La Borgogna-Francia Contea è una regione al centro della Francia che promette grandi bellezze e ghiotte delizie: colline, pianure, fiumi, laghi, boschi, canali, città d’arte, piccoli villaggi bagnati di luce, vino e cucina senza confronti, che godono di alta reputazione sia in patria, sia all’estero. Preziosi vigneti, pascoli e foreste punteggiano il paesaggio in cui qua e là appaiono castelli solitari, muretti di pietre, monasteri e chiese romaniche, fattorie dai tetti bruniti che si perdono nella campagna estesa fino alle porte dei centri più importanti dove la storia passata e l’arte hanno lasciato prepotentemente i loro segni. Da secoli l’economia della Borgogna si regge sull’opera dei contadini, orgogliosi di curare i vigneti più nobili del mondo e di pascolare armenti di qualità. In Borgogna la vita pulsa in contrade felici di poche case, una piazza, un campanile e sentieri che portano subito nel verde verso la natura. La Borgogna è terra di buona tavola, ma anche di capolavori romanici e gotici sparsi un po’ dovunque, soprattutto nelle città di Digione, Beaune e Auxerre e infine terra insolita di fiumi e canali sui quali si può navigare a proprio piacimento in houseboat.
Una storia che viene da lontano. In Borgogna dimorò l’uomo di Neanderthal e quello di Cro-Magnon che lasciarono tracce del loro passaggio nei siti paleolitici dei laghi di Chalain e Clairvaux, patrimonio mondiale dell’Unesco: selci levigate e utensili dimenticati nelle pieghe del terreno fanno la ricchezza di molti musei della regione. L’arte celtica preromana risplende nella tomba della principessa di VIX del VI secolo a.C. Giunsero in Borgogna i romani di Giulio Cesare e qui combatterono a lungo fino all’ultima storica battaglia intorno alle mura di Alesia nel 52 a.C. quando Vercingetorige sconfitto firmò la resa e la Gallia cedette il passo a Roma, dopo due mesi di assedio con una linea di fortificazioni di 21 km costruita dai romani intorno alla collina della cittadina gallica. Oggi la visita del MuséoParc Alésia, aperto da febbraio a fine novembre, è un’epica, toccante e documentata ricostruzione di uno degli episodi chiave della storia d’Europa. Si visitano le vestigia della cittadina, dove tramite una ricostruzione multimediale su tablet si segue la vita quotidiana dell’epoca, le esposizioni permanenti del museo che con più di 600 pezzi archeologici autentici e un itinerario multimediale progettato di recente e molto ben spiegato che narra secoli di storia del luogo e tutto lo svolgimento della battaglia, nella quale ci si può immergere visitando le linee di fortificazioni romane all’aperto e infine la monumentale statua di Vercingetorige mitizzato, voluta da Napoleone III, alta più di 6 metri su un basamento di granito di 7 metri in cima alla collina.
Poco lontano la cittadina di Autun è l’antica Augustodonum fondata dall’imperatore Augusto. Intorno all’anno 1000 da nord qui si stanziò la tribù dei Burgundi e creò il proprio ducato. A quei secoli risale l’architettura monastica del grande tempio della fede dell’abbazia di Cluny, prototipo di tutte le abbazie cistercensi della zona. La pietra bianca della Borgogna iniziò nell’alto Medio Evo il suo fantastico racconto che costituisce una delle eredità più importanti della regione, un canto gregoriano scritto sulla pietra, con volti di madonne e santi levigati dal soffio del tempo, demoni e meraviglie scolpiti per l’eternità sulle facciate o sui capitelli delle navate delle tante chiese sparse sul territorio. Liberato dal terrore dell’anno 1000, il mondo si coprì di chiese: la nuova febbre del divino disseminò la Borgogna di abbazie e conventi, vere cittadelle dove vivevano ed operavano attive comunità monastiche sullo sfondo di un paesaggio rimasto ancor oggi sereno come al tempo dei benedettini di San Bernardo.
Per la sua posizione geografica e per le sue ottime vie di comunicazione terrestri e fluviali la Borgogna fu sempre terra di scambi e di mercanti. I ricchi borgognoni gareggiavano con i nobili nel realizzare opere d’arte. Il cancelliere Nicolas Rolin fece costruire a Beaune l’Hotel Dieu, un ospedale fantastico dai tetti ricoperti di tegole lucenti: oggi si visitano le antiche corsie con i letti dei malati, la farmacia, la cucina, gli ambienti comuni per arrivare infine alla sala dove nel buio totale un raggio di luce illumina un grande dipinto, il capolavoro di Rogier van der Weyden, un giudizio universale che vede al centro sotto il Cristo la figura immateriale dell’arcangelo Michele che pesa le anime, impassibile ed etereo, nella candida veste di diacono disceso dal cielo. Il momento più glorioso della storia della regione fu toccato sotto il dominio dei duchi Valois dal 1364 al 1477 quando Carlo il Temerario fu sconfitto e ucciso nella battaglia di Nancy. In quel secolo il dominio del ducato di Borgogna si estendeva fino alle Fiandre e permetteva di giocare un ruolo importante sullo scacchiere europeo. Anche se arrivato alla fine del XV e nel XVI secolo, un po’ in ritardo rispetto all’Italia, il Rinascimento ha lasciato tracce importanti in diverse città della regione dove i nobili e ricchi borghesi si fecero costruire palazzi privati, hotel particulier in francese, che ancora oggi si ammirano per la leggerezza delle loro forme architettoniche. Entrata nell’orbita della monarchia di Parigi la storia borgognona proseguì con figure di spicco nel campo della politica, della cultura e dell’arte francese che trovarono riconoscimento e gloria nazionale, come lo scrittore Victor Hugo e i fratelli Lumière, tutti nati a Besançon.
La Salina Reale. Un’opera inconsueta, anch’essa parte degli otto siti patrimonio mondiale dell’Umanità dell’Unesco presenti in regione, è la Salina Reale di Arc-et-Senans che si incontra sul percorso che dall’Italia conduce alla Francia Contea passando per il Gran San Bernardo e per la Svizzera. Questo è il capolavoro di Claude Nicolas Ledoux, architetto visionario del secolo dei lumi, morto nel 1806, che ha lasciato molti progetti che sarebbero considerati avveniristici ancor oggi. La salina è anche una rara testimonianza della storia dell’architettura industriale: destinata alla produzione di sale per raffinamento e riscaldamento di acqua salmastra qui trasportata con un acquedotto di una ventina di km, fu voluta da Luigi XV e costruita tra il 1775 e il 1779, solo 10 anni prima dello scoppio della rivoluzione francese.
Il semicerchio perfetto della sua pianta, l’allineamento e la simmetria sotto tutti i punti di vista ne fanno un’opera architettonica idealistica; inoltre la pienezza e l’indipendenza che una tale città avrebbe potuto acquisire, ospitando i suoi lavoratori, nutrendoli, offrendo loro attività e svago è un’applicazione pratica dell’utopia espressa da Tommaso Moro nel suo famoso libro del 1516. Ledoux progettò questo insieme architettonico a forma di enorme semicerchio da 370 metri di diametro, tutti gli edifici, l’ingresso, la casa del direttore, gli alloggi per i lavoratori con i giardini retrostanti per coltivare l’orto, i magazzini, i capannoni per la produzione del sale, compresi gli impianti tecnici di servizio. L’edificio dell’unico ingresso alla salina comprendeva un corpo di guardia, una prigione, una lavanderia e un forno comune. Oggi funge da libreria e reception. All’esterno presenta un peristilio formato da otto possenti colonne doriche, sotto le quali una “grotta” senza uscita ornata da una serie di blocchi di pietra grezza evoca le viscere della terra da cui si estrae il sale. La casa del direttore, che come tutto il personale viveva in loco, sta al centro del diametro da dove si possono osservare tutti gli edifici. Questo è il motivo per cui il frontone dell’edificio è trafitto da un oculo. Il peristilio di colonne doriche lo distingue immediatamente dagli altri edifici, incarna un ideale di ordine e autorevolezza e ricorda la rinascimentale Villa Rotonda del Palladio a Vicenza. Il fusto delle colonne è composto da pietre cilindriche e cubiche alternate, che assicurano un sottile gioco di luci e ombre: il centro dell’edificio fungeva da cappella per tutto il personale, con lo scalone centrale e il peristilio come navata per i fedeli, mentre un ballatoio sopra l’ingresso permetteva alle autorità di seguire il servizio senza entrare in contatto con gli operai. Sotto la scala un passaggio coperto mette in collegamento con i due edifici ai lati della casa del direttore erano usati per riscaldare la salamoia onde aumentare la concentrazione di sale per evaporazione.
Durante la rivoluzione francese Ledoux fu imprigionato e la salina saccheggiata e abbandonata. Nel 1918 fu gravemente danneggiata da un incendio prima di essere acquisita dal Dipartimento. L’architettura della salina, la sua storia e il restauro e riabilitazione ne fanno oggi un monumento unico al mondo aperto al pubblico con quattro esposizioni permanenti e un nuovo percorso di visita accompagnato da un’applicazione per tablet Histopad che permette di apprezzare meglio la sua storia. Questo è anche uno dei rari siti iscritti al patrimonio dell’UNESCO che oltre a un centro congressi, una libreria, una boutique e un ristorante permette anche di dormire in albergo al suo interno. Le 31 camere rinnovate dall’architetto contemporaneo Jean-Michel Wilmotte di un inusuale tre stelle e ospitato in uno degli edifici dell’emiciclo si aprono sulla spianata e sugli edifici impreziositi dall’illuminazione notturna e permettono agli ospiti di appropriarsi di questo monumento e dei suoi giardini in solitudine prima o dopo l’apertura ai visitatori. Durante tutto l’anno alla salina si tengono esposizioni temporanee a rotazione, concerti, performance artistiche, animazioni per i bambini e altre esperienze educative. Da pochi mesi, nel giugno 2022, è partito un nuovo progetto denominato “un cerchio immenso“ per realizzare il secondo semicerchio di giardini tematici completando così dopo più di due secoli l’opera senza tempo immaginata dal geniale architetto illuminista.
A tavola a Besançon. Dopo la visita alla salina la tappa successiva non può essere che Besançon, da sempre capoluogo della Francia Contea, nota per la fortezza della Cittadella Vauban, anch’essa patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco, che domina dall’alto con vista spettacolare la città vecchia, l’ansa del fiume Doubs su cui sorge e la campagna circostante. Costruita in soli 9 anni, alimentata da un profondo pozzo era completamente autosufficiente e poteva ospitare fino a mille persone. Oggi contiene diversi musei e un suggestivo spettacolo multimediale ne ricorda la storia. Ai piedi della collina della Cittadella la cattedrale di Saint-Jean romanico-gotica contiene un complesso orologio astronomico; il Museo del Tempo nel rinascimentale palazzo Granvelle racconta una lunga storia dello sviluppo dell’industria dell’orologeria nella regione.
Per ritemprare il corpo oltre alla mente, un ristorante dall’atmosfera informale in centro a pochi passi da piazza Pasteur e dalla centralissima Grand Rue si chiama Les Gamins: il nome significa i bambini in francese. Affianca piatti del giorno a quelli della carta, con una nutrita lista di vini. Per antipasto si assaggia torta salata con cipolle e formaggio di capra accompagnata da un’insalata di prezzemolo con miele. Un gustoso piatto del giorno è fatto da carne di manzo cotta a bassa temperatura per 12 ore con patate novelle su una salsa di peperoni oppure il filetto di spigola sul letto di riso nero con nocciole e salsa al limone.
Info:
it.france.fr
www.bourgognefranchecomte.com
Testo/Leonardo Felician – Foto Cynthia Beccari