Non chiedete a un albergatore di una località di montagna se la stagione più importante è quella invernale o quella estiva: la risposta è scontata, nelle località sciistiche è l’inverno che fa i grandi numeri, e questo è certamente vero anche sulle Dolomiti, Patrimonio Naturale dell’Unesco a cavallo tra le province di Belluno, Trento e Bolzano e in tutta la regione autonoma Trentino Alto Adige.
La montagna d’inverno ha un fascino immediato, che la televisione ha veicolato da anni in tutte le case grazie anche alle spettacolari gare olimpiche e di coppa del mondo di sci alpino, dove i campioni italiani dai lontani tempi della “valanga azzurra” ad oggi hanno fatto sognare generazioni di giovani, promuovendo la disciplina sportiva della neve che gli straordinari impianti di risalita attuali e la perfetta preparazione delle piste hanno reso alla portata di tutti, con investimenti lungimiranti di una intera generazione di impiantisti, come spiega Andy Varallo, presidente del consorzio Dolomiti Superski e nipote di Erich Kostner che a Corvara nel primo dopoguerra realizzò il primo impianto di risalita d’Italia.
Il fascino dell’estate e dell’autunno
Eppure… Eppure la montagna in estate o a inizio autunno ha un fascino inimitabile, forse meno immediato di quello invernale, più faticoso da conquistare, che necessita un’educazione che spesso parte dalla più tenera età: non è un caso che chi ama davvero la montagna, la roccia, le vette, gli scenari alpini e chi si impegna in escursioni più o meno impegnative sui sentieri in quota o in fondovalle nella gran parte dei casi è stato educato a questo amore fin da piccolo dai propri genitori. Per questa ragione sono le famiglie il target principale della montagna estiva: l’offerta si è allargata per offrire in un ambiente naturale confortevole e incontaminato una pluralità di attività per tutti gli interessi che permetta a genitori e figli di fruirle insieme, entusiasmando entrambi e stimolando la voglia di tornare e di sentirsi a casa tra i monti. Anche se lo spettacolo massiccio della roccia sormontata dall’azzurro dei cieli cattura immediatamente l’attenzione, l’amore per la montagna si conquista progressivamente: arrivare in cima richiede allenamento, fatica e naturalmente esperienza, anche per evitare cultura i pericoli che la montagna può riservare. Per questo gli impianti di risalita svolgono anche d’estate un ruolo insostituibile, per portare in quota a godere di un paesaggio inimitabile anche chi per ragioni di età o di allenamento non avrebbe possibilità di raggiungere le vette.
Nel blu sopra le nubi
Nelle Alpi Orientali la Marmolada e la Tofana di Mezzo sono le due vette più alte raggiungibili in funivia. A Cortina d’Ampezzo la Freccia nel Cielo è un mito, sia perché ha superato ormai il mezzo secolo di vita, sia perché parte proprio dal centro della cittadina, vicino allo stadio del ghiaccio, a 1.224 metri di altezza per raggiungere ai confini del cielo il punto più alto di Cortina, la quota 3.244 metri della cima Tofana sormontata da una piccola croce, raggiungibile con una breve passeggiata di 10 minuti alla portata anche dei bambini dall’arrivo dell’ultima tratta della funivia, dove un’ampia terrazza invita a prendere il sole e ammirare nella sua interezza la vallata di Cortina e le impareggiabili montagne che la circondano.
La prima tratta di risalita in partenza dal centro di Cortina è una moderna cabinovia ad agganciamento automatico di grande portata che sale ai 1.778 metri d’altitudine del Col Druscié. Da qui si passa a una moderna cabina di funivia che con un grande salto verso la parete di roccia raggiunge Ra Valles a quota 2.475 metri. Da qui infine una cabina di funivia d’epoca porta a Cima Tofana. Da ognuna delle tre stazioni a monte un carosello di sentieri e itinerari invita adulti e ragazzi a trascorrere giornate all’aria aperta immersi nella natura incontaminata con percorsi adatti a tutti i tipi di sportivi, dai più allenati a chi desidera rilassarsi ammirando panorami mozzafiato.
Numerose manifestazioni animano nel corso dell’anno la Freccia nel Cielo a partire dalla colazione in quota all’alba. Ogni stazione di arrivo ha poi le sue proposte di ristorazione: Il Ristorante Col Druscè a 1.778 m. è un cottage in legno con bella terrazza panoramica, dove specialità ampezzane e prelibatezze tirolesi e italiane si affiancano a proposte vegetariane, vegane e senza glutine. D’estate, su prenotazione, il locale è aperto per eventi privati personalizzati. Alla stessa altezza il Masi Wine Bar al Druscè è l’anima glamour in veste alpin chic. Con un affaccio privilegiato su tutte le piste delle Tofane, rappresenta il punto di riferimento enogastronomico per sciatori e amanti della montagna accomunati dalla passione per il vino che qui diventa protagonista di piatti gourmet: in cucina infatti la tradizione veneta sposa le migliori etichette della cantina Masi dando vita ad emozioni di gusto uniche. Decisamente più country, la Capanna Ra Valles a 2.475 m. è la terrazza panoramica più bella e più alta nel paesaggio dolomitico, habitat adatto agli sportivi, ai giovani e alle famiglie. Oltre ad essere ristorante, è il luogo ideale per gli amanti del mangiar bene, gustando tante opportunità, tra cui anche gli hamburger fatti in casa e pizza in tante varietà, sempre accompagnate da una selezione di birre e ottimi vini. Infine il Bar di Cima Tofana a 3.244 m. invita a break con panini e leccornie a un passo dal cielo.
E se piove?
Se le belle giornate di sole che non mancano in estate e nemmeno in autunno sono ideali per salire in quota o per le passeggiate all’aperto, che fare nelle giornate di pioggia per non far annoiare i bambini? Il comprensorio dispone di numerosi musei interessanti, dedicati appunto alle montagne dolomitiche, alla tradizione ladina, allo sport e anche all’arte. Ma la storia che da anni più cattura l’attenzione di adulti e ragazzi con più di 6 milioni di visitatori da tutto il mondo dal 1998 è Ötzi, l’Uomo venuto dal ghiaccio, esposto al Museo Archeologico dell’Alto Adige a Bolzano con tutto il suo equipaggiamento. L’esposizione su tre piani fa parte dei musei provinciali e si trova in un edificio risalente al 1912 che ospitò prima la Banca Asburgica e poi la Banca d’Italia, ai margini della zona pedonale del centro cittadino.
Più di 30 anni fa, nel 1991, sul ghiacciaio delle Alpi Venoste in territorio altoatesino a soli 95 metri dal confine austriaco, una coppia di escursionisti tedeschi rinvenne per caso una mummia, che si rivelò una scoperta archeologica sensazionale, con i suoi indumenti e l’equipaggiamento completo mummificato e congelato: era Ötzi, l’Uomo venuto dal ghiaccio, conservato in ottimo stato per ben 5.300 anni. La ricerca archeologica e scientifica condotta da gruppi di esperti internazionali di altissimo livello ha strappato al complesso ritrovamento innumerevoli conoscenze sulla mummia detta anche di Similaun, dal nome della regione dove fu trovata, e ha aperto uno scorcio senza uguali sulla vita dell’uomo nell’età del Rame.
Oltre 5000 anni fa quest’uomo, di cui l’analisi del DNA ha permesso di ricostruire con precisione le caratteristiche, scalò il ghiacciaio di Senales fino alle sue cime gelate e lì morì. Il primo piano del museo è dedicato alla mummia e al suo equipaggiamento originale: si tratta di oggetti assolutamente unici al mondo. I visitatori vengono coinvolti attivamente e possono approfondire numerosi temi tramite video o monitor tattili. Il primo piano ospita anche una Discovery Room per ragazzi, un’area interattiva dedicata ai diversi materiali utilizzati, che è possibile sperimentare e provare, ad esempio cercando di ricomporre il recipiente in corteccia di betulla di Ötzi, imparando a costruire dei cordini di rafia o indossando la sua pelliccia.
Il secondo piano si apre invece con una sezione dedicata all’habitat alpino durante l’età del rame, integrata da importanti reperti e video. Spicca la simulazione di un bosco composto da alberi allora diffusi nella zona e si può comprendere come gli uomini dell’età del rame interagivano con il loro ambiente. Grazie ad una stazione multimediale è persino possibile condurre ricerche sulla mummia: un viaggio virtuale nel corpo dell’Uomo venuto dal ghiaccio mediante touchscreen permette di scoprire e analizzare caratteristiche interessanti dal punto di vista medico, osservando la struttura ossea di Ötzi utilizzata per determinarne l’età. Gli studi relativi all’origine genetica svelano che gli antenati di Ötzi sono emigrati dal Vicino Oriente a seguito della diffusione di agricoltura e allevamento. Dalle tracce emergono anche le sue inequivocabili radici mitteleuropee: il patrimonio ereditario materno è estinto, ma assomiglia tuttora ai ceppi delle popolazioni ladine delle Dolomiti altoatesine, mentre i geni paterni rivelano l’appartenenza a un gruppo un tempo ampiamente diffuso in Europa, ma oggi presente solo in poche aree isolate, come Sardegna e Corsica.
La quantità di ricerche svolte non ha però chiarito ancora l’appassionante storia della morte violenta di quest’uomo che si appassiona come un mistero di altri tempi. Una quantità notevole di reperti, accompagnati da ottime spiegazioni trilingui, in italiano, tedesco e inglese permettono ai visitatori affascinati e pieni di stupore di scoprire la punta di una freccia scagliata nella spalla sinistra della mummia da una trentina di metri, senza che l’uccisore si sia avvicinato per rubare l’equipaggiamento prezioso che Ötzi portava con sé. Questa ricostruzione resa evidente nel 2001 ha suscitato particolare interesse e trasformato il sito archeologico in una scena del crimine. La mostra illustra il “giallo di Ötzi” e ogni visitatore può contribuire alla soluzione, anche tramite un’autopsia forense digitale in 3D.
Info: www.freccianelcielo.com
www.iceman.it, www.dolomitisuperski.com
Testo/Leonardo Felician – Foto/Cynthia Beccari – Foto d’apertura Cima Tofana Copyright Freccia nel Cielo