Tutti conoscono, almeno per sentito dire, Machu Picchu, la fascinosa città inca celata tra la vegetazione dei ripidi picchi montuosi delle Ande peruviane a 2.430 m di altezza, uno dei più affascinanti e famosi siti archeologici dell’America latina (e del mondo). Ben pochi invece sanno dell’esistenza di Choquequirao, e ovviamente soltanto un novero ridottissimo di persone l’hanno visitata. Eppure si tratta di due siti archeologici piuttosto simili, entrambi pieni di suggestione, abbarbicati sulle pareti verticali dei picchi andini a non troppa distanza dal capoluogo Cuzco e ad una sessantina di km di distanza tra di loro, entrambi eretti nella stessa epoca, nel medesimo contesto storico, geografico ed ambientale, dalla stessa popolazione, probabilmente dallo stesso re, e con un destino comune finale: ospitare gli ultimi Inca sfuggiti al mortale assedio di Cuzco da parte degli Spagnoli nel 1532, in due luoghi remoti e segreti che – per fortuna – non furono mai scoperti dai conquistadores.
Assieme a tante analogie e similitudini, esiste però anche una differenza sostanziale: mentre la famosissima Machu Picchu viene solcata da un numero crescente di visitatori, il cui numero elevato ed eccessivo comincia a porre non pochi problemi di gestione e di conservazione del bene stesso, la sconosciuta Choquequirao non riceve all’anno più di qualche migliaia di intrepidi turisti. E una buona ragione (anzi più di una) c’è. Alla prima si arriva direttamente in treno, in bus o in auto, e si può alloggiare comodamente nei resort del sottostante paese di Aguas Calientes, mentre alla seconda si perviene unicamente con un impegnativo trekking di 2-5 giorni, su ripidi sentieri e con pernottamenti in tenda. E i risultati si vedono: la prima nel 2017 ha registrato 1,2 milioni di visitatori, con punte giornaliere anche superiori ai 5 mila (mentre l’Unesco chiede di non superare i 2.500), la seconda appena 5 mila: una sproporzione inaccettabile per entrambe. Sulla prima incombe inoltre un altro pericolo di forte incremento: l’apertura di un aeroporto internazionale nella vicina sottostante valle di Chinchero, che porterebbe ad un traffico di 2-3 milioni/anno, fino ad una previsione per il 2025 di oltre 5 milioni. Un problema, quello dell’eccessivo successo, capace di riguardare ormai un gran numero di località turistiche, da Ankor Wat a Venezia e Capri, per il quale non si è ancora individuata una soluzione soddisfacente.
Per contenere l’insostenibile afflusso e per non incorrere nelle ire dell’Unesco, la quale potrebbe arrivare a togliere a Machu Picchu l’importante riconoscimento di patrimonio dell’umanità (con tutte le conseguenze del caso), sono già stati assunti dal luglio scorso alcuni provvedimenti, come la limitazione nella durata della permanenza (solo il mattino o solo il pomeriggio), la presenza di una guida e percorsi obbligati. Ma non basta. Il governo del nuovo presidente Pedro Paolo Kuczynski, fiducioso sulle possibilità di incremento del turismo, ha predisposto un progetto di collegamento a mezzo strada, ferrovia (cable car) o funivia con Choquiquero, per un costo di 80 milioni di dollari, che entro il 2021 dovrebbe portarvi 150 mila visitatori/anno, sottraendoli in parte a Machu Picchu e collegandoli comunque in un unico polo archeologico. Il progetto di valorizzazione riguarda anche altri importanti siti archeologici peruviani, come il complesso di Kuèlap, costruito dai Chachapoyas nel lontano VI° sec. a.C. nel nord dl paese, puntando a 7 milioni di visitatori complessivi.
Machu Picchu (= vecchia montagna in lingua quechua), ubicata a 2.430 m di altezza sulla valle sacra del fiume Urubamba, venne costruita attorno al 1440 dal primo imperatore inca Pachacùtec come luogo sacro e di buon ritiro di vacanza per la famiglia reale e la sua corte, per allontanarsi un po’ dagli intrighi (e dalle congiure) di palazzo a Cuzco. Quando la capitale venne assediata dagli invasori spagnoli, ospitò i fuggitivi, per essere poi abbandonata per sterminio della popolazione. Per secoli cadde nell’oblio, fino alla scoperta nel 1911 ad opera dell’esploratore archeologo americano Hiram Bingham. Consta di 170 edifici, in parte affacciati sulla piazza sacra come il Tempio del Sole, dove si celebravano cerimonie in occasione del solstizio estivo, la Residenza reale, la Casa del Sacerdote, la Casa delle donne, ecc.; la servitù alloggiava invece in quartieri periferici. Stante la loro ubicazione fuori dal mondo, riuscirono a sottrarsi alla predazione da parte dei conquistadores. Nel 1983 è entrata a far parte dei siti Unesco e nel 2007 è stata riconosciuta come una delle sette meraviglie moderne del mondo.
Choquequirao (Culla dell’Oro in lingua quechua) sorge a 3.085 m di altitudine nella valle del Rio Apurimec (catena montuosa di Salkantay) su una superficie di 1.800 ettari (ancora il 30-40 % da scavare), su una montagna se possibile ancora più ripida. Centro culturale e religioso situata a metà strada tra Cuzco e la giungla amazzonica, fu anch’essa una delle ultime resistenze dei Figli del Sole dopo la conquista della loro capitale, che qui si rifugiarono guidati dall’inca Mano II, testimone della fine dell’epopea per il più vasto e potente impero precolombiano. Presenta un tempio, uffici amministrativi e quartieri residenziali aristocratici attorno ad una piazza centrale; la sommità della collina risulta livellata artificialmente e cintata di pietre, per ottenere una piattaforma di m 30×50 dall’uso non precisato. Oltre alle rovine ben conservate dell’insediamento a colpire il visitatore, qui ancor più che nel precedente, sono gli imponenti terrazzamenti scavati nella montagna per ricavarne minuscoli campi da coltivare e sfamare gli abitanti, capolavoro e frutto di un immane lavoro nel tempo realizzato totalmente a mano, così come estremamente ingegnose risultano le gradinate di collegamento e le canalizzazioni per il trasporto dell’acqua. Anche soltanto queste meriterebbero il riconoscimento dell’Unesco.
Infine due parole sul loro comune fondatore, Pachacùtec (1380-1460), nono re e primo imperatore degli Inca. Dovette essere un personaggio straordinario per i suoi tempi, saggio e coraggioso al tempo stesso. Vinse le popolazioni andine dei Chanca, estendendo il suo impero fino al lago Titicaca ed alla foresta amazzonica, ricostruì la capitale Cuzco a partire dal gigantesco Tempio del Sole, necropoli imperale ricoperta da lamine d’oro, riorganizzò l’impero costruendo strade e ponti per favorire la mobilità ed i commerci, limitò fortemente i sacrifici umani. Per sé, per le proprie mogli e concubine, e per i suoi ben 150 figli, costruì in luoghi sperduti e volutamente inaccessibili due località dallo splendido panorama, dove ogni tanto andarsi a ritemprare lontano dalle beghe di corte. Grazie Figlio del Sole.
Info: Promoperù, www.peru.travel/it – info@openmindconsulting.it – tel. 011 81 28 633 –
Alcuni tour operator propongono itinerari che prevedono anche la visita di Choquequirao; tra questi Ruta 40 (www.ruta40.it, tel. 011 77 180 46) e Nbts (www.nbts.it).
Testo/Giulio Badini – Foto/Google Immagini