Andhra Pradesh e Karnataka sono due vasti e popolosi stati confinanti dell’India centro-meridionale, affacciati rispettivamente sul golfo del Bengala il primo e sul Mare Arabico il secondo, uniti però al centro dal grande altopiano semidesertico del Deccan, comune ad entrambi, rilievo che occupa gran parte del tratto inferiore della penisola indiana. Due territori spesso ingiustamente trascurati dal turismo di massa a favore delle più rinomate località settentrionali, ma che al visitatore colto e curioso possono riservare piacevoli sorprese, soprattutto dal punto di vista artistico e architettonico. Infatti se nel nord il periodo di massimo splendore dell’arte sacra induista termina nel XIII sec. con la conquista musulmana, portatrice tra le tante cose anche di diversi canoni estetici e costruttivi, nel sud la più tarda e meno incisiva presenza islamica consentirà la sopravvivenza della cultura dravidica originaria, permettendo di innalzare templi induisti fin quasi ai giorni nostri. Inoltre l’incontro sullo stesso territorio di due differenti culture contribuisce a produrre uno stile sincretico sintetizzato nell’architettura indo-islamica, o stile del Sud, con l’introduzione nell’arte indù di novità edili come la cupola autoportante, la copertura a volta e l’arco ogivale, elementi capaci di dare vita a soluzioni spaziali nuove e originali, commistione di due differenti concezioni di intendere lo spazio.
Occorre tener presente al riguardo che l’arte indiana costituisce un’espressione fondamentalmente religiosa, con intense connessioni con i simbolismi filosofici, veicolo di purificazione e di ascesa mistica. L’Andhra Pradesh, uno degli stati più ampi (appena più piccolo dell’Italia) e ricco di risorse minerarie pur se assai povero e poco sviluppato per la scarsa fertilità del terreno povero d’acqua, presenta un coacervo di etnie, lingue e religioni, così come complessa risulta la sua storia, in perenne conflitto tra induisti e musulmani. In compenso l’ultima dinastia, regnante fino all’Indipendenza nel 1948, era tra le più facoltose del mondo grazie alla presenza di giacimenti di diamanti tra i più puri del pianeta: il maggiore di questi, ora conservato nel tesoro della corona britannica, pesava in origine 700 carati. Il Karnataka invece, grande 2/3 dell’Italia, grazie all’abbondanza idrica è una terra assai fertile, grande produttrice di spezie e di sandalo; la sua capitale Bangalore costituisce uno dei maggiori poli tecnologici e di ricerca scientifica avanzata del paese. In compenso a Badami nel VI sec. vennero eretti alcuni dei più antichi templi induisti indiani, presi poi a modello per tutta l’architettura templare del Sud.
Un possibile itinerario parte da Mumbai nel Maharashtra, la Bombay degli Inglesi, maggior città dell’India con 21 milioni di abitanti e capoluogo con maggior densità al mondo, epicentro commerciale del paese e ricca di bei monumenti coloniali e non, a cominciare dai giardini pensili Hanging. Da non perdere le vicine grotte di Elephanta, sito Unesco, costruite tra 450 e 750 nell’epoca d’oro del periodo Gupta e dedicate a Shiva. In volo si raggiunge Hyderabad nel Talangana, capitale indiana del software e città murata ricca di molteplici tracce di monumenti islamici, con un enorme bazar dai profumi e colori d’oriente attorno al più significativo monumento cittadino; da non perdere la visita a Golconda, una delle più belle cittadelle musulmane d’India, imprendibile capitale nel XVI-XVII sec. con tre cinta di mura concentriche, luogo di raffinata produzione poetica e musicale. Si entra nell’Andhra Pradesh per visitare nella città santa di Alampur un gruppo di nove templi meta di intensi pellegrinaggi, e Hampi nel Karanataka, altro sito Unesco, capitale dell’ultimo grande regno indù tra 1300 e 1500 noto per la sua smisurata ricchezza e grandiose opere architettoniche: da non perdere i padiglioni del Lotus Mahal in stile indo-saraceno e la piattaforma sacra con stupendi altorilievi; escursione d’obbligo a Vijayanag, capitale nel 1300 di uno dei più potenti imperi hindu e uno dei luoghi più affascinanti del centro-sud dell’India.
Si passa quindi a Badami, un tempo capitale dell’impero dei Chalukya, per ammirare i resti del forte i santuari rupestri e i templi dravidici dedicati alle divinità del pantheon hindu, mentre Pattadakal, sito Unesco, era un importante centro religioso dravidico con gioielli dell’arte del Sud, fatti di bellissimi templi in gran parte costruiti tra VII e VIII sec., ma alcuni anche nel III e IV; la vicina Aihole, con il suo concentrato di oltre un centinaio di templi, fu una sorta di laboratorio dove furono sperimentate e sviluppate nuove tecniche costruttive e varie correnti artistiche che più tardi avrebbero trovato ulteriore sviluppo a Pattadakal, senza contare influenze giunte anche da altre parti dell’India. Bijapur, capolavoro dell’architettura musulmana del XV-XVII sec., si presenta come un’ ennesima cittadella fortificata che sorprende per lo splendore dei suoi monumenti indo-islamici, mentre infine Gulbarga, prima capitale dei Bahmani nel 1300, presenta vari monumenti di rilievo, come la fortezza e la cittadella con 15 torri, la grande moschea simile a quella spagnola di Cordova ed una biblioteca ricca di diecimila volumi.
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