Chi va in vacanza in luoghi “selvaggi”, anche se addomesticati, dove la natura la fa comunque ancora da padrona, vorrebbe rivivere le emozioni del documentario visto in TV, anzi vivere proprio dentro quel documentario. Leoni, elefanti, zebre, giraffe e quant’altro sono gli eroi arci-noti e sfruttati di un film che diventa realtà con un safari ormai alla portata di tutti. Comodoso, banale e affollato. Ma provate ad uscire dagli schemi proposti da chi vorrebbe gestire anche i vostri gusti, le vostre passioni, il vostro tempo libero, provate a guardare più in piccolo… Potreste avere delle grossissime e piacevoli sorprese, scoprire attori straordinari e insoliti di un film sconosciuto e per nulla pubblicizzato. Tra questi un oscar va sicuramente ai camaleonti. Affascinanti, curiosissimi, assolutamente bizzarri, avrebbero tutti i titoli per apparire sui cataloghi delle agenzie di viaggio, assieme o al posto dei colleghi più commercialmente sfruttati. Non facendo parte del nostro mondo abituale fatto di cani, gatti, galline e canarini, osservare i camaleonti nel loro ambiente, toccarli, suscita in noi il più grande stupore e interesse.
Bestiole innocue nonostante il loro aspetto, sembrano mostri in miniatura appena usciti dal Giurassico. Con caratteristiche uniche e straorinarie come la capacità di cambiare colore, la visione a 360° ad occhi contemporaneamente indipendenti, una lingua mostruosa per cacciare le prede. La loro origine rimane ancora nel campo delle ipotesi, forse l’Africa orientale, ma pochi sono i fossili ritrovati per dare una qualche certezza. Forse le ultime fratture di Gondwana hanno separato le varie specie, creando la biodiversità del Madagascar ? O gli animaletti si sono ritrovati inaspettatamente e loro malgrado ad attraversare bracci di mare su zattere naturali, come vecchi tronchi cavi ?
Più di 150 specie di camaleonti sono oggi conosciute al mondo e quasi la metà sono endemiche del Madagascar, figurando così, assieme a lemuri, baobab ed orchidee, come uno dei simboli dell’endemismo della Grande Isola. Altre nuove specie si scoprono continuamente e molte aspettano ancora di essere descritte. Sono suddivisi in due sotto-famiglie: i veri camaleonti arboricoli e dalla coda prensile e i camaleonti nani, più piccoli e meno colorati (ed in realtà anche meno noti), che vivono a contatto del suolo camuffati da resti vegetali. Di questi solo il genere Brookesia è proprio del Madagascar, mentre per quanto riguarda i veri camaleonti solo i generi Calumma e Furcifer sono della zona. Gli altri sono comuni al Continente Nero. Appartengono all’ordine degli squamata come lucertole e serpenti e quindi sono rettili a sangue freddo, o per meglio dire ectotermici, che vuol dire che la temperatura del loro corpo dipende dalla temperatura dell’ambiente in cui si trovano. Sono ovipari in genere, ma i doveri parentali non vanno oltre la deposizione delle uova nel terreno. Nessuna cova dunque e dopo un’incubazione che può andare da una manciata di mesi all’anno e mezzo i piccoli andranno da soli incontro al loro destino.
Sono esserini molto solitari, direi quasi asociali, campioni d’individualismo, e si ritrovano solo in occasione dell’accoppiamento. Ma proprio per questo, perché l’occasione risulta così speciale, i maschi allora ostentano una livrea del tutto spettacolare, mentre le femmine già fecondate assumono una colorazione più viva solo per avvertire gli eventuali pretendenti. Altro momento assai particolare, che spinge un maschio a prendere dei colori vivacissimi e strambi, risulta essere l’incontro con un collega…sullo stesso cespuglio !…inaccettabile ! Sono dei momenti di stress, capite, e il proprietario di casa metterà in atto tutto il suo repertorio teatrale per manifestare il suo disappunto all’intruso, gonfierà il corpo, la gola, i lobi, dondolando minaccioso, soffiando a fauci aperte e cambiando di colore…terribile !
Dal che si deduce che la colorazione della livrea e le sue variazioni sono proprio un modo di comunicare tra individui, di esprimere il proprio umore. Oltre che a servire per camuffarsi nell’ambiente. Ma come funziona ? Grazie a tre strati di cellule cromatofore situate nella pelle trasparente. Le cellule dello strato superiore contengono dei pigmenti rossi e gialli, quelle dello strato intermedio contengono una sostanza cristallina che riflette il blu, la guanina, mentre nello strato inferiore troviamo della melanina nera. Messaggi neuro-ormonali, a seconda delle situazioni, modificano la ripartizione dei pigmenti nelle cellule, permettendo così ai nostri eroi di cambiare il colore del loro corpo. Esempio: se le cromatofore superiori sono gialle e la guanina riflette il blu, il corpo risulterà verde, più o meno scuro grazie alla melanina sottostante.
L’altra caratteristica eclatante dei camaleonti è la visione a 360°, con occhi globulari che possono girare indipendentemente l’uno dall’altro. Su e giù, avanti e indietro. In questo modo riescono a sorvegliare il mondo, focalizzando in due direzioni diverse contemporaneamente. Il solo momento in cui usano la visione binoculare è quando fissano con ambedue gli occhi la preda per valutare perfettamente la distanza di tiro. Già, perché anche lo strumento di caccia risulta assai singolare: la lingua. Una specie di elastico lungo a volte quanto il loro corpo, attaccato internamente alla parte anteriore della mascella inferiore, non in gola come i comuni mortali. E ben arrotolato, come una molla. All’estremità una sorta di martelletto colloso. E’ uno spettacolo poter osservare un camaleonte in tiro davanti alla sua preda, mosca o cavalletta che sia…le fauci appena si schiudono in una brevissima fase di studio e poi zac ! In pochi centesimi di secondo la lingua viene sputata e ritirata. Velocità pazzesca. Preda sparita.
Infine le zampette, fatte come due ganasce prensili formate anteriormente da due dita esterne e tre interne e posteriormente da tre esterne e due interne, il contrario insomma. Questo fa del camaleonte un’incredibile arrampicatore, coadiuvato in questo dall’equilibrio fornito dalla codina pure prensile, anche se non determinante. Molte sono le specie osservabili in Madagascar, ognuna con proprie caratteristiche morfologiche sottolineate da creste, caschi, rostri, lobi occipitali e colori, ovviamente. Il dimorfismo sessuale appare marcato dalla taglia (più grandi i maschi) e dalla ben visibile sacca degli emipeni (organi di riproduzione) tipica dei maschietti e ben visibile vicino alla cloaca. In genere troverete i Calumma nelle foreste umide dell’est, mentre i Furcifer un po’ su tutto il territorio.
I più belli ? Tutti ! Ma tra i più appariscenti figurano sicuramente il Furcifer pardalis e il Calumma parsonii. Almeno per i miei gusti. E tra i più sconvolgenti i piccoli Brookesia, i quali riescono a malapena a raggiungere i due centimetri di lunghezza… se riuscite ad individuarli…
Se siete in passeggiata, o a spasso con un fuoristrada, troverete un aiuto insospettabile negli autisti o nella guida del momento. Hanno un sesto senso per scovare i nostri camaleonti, non è solo allenamento. Capita spesso infatti una frenata improvvisa, soprattutto in certe zone. “Che succede ?”…”Camaleonte”. “Dove ?”…eh, vattelapesca… l’autista scende, fa qualche passo e indica sornione. “Dove ? Dove ?”, manco se te lo addita lo noti subito. “Ma come fanno… ma che occhi hanno ‘sti ragazzi ?”. Poi è la meraviglia, eccolo là. Le zampette tipo manine strette intorno al ramo, la coda a ricciolo, gli occhietti che girano avanti e indietro, a scatti, buffi, la pelle squamosa e colorata… che bellezza questa natura ! Occhi aperti allora… e buona caccia !
Testo/foto di Giancarlo Salvador
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