E’ Palermo la capitale italiana della cultura per il 2018, la quale subentra sul podio a Mantova (2016) ed a Pistoia (2017) dopo aver sbaragliato la concorrenza di ben altre 21 località che avevano avanzato la propria candidatura, a riprova di quanto sia considerata importante sul territorio il potersi fregiare di tale titolo. A proclamarla il 31 gennaio è stato Dario Franceschini, ministro per i beni culturali e il turismo, che ha reso noto il responso dell’apposita commissione ministeriale a cui era stato affidato il compito di analizzare in dettaglio le diverse proposte. Dopo un primo esame, delle 21 località originarie ne venivano accantonate 11 (Aliano in Basilicata, Altamura in Puglia, Caserta in Campania, Chiusi-Orvieto-Viterbo in Toscana-Umbria-Lazio, Cosenza in Calabria, Iglesias in Sardegna, La Spezia in Liguria, Ostuni in Puglia, Piazza Armerina in Sicilia, Spoleto in Umbria e Vittorio Veneto in Veneto), mentre accedevano ad una seconda e più approfondita selezione le restanti dieci (Alghero in Sardegna, Aquileia in Friuli-Venezia Giulia, Comacchio in Emilia-Romagna, i Comuni Elimo-Ericini in Sicilia, Ercolano in Campania, Montebelluna in Veneto, Palermo in Sicilia, Recanati nelle Marche, Settimo Torinese in Piemonte e infine Trento in Trentino-Alto Adige. Ed a spuntarla è stata alla fine Palermo, che oltre al diritto di fregiarsi per tutto l’anno dell’ambito titolo, beneficerà di un apposito contributo finanziario statale di un miliardo di euro da investire in iniziative, nonché dall’esclusione per gli enti pubblici locali dal vincolo del patto di stabilità di bilancio per le risorse investite nel progetto. Una quantità di danaro non trascurabile in se, ma l’esperienza al riguardo insegna che sono ben altre le risorse sinergetiche coinvolte in ambito locale – pubbliche e private – e soprattutto il contributo di idee espresse a decretarne il successo, con positive ricadute sull’immagine, l’economia e l’incremento turistico. L’iniziativa è in linea con quella analoga portata avanti dall’Unione Europea per la proclamazione ogni anno di due città quali capitali della cultura continentali. Al riguardo ricordiamo che sono già state designate quali capitali della cultura europea Aarhus (Danimarca) e Pafos (Cipro) per l’anno in corso, Leeuwardel (Paesi Bassi) e La Valletta per il 2018, Matera (Italia) e Plovdiv (Bulgaria) per il 2019 e Rijeka/Fiume (Croazia) e Galway (Irlanda) per il 2020.
Tra le numerose manifestazioni già programmate per celebrare questo evento figurano “Manifesta”, la biennale europea nomade dell’arte contemporanea che nel 2014 ha fatto tappa a San Pietroburgo e nel 2016 a Zurigo, la Biennale di Arte Sacra, il Festival delle letterature migranti, il ricco cartellone del Teatro Massimo (con già in programma per il prossimo anno un fitto calendario, dove figurano le opere Turandot e Rigoletto e il balletto Adam’s passion).
Non si può dire che il capoluogo siculo, quinto per abitanti in Italia e fondato come emporio commerciale dai Fenici, non abbia compiuto negli ultimi anni passi da gigante verso una normalizzazione che le è sempre mancata. Dal 2015, quando si è vista riconoscere dall’Unesco ben sette monumenti cittadini come patrimonio dell’umanità (Palazzo dei Normanni con la Cappella Palatina, varie chiese, la Cattedrale e la Zisa) facenti parte del percorso storico-artistico arabo-normanno, è riuscita a passare da capitale conclamata della mafia a capitale della cultura. Non male !
Palermo, capace di vantare mosaici degni di Venezia e un’architettura araba migliore di Marrakesh, è stata cantata per il suo splendore in epoca antica da scrittori arabi e bizantini. A fine 1700 il poeta tedesco Goethe, durante il Grand Tour, scrisse che “l’Italia senza la Sicilia non lascia alcun segno nello spirito” e un secolo più tardi lo scrittore francese Guy de Maupassant definì la Cappella Palatina – voluta da Ruggero II dopo la sua incoronazione del 1130 – come “il più sorprendente gioiello religioso sognato dal pensiero umano”. Se, oltre a tanti monumenti cittadini noti, volete vedere qualcosa di originale, non perdetevi i giardini, come quello di Villa Giulia tanto amato da Goethe, e i quadri di Antonello da Messina conservati a Palazzo Abatellis. Verrete colpiti da “il Trionfo della Morte”, opera anonima quattrocentesca definita il capolavoro del macabro o il più macabro dei capolavori pittorici, capace con la sua forza espressiva di ispirare Picasso per la sua celebre “Guernica”.
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