C’è tempo fino al 13 maggio 2018 per visitare la piccola ma interessante mostra “Sutri, Vulci e i misteri di Mitra – Culti orientali in Etruria” organizzata dalla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti, Paesaggio di Roma, Viterbo ed Etruria meridionale e dal Comune di Sutri (Viterbo) nella Villa Savorelli, all’interno del Parco regionale Antichissima Città di Sutri, contenente la necropoli rupestre etrusco-romana situata lungo la Via Cassia. L’iniziativa è incentrata sul mitreo di Sutri, uno dei più belli dell’Italia centrale, a tre navate interamente scavato nel tufo e con volta a botte, successivamente trasformato in luogo di culto cristiano dedicato a San Michele Arcangelo prima ed alla Madonna del Parto poi, con importanti pitture medioevali, nonché su quello scoperto nel 1975 nella vicina Vulci, con due importanti gruppi marmorei, nonché al culto del dio Mitra nell’Etruria meridionale in epoca imperiale romana.
Mitra era un’antica divinità indoiranica, dio del sole, della luce e della natura generante, ma anche della giustizia, dell’onestà e della solidarietà, ritratto nell’iconografia come un giovane biondo con berretto frigio, mantello, tunica corta e pantaloni lunghi aderenti intento a sgozzare un toro, simbolo dell’affermazione dell’ordine sul caos primordiale, dell’evoluzione verso l’incivilimento umano. Dalla Persia il culto si diffuse nel mondo ellenistico-romano e nella stessa Roma nel I sec. a.C., portato dai mercenari orientali delle legioni quale simbolo del dio invitto, per diffondersi poi in tutto l’impero nell’età traianea, diventando con Aureliano – che aveva introdotto nel 274 la festa del Sol invictus per il 25 dicembre – quasi religione di stato. I rituali, sui quali si conosce poco in quanto segreti e riservati ai soli iniziati maschi, si svolgevano in luoghi sotterranei – i mitrei – e consistevano in pratiche iniziatiche di autocontrollo su sentimenti ed emozioni miranti al riscatto dalle passioni umane quale presupposto per l’invincibilità. Parecchi i punti di contatto con il cristianesimo: dall’immortalità dell’anima alla risurrezione dei morti per il giudizio universale, dal battesimo alla preghiera in ginocchio, dall’eucarestia al giorno santo la domenica.
Già all’inizio dell’epoca imperiale il complesso pantheon religioso romano, mutuato in gran parte da quello etrusco e greco, era entrato in crisi a causa della contaminazione di nuove divinità adorate dalle numerose popolazioni man mano sottoposte. Secondo il pragmatico pensiero latino, uno dei postulati della pax romana consisteva infatti nel rispetto delle tradizioni dei popoli vinti, sempre che non fossero in contrasto con gli interessi dello stato. Per i Romani la religione rientrava, nei suoi aspetti formali e cerimoniali, tra i doveri civici e socio-politici dei cittadini, soprattutto quando entrò in auge il culto divino dell’imperatore; poi, nel privato, ognuno era libero di comportarsi come voleva. Considerata l’enorme vastità geografica dell’impero e l’eterogeneità etnica e culturale dei suoi componenti, nonché la sua prolungata persistenza temporale di almeno 12 secoli, non si può certo parlare per l’impero romano di una religione univoca. Già verso la fine dell’era repubblicana nella stessa Roma, grazie all’intenso afflusso di persone provenienti da ogni dove, erano penetrati e si erano diffusi diversi culti misterici soprattutto medio-orientali. Tra questi svolse un ruolo importante il mitraismo, capace per alcuni secoli di contrastare efficacemente anche l’affermarsi del cristianesimo.
Sutri, 30 km da Viterbo e 50 da Roma GRA lungo la Via Francigena e Bandiera Arancione TCI, è un antico insediamento dell’età del bronzo su un rilievo di tufo dominante la Via Cassia, importante centro agricolo e commerciale etrusco, fu conquistato da Roma nel 383 a.C.; tra V e VII sec. subì le lotte tra Longobardi e Bizantini, fino a che nel 728 il re longobardo Liutprando lo offrì in dono a papa Gregorio II, quale primo dominio temporale della Chiesa. Nel 1046 fu sede di un Concilio che pose fine ad uno scisma con tre pretendenti al papato, nel 1243-44 divenne sede papale, dove trovò rifugio papa Innocenzo IV per sfuggire all’imperatore Federico II, poi centro di scontri tra guelfi e ghibellini, finchè nel 1433 fu distrutta dal capitano di ventura Nicolò Fortebraccio. Del suo lungo passato possiede la necropoli rupestre etrusca, le mura etrusche incorporate in quelle romane, un anfiteatro romano interamente scavato nel tufo, catacombe e il Duomo romanico. Il Mitreo, risalente al I-II sec. presenta ancora nel pavimento le tracce del fonte battesimale, mentre la lapide centrale del Tourobolium venne rimossa nel IV sec. quando il locale fu trasformato – come spesso successe per i mitrei – in chiesa cristiana; oggi la lapide può essere ammirata inglobata in un muro di un casale lungo la Via Appia, in frazione La Botte.
Vulci, antica città etrusca nella Maremma laziale lambita dal fiume Flora, era una ricca città-stato marinara e commerciale con il nome di Regisvilla, tra le più potenti del Mediterraneo tra 600 e 500 a.C.; dopo la conquista romana, nel 280 a.C., subì uno spopolamento; oggi restano nel parco archeologico, scavato dal canyon del Flora nella nera roccia vulcanica, tracce del Foro, del Grande Tempio e di diverse abitazioni, mentre la necropoli orientale contiene tombe di diversa tipologia, alcune parecchio sfarzose ed affrescate, come il grandioso tumulo di Cuccumella alto 18 m e con diametro di 70 m. I reperti sono ospitati nel Museo Archeologico nazionale, alloggiato nel suggestivo Castello trecentesco della Badia, affiancato dall’ancor più scenografico Ponte del Diavolo ad arco. Il mitreo di Vulci, risalente al III sec., si trova nei pressi della più elegante domus dell’abitato romano, la Casa del Criptoportico, ed è composto da un’anticamera e da una stanza centrale rettangolare, con due banconi sopraelevati ai lati (sorretti da 7 nicchie ciascuno con archi bicromi) usati per i banchetti cerimoniale, un altare sacrificale al centro in fondo, e in una nicchia sulla parete frontale la statua del dio. Subì una violenta distruzione alla fine del IV sec., forse da mettere in relazione con la promulgazione nel 380 del celebre editto di Teodosio, con il quale veniva riconosciuto il cristianesimo come religione di stato e vietato ogni altro culto.
Info: La mostra è aperta alle visite dal martedì al venerdì dalle 9 alle 14, il sabato e i festivi dalle 9 alle 16; biglietto di accesso al parco 5 euro, alla mostra 10. www.comune.sutri.vt.it – biglietteria.parco@comune.sutri.vt.it – tel. 0761 60 93 93 –
ByTerreIncognite – Foto/Google Immagini