È mezzanotte. Due sentinelle armate, Bernardo e Francisco, si incontrano lungo il cammino di ronda delle fortificazioni di Elsinore. Aspettano il cambio e sono spaventati, perché temono la presenza di un fantasma. Si tratta dell’incipit di una delle opere letterarie più belle e conosciute al mondo: The tragedy of Hamlet, Prince of Denmark, ossia l’Amleto di William Shakespeare, scritto tra il 1600 ed il 1602 ed ambientato ad Elsinore, ovvero Helsingor in Danimarca. Costituisce l’opera più conosciuta del grande Bardo, la più tradotta ed interpretata al cinema e nei teatri del mondo. La storia ha origine da una leggenda ed a sua volta rende leggendario il castello; inoltre la fortezza è la sede di un altro mito tutto danese. Le origini della storia di Amleto si alternano fra saga guerriera e vicende reali. La storia di Amleto è basata sulla leggenda di Amleth, raccontata dal chierico Saxo Grammaticus detto il Lungo, probabilmente vissuto alla corte di re Valdemaro II tra il 1150 ed il 1220. Le vicende vengono da lui narrate nella Vita Amlethi, che fa parte di una saga nordica riguardante le vite dei signori danesi chiamata Gesta Danorum.
La storia è simile a quella che conosciamo: lo zio malvagio uccide il padre di Amleth, ne sposa la moglie Geruth (Gertrude per Shakespeare) e si autoproclama re. In questa versione delle origini Amleth si vendica uccidendo lo zio, ed in seguito regna felicemente. Una versione di questa storia pare sia giunta al Bardo tramite un’opera oggi scomparsa di Thomas Kyd. Shakespeare rielabora completamente la vicenda donandole la magia tipica di un genio; la ambienta sempre in Danimarca (anche per sviare la censura: Polonio in realtà è un ministro inglese), e rende immortale e leggendario il nome di Elsinore, fortezza famosa all’epoca ma che non aveva mai visto di persona. Il castello esiste tuttora e costituisce meta di un fiorente turismo; possiede una storia importante ed un’ultima leggenda nascosta sotto le sue fondamenta. Helsingor è una cittadina di 60.000 abitanti situata sull’isola di Selandia, a 45 km dalla capitale Copenaghen. Il nome deriva dalla parola Hals che significa “stretto” o “collo”, e si riferisce al braccio di mare che la separa dalla Svezia: l’Oresund.
Di fronte ad Helingor, a fronteggiarla nella regione svedese della Scania, c’è la città di Helsingborg, fondata dai danesi nel 1085 e conquistata definitivamente nel 1658. Fra di esse la distanza è di soli 4 km: il punto più stretto dell’importante via di comunicazione marittima fra il Mare del Nord ed il Mar Baltico. Ovvio quindi che, su di un antico insediamento commerciale, il re Eric di Pomerania nel 1429 volle costruirvi un castello, quello di Krogen. Da quella data per oltre 400 anni, mediante i cannoni del castello, i danesi controllarono il passaggio delle navi e fecero pagare un dazio per l’attraversamento dell’Oresund; è stato calcolato che dal 1429 al 1857, quando la netta opposizione degli Stati Uniti portò al termine del controllo dello spazio di mare, siano passate da queste parti oltre 1.800.000 navi. Un potere politico enorme, ed una rendita da far girare la testa. Per questo motivo il re Federico II nel 1574 iniziò un totale rifacimento del sito, migliorando la parte difensiva dei bastioni ed abbellendo il castello con un nuovo edificio in stile rinascimentale. Ne cambiò anche il nome, divenuto Kronborg Slot: il Castello della Corona. La sua fama arrivò in Inghilterra, fino alle orecchie di William Shakespeare.
Nel 1629 si sviluppò un devastante incendio, a cui sfuggì solo la Cappella; venne quindi ricostruito secondo le linee precedenti da re Cristiano IV di Danimarca. Nel 1658 venne però conquistato e devastato dagli Svedesi; alla fine del ‘600, di nuovo danese, fu ampiamente rivisto fino a renderlo uno delle fortezze più inespugnabili d’Europa. Da allora venne utilizzato come guarnigione ed i suoi sotterranei come terribile prigione. È stato definitivamente abbandonato dai militari solo nel 1991, e nel 2000 dichiarato Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco.
La visita della cittadina di Helsingor risulta attualmente molto piacevole. Facilmente raggiungibile da Copenaghen tramite 45 minuti di treno, è una piccola città costiera molto tranquilla. Le tipiche, stupende barche da pesca danesi percorrono l’Oresund a caccia di merluzzi e la popolazione vive al di fuori delle frenesie della vicina capitale. Case antiche si susseguono a locali dove bere una buona birra od un caffè ed a negozietti di artigianato e di antiquariato. Abituati ai turisti attratti dal castello di Amleto, gli abitanti di Helsingor sono molto gentili e più socievoli della norma nei paesi nordici; d’altronde i danesi vengono dagli altri popoli del nord considerati i loro “meridionali” e per questo un po’ presi in giro.
La visita alla fortezza di Kronborg dà forte emozione: il palazzo rinascimentale addolcisce la crudezza delle opere militari, e la vista che si gode dai suoi bastioni è imperdibile, con la costa svedese così vicina. Percorrendo il cammino di guardia, impossibile non pensare alle due sentinelle ed al fantasma del padre di Amleto. All’interno si può accedere agli appartamenti reali, alla sala del Re e della Regina, al salone delle feste (tuttora utilizzato in occasioni particolari dalla Regina Margerita II), ed agli appartamenti di Federico V. Il tutto si presenta però abbastanza spoglio, come spesso accade nei castelli europei che hanno vissuto presenze militari e vicende belliche. La Chiesa, sopravvissuta all’incendio del 1629, è gradevole da visitare ed ancora funzionante per la messa, battesimi e matrimoni celebrati nella fortezza. La visita prosegue poi nei sotterranei, illuminati fiocamente di proposito, per creare mistero e rendere l’idea di quanto dovesse esser dura la vita da prigioniero. Improvvisamente ci si trova di fronte alla statua di un gigante seduto, che sembra esaminare attentamente il malcapitato e giudicarne le intenzioni. Costituisce l’ultima leggenda di Kronborg, l’unica davvero tenuta in considerazione dai danesi, che non si curano del grande Bardo.
Si tratta della statua di Holger il danese, Holger Danske. L’eroe appare per la prima volta nella Chanson de Roland dell’XI° secolo, ed il mito dell’eroe è rimasto talmente sentito dai danesi che con il suo nome chiamarono il più famoso gruppo di resistenza ai nazisti. Era principe di Danimarca, il figlio prediletto del re; secondo la leggenda Carlo, figlio a sua volta di Carlo Magno, fece prigioniero il figlio di Holger rendendolo schiavo. Lui si vendicò uccidendo Carlo ed iniziando una guerra contro i Franchi durata sette anni; la minaccia dell’arrivo dei Saraceni pose fine alla guerra ed i due si allearono per sconfiggere i Mori. Holger possedeva una spada magica di nome Cortana, che portava scritta sull’elsa un’iscrizione: “Il mio nome è Cortana, e sono fatta dello stesso acciaio di Gioiosa (la spada di Carlo Magno) e di Durlindana (la spada di Orlando)”. Nelle leggende danesi, Holger diviene quindi un “Re nella Montagna”, il protettore della Danimarca. Egli giace addormentato nel castello di Kronborg, sdraiato sulla sua lunghissima barba. Si risveglierà solo il giorno in cui la Danimarca si troverà in un mortale pericolo. Passeggiando per i bui corridoi delle segrete del castello, non fatelo arrabbiare, mi raccomando.
Io potrei viver confinato in un guscio di noce, e tuttavia ritenermi signore d’uno spazio sconfinato. (Amleto, atto II, scena II). Che poi è l’animo di qualunque viaggiatore.
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Testo/Paolo Ponga – Foto/Paolo Ponga e Google Immagini