Tra le numerose benemerenze da ascrivere ad una delle maggiori associazioni protezionistiche attive nel nostro paese, il WWF – acronimo di World Wild Foundation for Nature o World Wildlife Fund – Fondo Mondiale per la Natura, sotto il simbolo del panda, emblema del protezionismo – rientra sicuramente quella dell’ istituzione delle oasi di protezione ambientale, con le quali l’associazione ha dimostrato subito il suo impegno concreto, affiancando all’educazione ecologica di adulti e bambini l’acquisizione di territori con particolari pregi naturalistici per sottrarli alla speculazione distruttiva e farne dei luoghi dove la natura potesse continuare a vivere sovrana. Un concetto, quello dell’impegno tangibile da parte di privati nell’acquisto e nella gestione di aree di rilevante importanza ambientale, forse oggi scontato, ma decisamente pionieristico ed all’avanguardia oltre mezzo secolo fa, quando la protezione veniva gestita unicamente dallo stato attraverso i parchi nazionali. E infatti il concetto risulta di provenienza estera, mutuato dall’azione protezionistica del WWF internazionale e da quella del National Trust inglese.
Il risultato è stato che, dopo la prima creata nel 1967 con l’affitto del lago costiero di Burano in Maremma, in cinquant’anni di vita il WWF Italia ha istituito – spesso su terreni propri, oppure in affitto o in concessione – un centinaio di oasi ambientali, per una superficie complessiva di 35 mila ettari di natura salvata lungo tutta la penisola e negli habitat ecologici più diversi, divenuti nel tempo esempi e testimonianze concrete di corretta gestione del territorio. Premiati ogni anno da 300 mila visitatori, soprattutto naturalisti, appassionati di caccia fotografica, scolaresche e famiglie con bambini. Come ogni primavera, il 21 maggio 2017 si celebrerà in tutta Italia la Giornata delle Oasi del WWF (elenco ed ubicazione sul sito www.wwf.it/oasi/) ad accesso gratuito, con visite guidate, bird watching, liberazione di animali curati, spettacoli, laboratori, giochi, pic-nic e acquisti di prodotti biologici e solidali, il tutto con l’intento di fare conoscere sempre meglio questo ingente patrimonio, spesso ubicato a due passi da grandi metropoli come il bosco di Vanzago a Milano, Valle Averto a Venezia, il parco di Miramare a Trieste, la palude di Focognano presso Firenze, l’oasi urbana del Tevere a Roma, il cratere degli Astroni a Napoli.
Per ubicazione, dimensioni e caratteristiche ecologiche ogni oasi si presenta diversa dalle altre, così come le loro strutture di servizi e la funzione didattica. Ad accumunarle, al massimo, risulta la storia un po’ eroica ed utopistica di uno sparuto novero di persone che si sono battute per la loro creazione, spesso sottraendole a speculazioni, cementificazioni o incuria, così come quelle dei volontari e delle cooperative sociali che ne curano la gestione. Tra le magnifiche cento si trova un po’ di tutto, lungo la costa, in pianura e in montagna, su fiumi, laghi e paludi, di interesse per la tipologia vegetativa, a tutela di rilevanti fenomeni geologici, a protezione di specie animali a rischio di estinzione, dal lupo, la lontra e il cervo sardo fino ad anfibi, rettili ed insetti. Qualcuna dispone di strutture ricettive e di foresterie per ospitare attività didattiche e campi natura per giovani, altre di infermerie per curare gli animali feriti e riinserirli nel loro habitat, altri ancora di orti e giardini botanici sperimentali e di allevamenti di selvaggina. Un enorme campionario, a disposizione degli studiosi e del pubblico, dell’estrema biodiversità della nostra nazione, eccezionalmente ricca di 58 mila specie animali e di 8.100 specie di piante autoctone, di cui 1.460 endemiche, quest’ultimo un primato a livello continentale. Un contributo significativo alla protezione del nostro territorio, che a livello pubblico risulta ancora al di sotto della fatidica soglia del 10 %. E tanti terreni sottratti ai danni della caccia e della pesca.
Impossibile parlare di tutte, difficile accennare a qualcuna senza fare torto alle altre, perché ognuna possiede una valenza peculiare. In Italia i fenicotteri nidificavano soltanto in Sardegna; poi, nel 1994, sono approdati anche alla laguna di Orbetello in Maremma, oggi uno dei luoghi migliori per ammirare questo splendido uccello. Lì vicino si trova il lago di Burano, dove ogni anno svernano e nidificano migliaia e migliaia di uccelli, ma vi ha fatto tappa più volte anche una farfalla africana, la monarca, famosa per le migrazioni intercontinentali. Sull’Appennino centrale, attorno al Lago Secco al confine tra Marche e Lazio, sorge un’oasi – purtroppo epicentro di uno degli ultimi terremoti – nata per tutelare due anfibi, il tritone alpestre e la rana temporaria, mentre l’oasi di Monte Arcosu in Sardegna, acquistata dal WWF con una sottoscrizione pubblica, ha contribuito in maniera determinante a salvare dall’estinzione il cervo sardo, sottospecie isolana del cervo continentale, assicurando nel contempo un futuro anche ad endemismi vegetali come l’elicriso del monte Linas, lo spillone del Sulcis e la buglossa formosa.
Dopo due secoli la cicogna bianca è tornata a nidificare nell’oasi di Bolgheri, ancora in Maremma, mentre l’oasi sarda delle Steppe protegge gli ultimi nuclei dell’ormai rara gallina prataiola. Se l’oasi alpina di Valtrigona tutela uccelli nobili come gallo cedrone, gallo forcello e pernice bianca, la presenza in Italia della lontra è stata garantita dalla creazione di una serie di oasi che ne hanno permesso la ripresa (oasi di Persano sul fiume Sele e Grotta del Bussento nel Cilento in Campania, Cascate del Verde in Abruzzo, pantano di Policoro nel Metapontino, ecc.). Un piccolo anfibio, il pelobate fosco, è stato sottratto all’estinzione grazie all’istituzione dell’ oasi della Baraggia di Bellinzago nel novarese, così come il fiordaliso del Sagittario, nelle Gole omonime in Abruzzo, e la calendula marittima nelle Saline di Trapani. Vanzago, alle porte di Milano, è stata la prima donazione ricevuta dal WWF, che ha trasformato i coltivi in un bosco planiziale con fontanile e lago; a Fognano, a due passi da Firenze, si può invece visitare la palude descritta dal Boccaccio nella celebre novella del Decamerone di Chichibio e la gru: la gru non c’è più, ma in compenso si avvista un gran numero di uccelli come rapaci, anatre, limicoli, fenicotteri ed aironi.
Volendo, durante la Giornata delle Oasi, ci si può iscrivere all’associazione, informarsi su attività didattiche e campi scuola estivi per ragazzi, conoscere l’ubicazione di altre oasi non lontane, oppure contribuire con un’offerta all’ultima delle iniziative benefiche del WWF: la creazione e il sostegno finanziario ad un’oasi nel parco africano di Dzanga Sangha, nel bacino del Congo, affetto da gravi problemi di conservazione.
Testo/Giulio Badini – foto/ Google Immagini.