Per parecchi decenni è stata considerata la strada – anzi, ancora peggio, l’autostrada – più difficile e pericolosa d’Italia, lo spauracchio e la maledizione per ogni automobilista – turista, villeggiante o autista commerciale – che dovendo destreggiarsi in continui cambi di carreggiata per eterni lavori causati da franamenti di gallerie e crolli di viadotti, non sapeva mai quando sarebbe arrivato a destinazione, spesso in assenza dei più elementari servizi, ultra trafficata in estate, quasi deserta nei mesi restanti, fino a diventare l’emblema dello sfascio nazionale e dell’atavica incapacità di risolvere i problemi. Stiamo parlando dell’autostrada A3 Salerno – Reggio Calabria, naturale continuazione e conclusione a sud dell’Autostrada del Sole A1 Milano-Bologna-Firenze-Roma-Napoli, fino all’estrema punta della penisola. Un’opera estremamente importante per i collegamenti nord-sud, la spina dorsale del paese e la principale arteria viaria per tre regioni del sud diversamente isolate (e di collegamento anche con la quarta, la Puglia centrale), ma assai difficile per la geografia (oltre la metà del percorso si svolge in montagna,ad altezze anche significative) e la geologia del territorio piuttosto instabile, con parecchie frane e argille mobili.
I lavori per questa autostrada un po’ anomala, senza pedaggio ma a due sole corsia di marcia, iniziano da nord da Salerno nel 1962 (governo Fanfani) e procedono spediti: nel 1967 arriva a Lagonegro, l’anno successivo a Potenza, quello dopo a Gioia Tauro e infine nel 1974 al capolinea di Reggio, per una lunghezza complessiva di 443 km. I problemi, geologici e tecnici, da affrontare sono innumerevoli, per non parlare della corruzione e delle infiltrazioni di mafia e andrangheta con conseguenti sequestri di diversi cantieri. E i guasti cominciano fin dal subito, già nel 1972, ben prima della sua conclusione: gallerie che franano o si allagano, ponti e viadotti che si sbriciolano, asfalto che si squaglia, segnaletica carente, servizi all’osso, svincoli che portano nel nulla. L’ultimo tratto dell’Autosole, vanto del paese, diventa ben presto l’autostrada delle lacrime e delle imprecazioni, un budello ad un’unica corsia tutto salite, discese e curve, dove basta un camion (i principali utenti) davanti per raddoppiare o triplicare i tempi di percorrenza, in estate piena di vacanzieri diretti alle spiagge del sud e della Sicilia, negli altri mesi di traffico commerciale. Una situazione insostenibile, non degna di una nazione civile.
E’ con il governo Craxi, nel 1987, l’inizio in sordina dei lavori di ristrutturazione della Salerno – Reggio Calabria: non si tratta di un semplice maquillage, bensì di un rifacimento totale con nuovi criteri e tecnologie più avanzate (e magari con minori ruberie e interferenze politico-mafiose) per garantire quasi ovunque le tre corsie di marcia. I lavori non a caso durano trent’anni, in quanto le difficoltà da affrontare sono state parecchie, sintetizzabili in questi dati: 190 gallerie,480 tra ponti e viadotti, 125 km in galleria e 97 su ponti e viadotti, 55 svincoli e 12 aree di servizio, con alcuni primati: a Lauria la galleria più lunga del sud (3.800 m), a Laino Borgo in Calabria il viadotto Italia con 260 m è il più alto d’Italia e secondo in Europa e lo svincolo di Campotenese a 1.050 m di altitudine il più alto dell’intera Autosole. A differenza di tutte le altre, questa è l’unica ad essere stata costruita interamente con capitale pubblico, pur essendo gestita dall’Anas.
La nuova strada non poteva mantenere la vecchia, screditata denominazione. Resta sempre la Salerno – Reggio Calabria, ma oggi si chiama l’Autostrada del Mediterraneo, in sigla A2, un nome che indica anche una rinnovata visione sulla sua funzione: non più soltanto un’arteria di transito, importante fin che si vuole, ma uno strumento di penetrazione per la scoperta e la valorizzazione turistica di almeno tre regioni: il sud della Campania (118 km), la Basilicata (30 km) e la Calabria (295 km), per non parlare del collegamento con la Puglia centrale. Stiamo parlando di un territorio grande quanto oltre un decimo dell’Italia, che oltre alle rinomate spiagge sul Tirreno e sullo Ionio offre in un Interno spesso sconosciuto e di non facile accesso un ingente patrimonio naturalistico, storico, artistico e culturale, per non parlare delle infinite specialità gastronomiche, meritevoli da sole di un viaggio. Stiamo parlando di una macro regione che inizia con lo splendore della Costiera Amalfitana, la piana di Paestum con la rinomata produzione delle mozzarelle di bufala, l’incanto marino e montano del Cilento, degli Alburni e del Vallo di Diano, di monumenti imponenti come la Certosa di Padula, i Sassi di Matera e infiniti altri, i parchi del Cilento, del Pollino, della Sila e dell’Aspromonte con flora e faune endemiche e grande biodiversità, le grotte di Castelcivita, Pertosa e del Romito, ognuna con le proprie peculiarità, i resti archeologici di Elea-Velia e la scuola filosofica di Parmenide e Zenone o il tempio pitagorico di Metaponto, le chiese rupestri basiliane e il folclore dei paesini calabri di lingua greca e albanese, le dolci cipolle di Tropea, il peperoncino e il salame nduja calabrese, i limoni amalfitani, le olive di Ferrandina, il caciocavallo degli Alburni, e poi un’infinità di chiese, conventi e castelli. Il turismo culturale di scoperta e una cucina gustosa e genuina dai sapori decisi possono diventare il nuovo volano per uno diverso sviluppo economico del territorio, con i giovani non più costretti ad emigrare, il tutto grazie ad un’arteria stradale di facile percorrenza. Il turismo dovrebbe e potrebbe essere il petrolio del Sud.
Al Sud non servono risorse, che già possiede, piuttosto buone idee per valorizzarle. Una buona idea può essere anche quella di acquistare in edicola, al simbolico prezzo di euro 1,90, il volumetto edito da la Repubblica dal titolo “Autostrada del Mediterraneo – Guida per viaggiare con gusto”: un modo semplice ed economico per scoprire le mille valenze turistiche celate appena al di là degli svincoli di questa novella autostrada. Ogni percorso ed ogni territorio vengono descritti in dettaglio con cartine e foto, riportando i posti migliori dove dormire, dove mangiare e dove acquistare prodotti enogastronomici o artigianato tipico di qualità. Gli specialisti vi hanno identificato dieci diversi percorsi tematici: la Via dell’Archeologia, la Via del Mare, Bacco e Cerere, la Via del Mito, la Via del Caffè, la Via dei Parchi, la Via dei Castelli, la Via dello Sport, la Via della Fede e, infine, la Via della Storia.
Info: www.stradeanas.it, www.autostradadelmediterraneo.it, Pronto Anas 800 841 148
Testo/Giulio Badini – Foto/Google Immagini