono orgogliosi di esservi nati e cresciuti.
Occorre precisare che la bellezza estetica di questi vigneti ha già meritato il riconoscimento di “Paesaggio storico rurale d’Italia” da parte del Ministero dell’Agricoltura, premio finora assegnato soltanto alle terre vicentine del Prosecco ed a quelle del Soave veronese. In Europa sono stati fino ad ora premiati con il riconoscimento Unesco le aree vitivinicole a terrazze di Lavaux nella regione svizzera del lago di Ginevra, i vitigni francesi della Champagne e della Borgogna e, lo scorso anno, quelli astigiani di Langhe-Roero-Monferrato, patria del Barolo e del Barbaresco, quale 50° sito Unesco assegnato all’Italia.