La Pieve Romanica di San Pietro Apostolo si trova poco al di fuori delle mura dell’antico borgo di Volpedo, che un tempo era un castrum fortificato i cui resti sono ancora visibili ad un occhio attento, malgrado l’abbattimento delle mura effettuato nell’Ottocento. La chiesa viene citata per la prima volta in una pergamena del 965 conservata presso l’archivio Capitolare di Tortona; l’attuale edificio sorge nel luogo dove c’era probabilmente una fonte battesimale paleocristiana ed è stato costruito nel X secolo con una struttura semplice di mattoni e ciottoli di fiume. La chiesa venne poi modificata radicalmente nel Quattrocento, periodo a cui appartengono gli stupendi affreschi da poco riportati all’antico splendore.
L’interno è a tre navate, divise da file di quattro pilastri quadrangolari che sorreggono gli archi a sesto acuto o a tutto sesto, mentre la copertura è a capriate. Il catino absidale, risalente alla costruzione più antica, è affrescato con la figura del Cristo Pantocratore circondato dai simboli dei quattro evangelisti, con la Vergine e san Michele ai lati. Sotto la mandorla con il Cristo si può notare la figura di re Davide, cerniera fra il Vecchio e il Nuovo Testamento, ritratto con barba e capelli bianchi e con abiti assai raffinati, che ricordano una miniatura del Decamerone; attorno a lui vi sono i Dodici Apostoli e un Cristo in pietà. In fondo alla navata destra vi è una bellissima immagine della Madonna col Bambino, che suscita grande dolcezza ed era immagine cara alla devozione popolare; si tratta però della parte sopravvissuta di una grande opera, distrutta durante alcuni lavori effettuati all’inizio dell’Ottocento.
I robusti pilastri ospitano una particolarissima teoria di affreschi: sono degli antichi ex voto, delle immagini dei santi invocati dai fedeli durante le loro preghiere, che compongono così una notevole galleria iconografica della fine del ‘400. Le mani che dipinsero la bella chiesa furono sicuramente diverse: fra queste un ignoto Antonius che firma un frammento (datato 1462), Giovanni Quirico da Tortona (1502) e soprattutto i fratelli Manfredino e Franceschino Boxilio di Castelnuovo Scrivia, molto attivi nell’area alla fine del secolo, ma conosciuti anche a Milano per aver partecipato ai lavori del Duomo. Anche i committenti degli ex voto furono probabilmente diversi, ognuno a perorare il suo santo prediletto, a cui si rivolgeva per salvare il corpo terreno o la propria anima dalle malefatte commesse. Lo stile è sempre quello gotico lombardo, senza le nuove influenze che si imporranno a breve nella pittura piemontese. La visita alla Pieve risulta così molto suggestiva e ricca di particolari da ricercare, in un’atmosfera generale di grande pace.
Una nota curiosa. Il paese alessandrino di Volpedo è noto per le sue magnifiche pesche, ma soprattutto per aver dato i natali al famoso pittore Giuseppe Pelizza, l’autore del Quarto Stato, enorme e magnifico ritratto della povera gente che, presa coscienza di classe, marcia verso lo spettatore per far valere i propri diritti. Il quadro ebbe una lunga genesi durata circa nove anni, con il pittore intento a cercare la giusta ambientazione, la luce, i personaggi e anche il messaggio da inviare. Pelizza da Volpedo nel 1896 dipinse Fiumana, opera con il medesimo soggetto ma ancora preliminare, non definitiva, oggi conservata alla Pinacoteca di Brera a Milano. In essa si intravede nettamente il profilo della Pieve di San Pietro di Volpedo.
Testo e foto/Paolo Ponga