Vediamo un po’ se siete turisti attenti osservatori: di che colore è la Torre Eiffel, simbolo della città di Parigi e della Francia tutta ? La domanda può sembrare banale, ma non lo è per il fatto che soltanto quanti ci sono saliti sopra – o quanto meno sotto – ne conoscono l’esatto colore, cioè grigio metallo. Gli altri, quelli che l’hanno ammirata soltanto da lontano, possono essere tratti in inganno sul colore originato dal fascio di luci multicolori che si accendono ogni sera, per illuminarla durante tutta la notte. Occorre precisare al riguardo che se anche la torre si colloca al primo posto al mondo tra i monumenti visitabili a pagamento, con ben 6 milioni di turisti ogni anno, si verifica una strano fenomeno: mentre almeno due turisti su dieci che visitano la capitale francese (32 milioni nel 2017) non riescono a sottrarsi alla tentazione di salire sul suo simbolo, per ammirare un panorama diurno o notturno mozzafiato, i parigini a farlo sono invece davvero in pochi. Nemo in patria profeta, come volevasi dimostrare.
Il tema del colore della Torre Eiffel torna di attualità proprio in questi giorni, in quanto la municipalità parigina deve decidere quale sarà il colore del suo simbolo per i prossimi sette anni e, come si sa, con i simboli non si scherza. Sbagliare potrebbe costare caro, molto caro. Ad ottobre infatti, in attesa del prossimo 130° anniversario di vita, si dovrà procedere alla ventesima riverniciatura del manufatto, una volta ogni sette anni per non comprometterne la solidità. Un’impresa non da poco, richiedendo ben 60 tonnellate di vernice, 40 mila ore di lavoro, e tre anni di tempo. Ai parigini sembra non piaccia troppo l’attuale colore grigio topo, troppo neutro e privo di vivacità, ma come sempre le opinioni al riguardo risultano molteplici e contrastanti. Poche idee, ma confuse, se non che occorre decidere in fretta. Nel tempo ha avuto vari colori: rossa, ocra, gialla e marrone, a partire dal rosso iniziale dovuto agli abbondanti strati di minio antiruggine. E qualcuno sta ripensando ancora al rosso, tra sostenitori ed oppositori. Tra un po’ sapremo con quale colore ci accoglierà alla prossima visita.
La “dama di ferro”, come viene chiamata, venne eretta su una spianata dei Camps de Mars, usata in precedenza come piazza d’armi, nel 1887-1889, in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi che doveva festeggiare il 100° anniversario della Rivoluzione Francese. Si cercava un’idea originale, capace di impressionare il pubblico dei visitatori e al tempo stesso di esprimere un segno tangibile del progresso tecnologico conseguito: cosa di meglio di un’enorme torre tutta di ferro, nel secolo in cui il ferro si consolidò come principale materia prima. Agli inizi il progetto, portato avanti da due ingegneri, suscitò non poche perplessità ed esplicite opposizioni da parte di parecchi intellettuali, finchè non venne sposato dall’ingegner Gustave Eiffel, l’architetto del ferro, la cui impresa aveva già realizzato importanti opere in mezzo mondo come arditi ponti ferroviari in Francia, Portogallo e Vietnam, la stazione ferroviaria di Budapest, la cupola dell’osservatorio astronomico di Nizza e l’intelaiatura della Statua della Libertà a New York.
Venne costruita a tempo di record in 2 anni, 2 mesi e 5 giorni, da parte di 300 operai (con una sola vittima), in tempo per essere inaugurata il 31 marzo 1889, giorno del centesimo anniversario della Rivoluzione Francese, impiegando 7.300 tonnellate di ferro, sotto forma di 18.038 barre di ferro forgiato di varie lunghezze, trattenuti da ben due milioni e mezzo di bulloni, stretti a mano uno per uno. Il tutto poggiante su quattro piloni di cemento armato, per non sprofondare nel terreno. Il peso complessivo è infatti di diecimila tonnellate, l’altezza di 312 m, che con l’antenna per le telecomunicazioni sale fino a 325 m, fino al 1930 l’edificio più alto del mondo, dove trovano posto tre piani e due ristoranti, serviti da due ascensori; al primo piano si può accedere anche a piedi, salendo 704 gradini. La torre fu costruita, tra non poche polemiche, come emblema dell’Esposizione Universale, e avrebbe dovuto essere abbattuta alla fine della manifestazione. Ma nel frattempo questa ardita stilizzazione era entrata nel cuore dei parigini, tanto che si decise di non abbatterla, trasformandola anzi nel simbolo della città.
Trattandosi di un simbolo, mi rendo conto come non risulti elegante parlare contemporaneamente pure di soldi, ma la torre si rivelò da subito anche un notevole affare economico: gli ingenti soldi spesi per erigerla vennero immediatamente ripagati con i due milioni di visitatori registrati nel primo anno di esercizio; da 129 anni la torre, assieme ai visitatori, produce anche utili per la comunità parigina: sette milioni di euro di entrate ogni anno, con 300 milioni di visitatori festeggiati nel settembre 2017. Eppure sappiate che soltanto la metà (per l’esattezza il 51 %) dei visitatori sale fino alla cima, mentre il 20 % si ferma al secondo piano. Il monumento a pagamento più visitato al mondo. Inoltre sulla torre sono state installate due turbine eoliche, capaci di produrre diecimila kWh/anno, per renderla autosufficiente dal punto di vista energetico. Chi è stato lo scimunito a sostenere che con la cultura non si mangia ?
Un’ultima curiosità, anzi due. Vista da lontano, la torre sembra statica ed immobile. In realtà si muove, di poco, ma si muove, come ben sanno quanti sono saliti fino alla vetta nelle giornate di forte ventosià, non rare a Parigi. Ebbene il forte vento, che passa indenne attraverso i mille buchi, riesce a fare oscillare la cima fino a 12 cm, con comprensibile spavento da parte dei visitatori. Ma non si tratta dell’unico movimento. Anche durante i periodi estivi di elevata temperatura dovuti alla forte insolazione, per il fenomeno dell’espansione del ferro surriscaldato la vetta si innalza fino a 15 cm. Oscillazioni a parte, continuate pure a salire tranquilli, per ammirare un panorama invidiabile su una delle più intriganti città del mondo, oppure per ammirarla di notte da lontano, nel fulgore di 336 proiettori con 20 mila lampadine multicolori. Ma di che colore è la Torre Eiffel ?
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Testo/Giulio Badini – Foto/Google Immagini