Iniziato il 2018 tra brindisi, fuochi d’artificio e tanti buoni propositi, sono tornato da Londra, dove ero andato a disintossicarmi da chiacchiere elettorali, polemiche sulla spazzatura romana, dissesto dell’Atac, strade perennemente intasate e le sorti di Spelacchio, l’abete rosso arrivato a Roma dalla Val di Fiemme. Un periodo a cavallo del Capodanno in una vera capitale europea, dove migliaia di giovani italiani come mia figlia, lavorano da anni. La Londra dei nostri giorni si presenta come una città che sta riflettendo seriamente sul proprio futuro dopo il voto per la Brexit e dove, camminando per le strade affollate, si ha sempre dentro la paura del terrorismo, che qui come altrove ha già dettato le sue “regole” di morte.
Welcome to London
Accolto sulla scaletta dell’aereo dai prodromi della tempesta Eleanor, in treno ripensavo a quella Londra lontana, che fu per noi giovani irrequieti di fine anni 60 il surrogato dell’America ‘On the road’, emuli di quella ‘Beat Generation’ capace di cambiare il volto della società perbenista di allora. Era la Londra dei Beatles, dei Rolling Stones e di Mary Quant, considerata l’ideatrice del simbolo dell’allora liberazione femminile: la minigonna. Come molti altri stilisti, lei aveva una boutique a Carnaby Street, a quel tempo fucina di idee moderniste concettualizzate con il termine ‘Swinging London’. Una via di 250 metri che, oltre a vedere nascere i primi negozi di musica indipendente oggi finiti in posti come Camden Town, Notthing Hill o Berwick Street, fu set cinematografico di film, tra cui ‘Blow-Up’ di Michelangelo Antonioni (1966). Oggi rappresenta la strada dello shopping delle grandi firme, con le luminarie multicolori accese per il ‘Carnaby Christmas Carnival’ che, come un caleidoscopio, illuminano donne velate, persone col turbante, gente con gli occhi azzurri, a mandorla o profondamente neri. Dando al contesto una rappresentazione onirica della via.
Nella Londra del shopping scontato, gente diversa ma uguale
Città cosmopolita in continuo cambiamento, se esiste un luogo simbolo che mette a fattore comune le sue diversità umane, questo è il ‘Tube’, la metro sotterranea. Qui si ha – almeno apparentemente – la sensazione di stare in un mondo di uguali, vedendo fianco a fianco operai, studenti ed eleganti dipendenti della City. Quanti lavorano in quel cuore finanziario di Londra che, a cavallo del 2011-2012, fu “sotto assedio” da ‘Occupy London’, qualche centinaio di giovani contestatori con lo slogan «Siamo il 99%», intenzionato a denunciare lo strapotere mondiale, finanziario ed economico di una piccola minoranza di persone. Nelle strade gente di ogni etnia, colore, lingua, abitudini alimentari, religiose e culturali. Diversa ma uguale, accomunata dal sacro potere dell’acquisto scontato, dato che qui i saldi iniziano il giorno del ‘Boxing Day’, il nostro Santo Stefano.
Ai due opposti dello shopping londinese, il centralissimo magazzino Harrods, meta turistica per la gente comune, ma regno del lusso esclusivo per chi non ha problemi di soldi, e la periferica Camden Town, luogo d’obbligo tra le attrazioni cittadine, con le bancarelle del suo mercato e l’eccentricità dei negozi.
I mezzi pubblici londinesi, cari ma il servizio è perfetta
Una cosa che non si può fare a meno di notare a Londra durante le feste natalizie, sono le luminarie. Se Regent Street è conosciuta nel mondo anche per le sue caratteristiche illuminazioni, non sfigurano altre vie centrali come Oxford Street, con giochi di luci che “addobbano” strade ed edifici, riflettendosi sui famosi ‘Double-decker bus’, gli autobus rossi a due piani i quali, con le 16 linee della ‘London Underground e Overground’, non fanno certo sentire la nostalgia dell’auto come da noi. Più cari rispetto all’Italia, qui i mezzi pubblici sono puliti, puntuali e frequenti. Ma a Natale tutti a casa e i mezzi nel deposito.
Hyde Park Winter Wonderland, voglia di stare assieme
Tra le tante attrazioni offerte da questa tentcolare metropoli, una decina di parchi pubblici curati e rispettati, dove si possono vedere gli scoiattoli rincorrersi su alberi ultracentenari. Ma nelle feste natalizie, tra Marble Arch e Piccadilly, nel più grande parco pubblico cittadino, apre l’Hyde Park Winter Wonderland, un villaggio del divertimento a ingresso gratuito. Dimenticate ben presto le code per i severi controlli di sicurezza all’ingresso, s’incontrano casette di legno in stile bavarese con mercatini, street food, birra a volontà e vin brulè. Qui e là spettacoli e attrazioni degni del più moderno parco dei divertimenti, tra cui la più grande pista per il pattinaggio sul ghiaccio all’aperto del Regno Unito, illuminata da oltre 100 mila lampade. Più in là fiumi di persone da e verso il grande Luna park con le ‘Thrill Ride’, varianti delle giostre classiche, prese d’assalto da gente a caccia di emozioni adrenaliniche sfidando le leggi della fisica.
Southbank Centre Winter Festival
Tra le alternative più tranquille, accanto alla ‘London Eye’- la grande ruota panoramica sul Tamigi – il più discreto ‘Southbank Centre Winter Festival’. Anche qui il tema era il Natale in stile nordeuropeo, con decine di casette in legno, abeti natalizi, luminarie, mercatini e punti di ristoro. Meno folla e spazi aperti dove incontrarsi, parlare e mangiare. Magari sulle panche poste attorno a dei bracieri a legna, capaci di dare al contesto un’aria di comunità d’altri tempi.
Arte, cultura e… “magia”
A Londra non ci si annoia, grazie alle decine di attrazioni gratis da visitare. Che siano gallerie come la National, la Courtauld o la Tate Modern, oppure musei come il British, dei Trasporti, Guerra imperiale, Storia naturale o delle Scienze, vale la pena di visitarli tutti. Ma attenti a rispettare gli orari, perché qui sono inflessibili e vi vengono a cercare mezz’ora prima, invitandovi con gentilezza a raggiungere l’uscita. Tanti i posti da vedere, come lo storico quartiere di Soho, con le case che circondano l’omonima piazza adornata da alti platani secolari, e la ‘China Town’, a 300 metri da Piccadilly Circus, con la caratteristica porta d’accesso e l’arredo orientale che ne caratterizza la zona. Per chi è invece un ‘fan’ di Harry Potter, non c’è che da visitare la ‘St Pancras station’, da cui partono gli Eurostar per la Francia e l’attigua ‘King’s Cross station’, quella del magico ‘binario 9 e ¾’, dal quale partivano gli studenti per la ‘Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts’. Qui sarà possibile farsi fotografare con tanto di sciarpa mentre si spinge il carrello dei bagagli e acquistare gadget.
Brighton, il mare di Londra
Se Ostia rappresenta il mare di Roma, a circa 100 km dalla capitale, sul canale della Manica c’è Brighton. Raggiungibile con meno di 7 sterline e circa 1 ora dalla ‘London Bridge station’ (ma anche dalla Victoria station), è diventata un’alternativa di vita per molti londinesi e giovani europei, specie gli studenti dell’Erasmus. Scendendo verso il mare, ci si addentra nello storico quartiere di Lanes, con le caratteristiche case colorate e il dedalo di stradine, che il sabato mattina diventano un grande bazar con articoli di artigianato e i tanti “mercatini delle pulci”. Non è il Road Market di Portobello, e nemmeno quello romano di Porta Portese o il mercato delle pulci di Saint-Ouen a Parigi, ma anche se è raro trovare l’oggetto di pregio tra la polvere e l’odore di muffa che accomuna bancarelle e vecchi locali, ha sempre un suo fascino girare tra arredi e libri ingialliti, capaci di riportare indietro nel tempo. Passando per strade e piazze in stile Regency, ecco il ‘Royal Pavilion’, residenza estiva del re Giorgio IV. Oggi museo, fu il salotto vacanziero dell’alta borghesia inglese nei primi decenni del 1800. L’architettura si rifà al mausoleo Taj Mahal, nell’India settentrionale, ma gli interni in stile cinese e il giardino all’inglese ne accentuano l’eccentricità. Mentre gli storni disegnavano fantastiche figure in aria, il forte Libeccio faceva alzare sulla spiaggia di ciottoli una nebbiolina fastidiosa, fino ad offuscare la vista della ‘British Airways i360’, una torre panoramica di 160 metri con ristorante. Retaggio d’epoca vittoriana ma ancora oggi luogo di relax sulle sdraio mangiando ‘Fish & chips’, il ‘Brighton Palace Pier’ – molo artificiale di circa 500 metri – ha perso il suo fascino romantico con l’avvento di sale gioco e giostre, diventate ormai la dominante “culturale”.
I fuochi artificiali di fine anno sul Tamigi
Quello londinese è un fine anno famoso a livello mondiale e anche nel 2017 ha offerto a cittadini e turisti un fantastico spettacolo di giochi pirotecnici sul Tamigi, tra il Big Ben e la London Eye. Transennata e messa in sicurezza con la chiusura dei ponti vicini, l’area si era riempita già dalle prime ore del pomeriggio, sia dei 100mila spettatori che avevano preso online il biglietto a 10 sterline, sia delle centinaia di migliaia di persone che si sono riversate in strade e piazze ai margini, con vista sulla grande ruota panoramica da cui si è salutato l’arrivo del 2018. Sono stati molti anche i punti di ritrovo cittadini, come quello di Trafalgar Square, con maxi schermi sintonizzati sulla diretta dalla Bbc. Festa anche nei tanti pub, discoteche e locali con musica dal vivo come il Roadhouse a Covent Garden, vicino al ‘The Apple Market’. Ad accogliere gli avventori, da dietro il bancone del bar spuntava una Harley Davidson Softail Heritage Classic con tanto di “Babba Natale” in sella. Qui, oltre ad ascoltare buona musica dal vivo, si può mangiare e vedere gare ad alto livello di ‘flair bartending’.
Un Capodanno tranquillo e freddo a Greenwitch
Chiuse molte strade e stazioni della metropolitana in centro città, dopo un giro di perlustrazione abbiamo deciso di aspettare il 2018 nella più tranquilla e caratteristica Greenwich, nota ai più per il famoso ‘Meridiano zero’, visibile nel ‘Royal Observatory’. Poco distante dalla nostra residenza, salendo sul bus 188 l’autista aveva salutato con «Buon anno» e chiedendo: «Come va?». A ricordare come Greenwich sia stato un importante nodo commerciale sul Tamigi, la presenza dei tanti ‘docks’ su cui attraccavano navi come il ‘Cutty Sark’, un tre alberi oggi bardato a festa, che dal 1954 è in bella mostra in uno spiazzo del ‘Maritime Greenwich World Heritage’. Posizionati poco distanti su una banchina, si era passato il tempo in attesa del brindisi, osservando la folla festaiola affollante i battelli delle crociere di Capodanno, che di lì a poco si sarebbero ormeggiati in prossimità della London Eye, aspettando il 12mo rintocco dell’orologio più famoso del mondo, oggi nascosto per i lavori di manutenzione. Ma non s’era fatto i conti con la tramontana, capace di congelare le centinaia di persone presenti. Per cui, dopo i fuochi artificiali, via di corsa a casa per un buon tè caldo, seguendo i festeggiamenti in tv.
Omaggio a Spelacchio
Il 7 gennaio ero in Piazza Venezia per celebrare il ‘de profundis’ di Spelacchio, diventato una star internazionale e fotografato da centinaia di persone. Tirando i rametti, mi aspettavo una pioggia di aghi addosso e invece nulla: non si staccavano. Allora ho pensato che anche un albero ha la sua dignità e che quei messaggi d’affetto attaccati alla sua base, forse avevano risvegliato in lui un anelito d’orgoglio per i detrattori che lo volevano morto da subito e chi ne vorrebbe fare troppe cose per un tronco solo.
Testo e foto di Maurizio Ceccaioni