Se amate la vita comoda, fatelo in discesa, tanto il panorama incredibile sul mare e sulla costa risulta lo stesso: ma se avete velleità filosofiche, allora dovete seguire in salita le scoscese orme del Sentiero di Nietzsche, lungo 2 km e con una pendenza di 400 metri, per raggiungere il paese di Eze (www.eze-tourisme.com), abbarbicato su uno sperone roccioso alto sulla Costa Azzurra, tra Cap d’Ail e Beaulieu-sur-Mer. Durante una di queste ascensioni infatti il filosofo tedesco fu colpito dall’illuminazione per comporre l’ultima parte dell’opera Così parlò Zarathustra. Finita la lunga salita, ma oggi c’è anche una comoda strada transitabile per raggiungere il parcheggio all’ingresso del paese, entrerete attraverso una Postierla del XIV secolo nell’antico borgo in pietra, di cui sono rimaste tracce anteriori anche alla conquista romana. Per scoprire il fascino di Eze bisogna lasciarsi guidare dall’inclinazione delle vie. Si sale sempre per stradine strette, dove i trasporti venivano fatto a dorso d’asino o di mulo fino all’inizio del secolo scorso. La corrente elettrica qui è arrivata assai tardi, e l’acqua fino al 1952 si andava a prendere a un’unica fontanella nel centro del paese, o meglio nel suo unico punto pianeggiante, una piazzetta di pochi metri quadrat,i ingentilita da un piccolo albero di nespole: qui non c’era proprio spazio per l’immancabile grande albero di platano, icona di tutte le piazze di tutti i paesi grandi e piccoli della Francia.
Questo borgo romito e per certi versi ancora selvaggio, pur a pochi chilometri da Nizza cui è congiunta dalla Moyenne Corniche e ad altrettanto poco dal confine italiano di Ventimiglia, ha esercitato sempre grande fascino, se è vero che il principe Guglielmo di Svezia l’ha scelto come località di villeggiatura per trent’anni, fino al 1953. La sua dimora oggi si è trasformata in un lussuoso albergo diffuso con il nome di Château Eze: si può dormire nella sua camera da letto e ammirare il panorama abbagliante del mare dalla sua terrazza. Anche il castello della Chèvre d’Or rappresenta un altro hotel di charme di poche camere, mentre quasi tutte le casette di pietra ben ristrutturate del borgo sono legate ad attività di accoglienza turistica: in particolare gli scantinati e i pianterreni un tempo servivano da cantine per i vini o da stalla per il bestiame, mentre ora sono stati trasformati in boutique alla moda, negozi di souvenir o atelier e gallerie di artisti. In tutto solo poche dozzine di abitanti vivono stabilmente nel paese entro la cinta muraria, gli altri si sono trasferiti più comodamente nei sobborghi dove lo spazio risulta meno tiranno e le comodità maggiori. La chiesa alta sopra il paese con il campanile provenzale accostato risulta dedicata a Nostra Signora dell’Assunzione, ricostruita a fine ‘700 dall’architetto italiano Antonio Spinelli su richiesta del duca Carlo Emanuele III di Savoia. La sua facciata, piuttosto spoglia, contrasta con la magnificenza della navata e del coro ricchi di ornamenti barocchi e trompe l’oeil.
Il giardino esotico. Sopra il villaggio e la chiesa, nel punto più alto del paese a 430 metri sul mare, sorge il giardino esotico, da visitare non solo per la varietà di piante spinose, ma soprattutto per l’eccezionale panorama su tutta la riviera spaziante dall’Italia a Saint-Tropez e alla punta della Corsica. Alla sommità alcune rovine dell’antica fortezza medioevale ricordano la storia del castello di Eze, risalente a tempi molto antichi. Questo luogo pare fosse abitato fin dall’età del ferro, anche se qualche resto databile con accuratezza risale fino al 220 a.C. Per raggiungere la sommità con le rovine si sale con sentieri tortuosi, in mezzo a spettacolari cactus e piante succulente di tutti i tipi. Il giardino possiede tante piante venute dall’Africa o dall’America adatte ai climi aridi, ma esistono anche piante succulente originarie di altri luoghi, dal Mediterraneo alla Foresta Tropicale. Queste hanno sviluppato strategie per limitare l’evaporazione: l’immagazzinamento dell’acqua si effettua nelle parti carnose e fibrose del tessuto, le foglie e i gambi in maniera particolare. Come nasce l’idea di creare un giardino botanico proprio in un luogo così impervio? La messa a dimora è cominciata negli anni dell’immediato dopoguerra, poi c’è stata una risistemazione importante nel 2004, quando alle piante esotiche sono stati accostati diversi altri percorsi artistici e tematici. Sono state installate 14 piccole sculture di Jean-Philippe Richard dette Le Dee della Terra, per creare un itinerario artistico tra poesia e botanica, a cominciare dalla dea Isis venerata dai Fenici che secondo la tradizione battezzarono con questo nome la località di Eze.
Profumi. Ma per chi ha buon naso, Eze riserva anche un’altra sorpresa. Appena fuori dalla cinta fortificata del borgo antico, in una zona comoda da raggiungere e con ampio parcheggio, si trova lo stabilimento della Maison Fragonard, fondata nel 1926 a Grasse. La scelta del nome di un pittore originario del luogo, Jean-Honoré Fragonard (1732-1806), costituisce un omaggio dell’imprenditore Eugène Fuchs, reso sia alla città di Grasse dove trovò accoglienza, sia alla raffinatezza delle arti del XVIII secolo. Dopo tre generazioni la Maison si è ingrandita con unità di produzione, di vendita e percorsi conoscitivi e museali a Grasse, Eze e Parigi, una decina di negozi in Francia e anche a Milano, nonché una distribuzione capillare nel mondo. La sede di Eze funziona da officina-laboratorio e impiega una cinquantina di persone, dedicata perlopiù alla produzione di saponi e prodotti per l’igiene. E’ interessante farsi accompagnare in un tour dello stabilimento per imparare le tecniche di produzione e le materie prime della profumeria, con enfasi quest’anno sulla vervena, ma l’esperienza più coinvolgente risulta partecipare in prima persona ad un corso di profumeria, un paio d’ore di puro divertimento sensoriale da affrontare in piccoli gruppi in un’auletta sul tetto dello stabilimento.
Ai partecipanti, agghindati da maestri profumieri con tanto di grembiulone, viene consegnata l’attrezzatura fatta di tante boccette di profumi, di cui imparare la storia e le caratteristiche. Sotto la conduzione di un’esperta guida sensoriale, un “naso” come vengono chiamati nel mestiere, si cominciano a miscelare i vari ingredienti, studiando le giuste proporzioni per realizzare una propria creazione artistica, attingendo alla personale memoria olfattiva. Si impara innanzitutto l’esistenza di una scala di intensità, a partire dall’acqua di colonia (5-8%) per passare all’acqua di toilette (8-12%), all’acqua di profumo (12-18%) e infine al profumo vero e proprio (18-30%). Si scoprono le curiosità del mestiere: ad esempio servono tre tonnellate di radici di iris per estrarre un chilo di olio essenziale, del valore di ben 100 mila euro. Un’altra curiosità a metà tra l’aneddoto e la storia: l’acqua di colonia si sarebbe dovuta più propriamente chiamare acqua di Firenze. A metà del ‘600 infatti il profumiere e mercante piemontese Giovanni Maria Farina si impossessò delle ricette di un farmacista fiorentino, vicino alla chiesa di Santa Maria Novella, e le rivendette poi a Colonia dove sviluppò l’acqua mirabilis, divenuta poi acqua di Colonia.
Se i “nasi” professionisti conoscono fino a ben 3000 essenze diverse, e sono in grado di lavorare con esse, gli apprendisti per un giorno hanno a disposizione un campione molto più limitato, una decina di boccette profumate per selezionare le note di testa di cuore e di fondo del loro profumo personalizzato. A fine lavoro ci si porta via come ricordo un flaconcino da 100 ml insieme con la propria sudata ricetta originale, frutto di tanti esperimenti, da riprodurre in caso di bisogno. Tra le essenze più usate ci sono mela verde, zenzero, fiori bianchi gelsomini, gardenia, vervena e legno di cedro per le note di fondo. “Il profumo è un’architettura di accordi” non si stanca di ripetere il “naso”, seguendo gli esperimenti degli allievi: consiglia, aiuta, corregge, ed alla fine consegna un diploma di partecipazione.
Ospitalità sul mare. Se la giornata invita a scendere verso il mare che sembra a due passi, ma richiede almeno un quarto d’ora di stradine tortuose con la macchina, ai piedi di Eze separati dal promontorio frastagliato di Cap Ferrat sul quale sorge il simpatico paesino di Saint-Jean-Cap-Ferrat, si trovano due delle più ridenti località turistiche della Costa Azzurra, il vero cuore di questo territorio, Beaulieu-sur-Mer a est e Villefranche-sur-Mer a ovest, immediatamente prima di raggiungere Nizza con la strada litoranea. A Villefranche la piccola cappella sul mare di Saint-Pierre, della cooperativa dei pescatori del luogo, costituisce una sorpresa e va visitata perché è tutta affrescata dall’artista Jean Cocteau.
Amatissime dagli intenditori e frequentati da una clientela cosmopolita, sono entrambe stazioni di villeggiatura dal clima magnifico, costellate di palme e di vegetazione subtropicale, con porticcioli affollati di yacht e motoscafi, splendide ville private e grandi alberghi. Gli indirizzi migliori, di categoria cinque stelle e affiliati ai Leading Hotels of the World (www.lhw.com), sono La Réserve de Beaulieu (www.reservebeaulieu.fr) e il Royal-Riviera (www.royal-riviera.com), distanti peraltro poche centinaia di metri uno dall’altro, anche se il primo si trova in comune di Beaulieu, e il secondo all’inizio di Saint-Jean. L’eleganza delle camere e degli ambienti, la qualità della cucina gourmet e il palmarès di ospiti illustri, imprenditori, artisti e finanche teste coronate dei due alberghi appare impressionante.
Info: www.france.fr – tel. 02 58 48 655.
Testo/Leonardo Felician – Foto/Leonardo Felician e Google Immagini