Sul fatto che avverrà, il responso dei più diversi analisti del settore risulta unanime. La differenziazione è piuttosto sul quando: chi dice 2025, chi 2030 o 2040, addirittura chi 2020, cioè domani. In realtà la tecnologia, più o meno, esiste già, per cui la data potrebbe avvicinarsi anche di parecchio. Quello che manca invece risulta essere la fiducia da parte degli utenti, per cui l’impegno maggiore consisterà nel farci cambiare opinioni ed abitudini, altrimenti il progresso tecnologico non servirà a nulla. Sulla data invece, forse hanno ragione tutti: comincerà piano piano, a livello sperimentale domani, ma per affermarsi a livello di massa dovrà richiedere parecchio più tempo. Un po’ quello che sta già succedendo per auto e bus: tutti sappiamo che il futuro è nella macchina elettrica, assai più economica nei costi e nell’esercizio, e soprattutto nell’auto che si guida da sola, più sicura perché non commette errori umani, ma tutti continuiamo a comperare auto tradizionali a benzina e con posto guida. Colpa di una radicata abitudine mentale difficile da modificare, e ancora più radicata nel caso dei voli aerei, sollevati nel cielo. Eppure il futuro è quello, volenti o no.
Da tempo l’industria aerea sta lavorando per un velivolo senza piloti e con motore elettrico. Lo impongono l’economia, prima ancora dell’ecologia: il carburante attualmente impiegato inquina parecchio e costa alle compagnie quasi il 50 % dei loro bilanci; i piloti rappresentano la seconda voce di costo e già oggi scarseggiano: con questo ritmo nel 2035 ne servirebbero almeno 600 mila, difficili e costosissimi da formare. Meglio allora puntare ad abolire entrambi. Tra le varie iniziative a buon punto, da segnalare l’inglese Astrea (Autonomas Systems Technology Related Airborne Evaluation and Assesment), che ha destinato 62 milioni di sterline per lo studio di ogni possibile implicazione per la sicurezza dei voli senza piloti. L’ultimo Air Transport IT Summit di Sita, azienda leader nelle forniture di tecnologie ad aeroporti e compagnie aeree, 4.700 dipendenti nel mondo e 400 aziende partecipate, svoltosi a Bruxelles nei mesi scorsi, ha confermato chiaramente questa tendenza.
In realtà l’aereo senza pilota, governato da terra da un sistema di computer e basato su sistemi di navigazione più visuale che cartografica con sensori lidar e geolocalizzazione laser, esiste già. Airbus ha infatti presentato Vahana, veicolo realizzato assieme alla torinese Italdesign di Giorgetto Giugiaro e Volkswagen, per passeggeri e merci, capace sulla media distanza di un risparmio di tempo di un terzo. Risparmio di tempo uguale risparmio di denaro. E potrebbe entrare in servizio già nel 2020. La Siemens invece sta lavorando ad un aereo elettrico, che finora ha battuto tutti i record di velocità: 342 km/h.
Se la tecnologia è già a buon punto e fa ben sperare, dove invece non ci siamo è nella disponibilità degli utenti. Una recente indagine compiuta dalla banca svizzera Ubs su un campione internazionale di 8 mila utenti, ha infatti accertato che soltanto il 17 % degli attuali 3,77 miliardi di persone che hanno volato nel 2016, sarebbe disposta a salire su un aereo privo di pilota in carne ed ossa, pur in presenza di una riduzione del costo del biglietto dell’ 11 %. E i più entusiasti si sono rilevati, ovviamente, i giovani di età compresa tra 18 e 34 anni, utenti poco attivi. Il lavoro maggiore che attende le compagnie aeree per realizzare un simile progetto sarà quindi soprattutto di ordine psicologico nei confronti degli utenti, i quali dovranno cambiare totalmente le loro visioni e le loro abitudini al riguardo. Il passaggio dovrà essere sicuramente progressivo, con eliminazione prima dei piloti dai voli cargo, quindi affidando i voli commerciali ad un solo pilata, poi ad un tecnico con il compito di svolgere la sorveglianza sul sistema informatico automatico, con possibilità di intervento in caso di necessità, prima di eliminare del tutto la cabina di pilotaggio. Buon volo.
ByTerreIncognite – Foto/Google Immagini