A tavola si mangia meno carne, pesce, frutta e verdura. Lo dice una ricerca del Censis sulle nuove disuguaglianze sociali
Si vedono anche a tavola le nuove disuguaglianze sociali e i riflessi sulla salute ne risentono gravemente. Lo dice un’indagine del Censis presentata a fine ottobre 2016 nel convegno “Gli italiani a tavola: cosa sta cambiando”, tenuto a Roma presso la sala Zuccari di Palazzo Giustiniani. A parlare di come la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie stia influendo negativamente sulla borsa della spesa e sulla salute della gente c’erano Giorgio Calabrese, presidente Comitato nazionale Sicurezza alimentare del Ministero della Salute; Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti; Massimiliano Dona, segretario generale Unione Nazionale Consumatori; Marino Niola, antropologo Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli; Luigi Scordamaglia, presidente Federalimentare e il direttore generale del Censis, Massimiliano Valerii. A moderare gli interventi il giornalista Alessandro Cecchi Paone. Ha chiuso il convegno un intervento del ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina. La ricerca, del Censis, realizzata tra settembre e ottobre 2016, ha preso in esame anche gli anni della crisi (2007-2015) e si è focalizzata su alcune filiere del settore alimentare. Ha evidenziato come il consumo di carne, pesce, frutta e verdura, alimenti alla base della nostra dieta, si sia drasticamente ridotto nelle famiglie italiane. Se in minima parte si deve a un fattore culturale legato a scelte etiche o tendenze alimentari figlie di mode estemporanee, principalmente dipende dalla crisi in atto, con la perdita di reddito di molte persone. Una correlazione che ha dato senso al sottotitolo della ricerca “Valore sociale dell’alimento carne e le nuove disuguaglianze”, tema richiamato in apertura da Massimiliano Valerii e ampiamente discusso negli interventi.
Il quadro presentato è allarmante perché «Oggi, nell’Italia delle disuguaglianze, il buon cibo lo acquista solo chi può permetterselo», chiosa Valerii. Infatti, nell’ultimo anno 16,6 milioni di italiani hanno mangiato meno carne; 10,6 pesce; 3,6 e 3,5 milioni frutta e verdura. Ma non per tutti lo è stato nella stessa misura e il divario tra meno abbienti e benestanti si vede bene a livello percentuale. Nei primi la riduzione di carne è stata del 45,8% contro il 32%; nel pesce 35,8% contro il 12,6%; per la verdura 15,9% contro il 4,4% e la frutta 16,3% contro 2,6%. Il nutrizionista Giorgio Calabrese condanna chi mette a rischio la salute di molti italiani demonizzando carne, pesce, uova, latte e formaggi. «La progressiva sostituzione di alimenti naturali, come le proteine nobili della carne, i carboidrati e le vitamine, con prodotti sempre più surrogati chimici, nutrizionali e fruttetici, non fa il bene del consumatore. L’alimentare deve rimanere appannaggio dell’alimentare e non dell’industria farmaceutica». Ma calca la mano pure sull’abuso di soia: «È un legume che non ci appartiene», dice Calabrese. «Sarà stato un caso, ma il 26 ottobre 2015, quando l’Oms raccontò che la carne faceva venire il cancro, il valore della soia salì del 17% in borsa».
Allarme anche sull’abuso di fibre vegetali: «Il nostro organismo ne può assorbire al massimo 30-35 grammi al giorno. Un eccesso può far ridurre l’assorbimento di sostanze come ferro o calcio», dice Calabrese. La colpa? Degli imbonitori alimentari, perché: «Su questi argomenti parlano troppe persone che, o sanno poco o hanno interessi diversi – dice -. La medicina è medicina! Le altre sono argomentazioni filosofiche che poi portano alla commercializzazione di maggiori prodotti contro altri prodotti. A quel gioco non ci sto».
«Se c’è uno che è la “La dietra mediterranea fatta persona” – dice Alessandro Cecchi Pavone – questi è Marino Niola». L’antropologo, che si autodefinisce “Profeta mai pentito della dieta mediterranea” ha ricordato che «Nel greco antico la parola “diaita” significa stile di vita e non perdere sette chili in sette giorni». Marino Niola propone la Piramide Universale della Dieta Mediterranea, elaborata dal gruppo di lavoro del MedEatResearch diretto da lui, a cui partecipa anche Carlo Petrini di Slow Food. Non si basa sui cibi, ma sui comportamenti da seguire per una dieta sana ed equilibrata anche a livello psico-sociale. Sette per l’esattezza: la “convivialità”, la “tradizione”, la “stagionalità”, “Attività fisica”. Ma il tutto da fare “Insieme”, cominciando “A scuola”, per educare anche a un comportamento verso “Zero sprechi”, «Per far arrivare il cibo anche a chi non l’ha».
Testo e foto di Maurizio Ceccaioni