A Roma è sempre stagione di mostre. Ma la fine dell’inverno e l’inizio della primavera le fanno rifiorire e propongono una serie di occasioni accattivanti per chi si reca della capitale, sfidando i flussi turistici già imponenti dell’anno del Giubileo che in certi momenti rendono difficile girare per la città perfino a piedi.

Munch a Palazzo Bonaparte
Una prima mostra assolutamente da non perdere, inaugurata da poco, a metà febbraio e aperta fino al 2 giugno è ospitata da Palazzo Bonaparte -Spazio Generali Valore Cultura, una nuova sede espositiva in Piazza Venezia, praticamente sull’angolo di via del Corso. La mostra è stata allestita da Arthemisia per festeggiare i suoi primi 25 anni di attività, una garanzia di qualità per la notevole esperienza di organizzazione fatta in alcune delle più grandi mostre d’arte di numerose città d’Italia. Il titolo scelto è I colori di Munch: si tratta di un’importante monografica che ripercorre tutta la lunga carriera artistica del pittore norvegese, con ben 100 opere provenienti dal Munch Museum di Oslo e sotto il patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia a Roma. Passati più di venti anni dall’ultima manifestazione dedicata a Munch a Roma, il percorso curato da Patricia G. Berman, tra le massime studiose dell’artista, con lo storico dell’arte Costantino D’Orazio, è la più vasta esposizione mai realizzata sull’artista, aperta sette giorni su sette con orario esteso.

“L’impressionismo non mi dava abbastanza espressione”: la mostra si apre con questa frase del pittore, noto a tutti per il dipinto L’Urlo e il grande clamore mediatico del furto e del ritrovamento di questo quadro a Oslo. In realtà l’occasione è interessante per conoscere la storia di questo eccezionale artista e scoprire che il suo valore va ben oltre quel singolo quadro, dipinto peraltro in più versioni e anticipato nel 1894 da un’altra tavola dalla posa simile, intitolato Disperazione ed esposto nella mostra. Protagonista indiscusso nella storia dell’arte moderna, Munch è considerato un precursore dell’Espressionismo e uno dei più grandi esponenti simbolisti dell’Ottocento, nonché l’interprete per antonomasia delle più profonde inquietudini dell’animo umano. La mostra è ben commentata in italiano e inglese e tra l’altro con una ricca audioguida compresa nel prezzo del biglietto: racconta tutto l’universo dell’artista, il suo percorso umano e sentimentale e la sua vasta produzione. Tra le opere più notevoli esposte c’è una delle versioni litografiche de L’Urlo (1895), ma anche Notte stellata (1929), Le ragazze sul ponte (1927), Malinconia (1901) e Danza sulla spiaggia (1904). Il tema della mostra ruota attorno al grido interiore di Munch, all’impegno profuso nella sua carriera per fissare in pittura e condividere i suoi ricordi e le sue percezioni. L’artista esplora gli strumenti utili a rendere visibili le sue esperienze emotive e sensoriali, costruendo scene in spazi costruiti da blocchi di colore uniformi e prospettive discordanti. Si possono associare le sue opere a un processo creativo che cerca di mettere d’accordo ciò che lui ha osservato, quanto ricorda e quanto ha caricato di emozioni. L’inizio della carriera coincide non a caso con cambiamenti radicali nello studio della percezione: alla fine dell’Ottocento è in corso un dibattito tra scienziati, psicologi filosofi e artisti sulla relazione tra quello che l’occhio vede direttamente e come i contenuti della mente influiscono sulla vista e sulla percezione. Nelle sue creazioni Munch punta perciò a rendere visibile l’invisibile.

Caravaggio a Palazzo Barberini
Freschissima di inaugurazione il 7 marzo, va avanti fino al 6 luglio a Palazzo Barberini una grande mostra su uno dei più amati pittori italiani, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. Curata da Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi e Thomas Clement Salomon, la mostra presenta un eccezionale numero di dipinti autografi e un percorso tra opere difficilmente visibili e nuove scoperte in uno dei luoghi simbolo della connessione tra l’artista e i suoi mecenati. Tra le opere in esposizione il Ritratto di Maffeo Barberini recentemente presentato al pubblico a oltre sessant’anni dalla sua riscoperta e l’Ecce Homo, attualmente esposto al Prado a Madrid che rientra in Italia per la prima volta dopo secoli, accanto ad altri prestiti eccezionali come la Santa Caterina del Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, e Marta e Maddalena del Detroit Institute of Arts, per il quale l’artista ha usato la stessa modella della Giuditta conservata a Palazzo Barberini: i due splendidi dipinti sono esposti per la prima volta uno accanto all’altro nella stessa sala. Chiude la selezione un importante prestito concesso da Intesa SanPaolo e normalmente esposto presso le Gallerie d’Italia di Napoli: il Martirio di sant’Orsola, ultimo dipinto realizzato dal pittore poco prima della sua tragica scomparsa.

Mostre ai Musei Vaticani
Un trend ben visibile e consolidato, che è ormai prassi di tutti i grandissimi musei mondiali, consiste nell’affiancare mostre temporanee anche di piccole dimensioni, alle collezioni permanenti spesso di valore eccelso, per offrire ai visitatori sempre qualcosa di nuovo e dimostrare attenzione e vivacità culturale. Non fa eccezione in questo l’unica collezione d’arte romana che di diritto appartiene al ristretto club dei musei di livello mondiale, icone dell’arte e della cultura, e cioè i Musei Vaticani.

Questa istituzione, amata e visitata per i suoi capolavori pittorici, i numerosi reperti archeologici, le sculture antiche, gli arazzi e il fascino delle sale papali, nonché naturalmente per la meraviglia senza tempo della cappella Sistina di Michelangelo, propone attualmente esposizioni temporanee incluse nel biglietto di ingresso. Fino a pochi giorni fa era visitabile L’anima beata e l’anima dannata di Bernini, una sola sala realizzata in supporto nell’ambasciata spagnola e prorogata a lungo per il successo ottenuto, mentre è ancora aperta fino al 25 marzo la mostra Io Dipinto, che espone la collezione di autoritratti del Novecento di Franco e Maria Antonietta Nobili. Nella sala dedicata alla mostra temporanea di Gian Lorenzo Bernini due sole piccole teste, peraltro dotate di una incredibile espressività, sono sculture giovanili realizzate nel 1619: straordinarie per il soggetto, il trattamento virtuoso del marmo, l’espressione degli affetti delle emozioni dell’anima e il contenuto religioso ottenuti, queste teste sono un ulteriore prova della leggendaria abilità dell’artista fin dagli inizi della sua attività e testimonianza dei primi rapporti di Bernini con la comunità spagnola presente a Roma durante il pontificato di Paolo V. L’anima beata rappresenta una testa idealizzata di donna in contemplazione statica del paradiso celeste con lo sguardo rivolto verso l’alto; quella dannata invece guarda verso l’inferno veramente terrorizzata e angosciata. Entrambi i ritratti rispecchiano l’interiorità delle emozioni e dei sentimenti. In una zona più defilata dei Musei Vaticani, nelle salette della Torre Borgia, è esposto un eccezionale nucleo di sessantaquattro autoritratti del Novecento, recentemente donati alle collezioni pontificie dagli eredi dei coniugi Maria Antonietta e Franco Nobili, personaggio importante della finanza italiana e già presidente dell’Iri, che insieme alla moglie aveva sviluppato una vera passione per il collezionismo colto di ritrattistica. Curata da Rosalia Pagliarani del Reparto Arte Ottocento e Contemporanea, l’esposizione mette in mostra un insieme di ritratti e autoritratti che spazia dai nomi più noti dell’arte italiana di primo e secondo Novecento, come Giacomo Balla, Giorgio de Chirico, Mino Delle Site, Emilio Greco, Pietro Marussig, Pippo Oriani, Ottone Rosai, ai nomi della Scuola Romana e dintorni, come Ferruccio Ferrazzi, Franco Gentilini, Virgilio Guidi, Mario Mafai, Luigi Montanarini, Adriana Pincherle, Fausto Pirandello e Alberto Ziveri. Sono presenti anche artisti stranieri come Xavier Bueno, Jean Cocteau e José Ortega. Gli interessi umanistici dei coniugi Nobili e il loro amore per Roma si rivela anche attraverso la presenza di scrittori-artisti come Carlo Levi, Trilussa e Mino Maccari, mentre una rappresentanza ottocentesca è costituita dagli autoritratti di Antonio Mancini, Filippo Palizzi ed Ettore Ximenes.

Altre proposte di visita
Al Museo di Roma, in piazza Navona, noto per le sue interessanti esposizioni a rotazione, è stata prorogata fino al 25 maggio la mostra Roma Pittrice, artiste al lavoro dal XVI al XIX secolo. E’ ben di più di un omaggio all’8 marzo: con 130 opere di 56 artiste diverse, la mostra si focalizza sulle pittrici che lavorarono a Roma nell’arco di più secoli e alle nuove modalità di progressivo accesso alla formazione che lentamente si imposero in accordo con il panorama europeo. Una collezione permanente, ma da suggerire a chi ha tempo a disposizione e vuole scoprire una piccola perla nascosta in posizione centralissima, accanto all’ambasciata americana, è il Museo per le arti decorative, il costume e la Moda del XIX e XX secolo di Palazzo Ludovisi Boncompagni. Si rivela una bella scoperta per gli appassionati di storia del costume: le sale allestite con cura e commenti bilingui ospitano una notevole collezione di abiti che attraversano più di un secolo di stile italiano, dall’Ottocento fino agli anni Cinquanta del Novecento. I visitatori si immergono in un percorso che racconta l’evoluzione della moda attraverso capi d’abbigliamento accuratamente conservati, testimoni silenziosi dei cambiamenti sociali e culturali. Ogni abito racconta una storia, rivelando dettagli sartoriali, tessuti preziosi e il gusto estetico di epoche diverse. Un museo intimo e raffinato che offre uno sguardo unico sul patrimonio della moda italiana, oltre che su arredi e oggetti di arte decorativa.

Sistemazioni alberghiere
Chi si reca a Roma per visitare le mostre può trovare utile qualche suggerimento nel settore dell’ospitalità alberghiera, a seconda del quartiere dove desidera alloggiare. Vengono proposti alcuni indirizzi meno noti, appartenenti a catene alberghiere emergenti e situati in posizioni comode, ma non proprio in centro, per non essere troppo coinvolti nel traffico e nell’affollamento dei luoghi più frequentati dai turisti internazionali.

Nella cornice del quartiere Parioli, tra condomini di lusso, antiche palazzine d’epoca, viali alberati e giardini, l’Hotel degli Aranci, primo e storico indirizzo della 4LCollection Hotels offre un’esperienza di soggiorno raffinata. Ricavata in un elegante palazzo d’inizio Novecento, la struttura si distingue per l’architettura classica romana e l’atmosfera di charme che permea gli spazi comuni e le 53 camere, arredate in stile classico con tocchi contemporanei. Gli ospiti apprezzano servizi curati come la prima colazione servita in un luminoso spazio interno con affaccio sul giardino, il comodo bar per aperitivi e momenti di relax, il ristorante OZIO guidato allo chef Gianluca Guidi e la vicinanza a importanti sedi culturali e diplomatiche della città.
The Major Hotel, parte della nuova piccola The Ner Collection, si trova in posizione strategica nel quartiere Monti, vis-à-vis della imponente Basilica di Santa Maria Maggiore. L’hotel aperto nel 2023 propone solo 32 camere moderne e funzionali, pensate per viaggiatori business e turisti che cercano una sistemazione pratica e confortevole. La struttura si distingue per un buon rapporto qualità-prezzo, una posizione ben servita, non lontana tra l’altro da Stazione Termini, raggiungibile a piedi, nonché per il rooftop restaurant MASA Rooftop Delicacies, affidato allo chef Danilo Mancini che serve una cucina conviviale di ispirazione mediterranea-medioorientale.

Mama Shelter Roma, brand di hotellerie un po’ ribelle e di design del gruppo francese Accor, ha scelto il quartiere Trionfale per la sua apertura romana nel 2021, unica in Italia con questo marchio. L’albergo si contraddistingue per uno stile giovane, scanzonato e giocoso, con arredi colorati, opere d’arte ironiche e un’atmosfera più che contemporanea. Le 217 camere su due palazzi adiacenti presentano dettagli creativi e tecnologia all’avanguardia e si rivolgono a una clientela giovane e cosmopolita. Al piano terra, sopra un comodo ampio garage, si trovano il ristorante e la pizzeria sotto la guida dello chef Gianfranco Pecchioli, un bar animato e spazi comuni che incoraggiano la socializzazione tra gli ospiti.
Info:
www.mostrepalazzobonaparte.it
www.barberinicorsini.org
www.museivaticani.va
direzionemuseiroma.cultura.gov.it/museo-boncompagni-ludovisi
www.hoteldegliaranci.com
www.thenercollection.com
www.mamashelter.com/roma
Testo/Leonardo Felician – Foto Cynthia Beccari