Quella che andiamo a raccontare è la storia di una Croazia piena di sapori, capace di dare di recente una piccola dimostrazione delle sue potenzialità a Roma, presso un salone del ‘Baglioni Hotel Regina’. L’occasione ? Un Cooking Show con il patrocinio del Ministero degli Esteri – Ufficio per i Croati all’Estero, organizzato dall’Ente Nazionale Croato per il Turismo in collaborazione con l’Associazione Jedna Musika di Acquaviva Collecroce/Kruč e l’Associazione Mosaico Italo Croato di Roma. Ai fornelli in sala, due chef croati d’eccezione: Renato Kraljev e Ivan Pažanin. Ma anche due molisani che non sono secondi a nessuno nella cucina tradizionale e non solo: Colombo (Bobo) Vincenzi e Filindo Russo.
Qualcuno potrebbe dire: «Che c’entra la Croazia col Molise?». C’entra, eccome. Tutto cominciò quando il “Paese dalle mille isole” fu invaso dagli Ottomani dopo la conquista di Costantinopoli nel 1453. L’espansione dei Turchi nella penisola balcanica costrinse molte popolazioni a lasciare le loro terre, per tentare di sfuggire ad un destino altrimenti segnato. Tra queste, quelle provenienti da Istria e Dalmazia, che nella Serenissima Repubblica di Venezia erano dette degli ‘Schiavoni’, cioè i non latini abitanti nei possedimenti sull’altra sponda dell’Adriatico e dell’interno. Un flusso migratorio iniziato già in realtà all’inizio nel XIII secolo, per attività commerciali e scambi culturali, concentrandosi in molte regioni del sud Italia, ma principalmente nella provincia molisana di Campobasso. La zona prescelta fu quella collinare tra i fiumi Biferno e Trigno, nei comuni di Acquaviva Collecroce (Živavoda Kruč), Montemitro (Mundimitar) e San Felice del Molise (Filič). Ma anche a Mafalda, Montelongo, Palata, Petacciato, San Biase, San Giacomo degli Schiavoni e Tavenna. Territori dove si sono sviluppate generazioni di croato-molisani, ma dove oggi sono rimasti in pochi a parlare, soprattutto in casa, il dialetto ‘naš jezik’ (la nostra lingua), derivato dall’antico ‘štòkavo-ìkavo’ usato nella Dalmazia centrale.
Un evento che – come si è saputo poi – è stato fortemente voluto dall’ambasciatore della Repubblica di Croazia in Italia Jasen Mesić, il quale con Neven Pelicarić Veleposlanik, ambasciatore presso la Santa Sede e altre autorità e personaggi di rilievo, hanno assistito alla preparazione e degustato alcuni piatti tipici delle due sponde dell’Adriatico. La performance gastronomica si è svolta in contemporanea alla campagna di marketing messa in campo dal Ministero del Turismo Croato e dall’Ente Nazionale Croato per il Turismo in Italia, a partire dalle principali stazioni delle metropolitane italiane.
Ad inaugurare l’evento, teso a fare conoscere a tanti presenti l’esistenza della comunità croato-molisana (Moliški Hrvati), il ministro del Turismo Croato Gari Cappelli, il quale ha ricordato come questa comunità sia saldamente insediata nel nostro Paese da oltre 500 anni e ha parlato di nuove iniziative per rinsaldare il rapporto tra i nostri Paesi e portare in Croazia sempre più turisti italiani. A tal proposito Viviana Vukelic, nuova direttrice dell’Ente Nazionale Croato per il Turismo in Italia, ha ricordato come si stiano preparando proposte molto attrattive sull’offerta turistica croata rivolte al mercato italiano, con nuove destinazioni e voli. Un flusso che solo nei primi mesi del 2018 ha contato su circa 259 mila pernottamenti italiani in Croazia.
Hanno partecipato a questa dimostrazione culinaria anche molti rappresentanti della stampa di settore, italiana e internazionale, i quali hanno molto apprezzato l’eccezionale buffet dov’è stato messo in mostra e nei piatti, un vasto repertorio di prodotti tipici, compresi i dolci fatti in casa, da appagare con la vista e l’olfatto, prima che col palato, qualsiasi desiderio culinario. Ma i piatti forti della giornata sono stati sicuramente quelli presentati dai quattro cuochi e poi replicati per i palati degli ospiti, accompagnati dagli ottimi vini croati, di cui Dalmazia e Istria in particolare sono i maggiori produttori ed esportatori. Vini prodotti da vigneti che si estendono per oltre 6 mila ettari complessivi dalle colline al mare. Rossi come il Terrano (Teran), il Plavac Mali, o il Dingač, prodotto della penisola di Peljesač, primo Doc croato nel 1967. Senza disdegnare gli ottimi Merlot, Cabernet Sauvignon e Pinot Nero. Oppure i bianchi come il Vugava dell’isola di Vis, il Moscato (Muškat) bianco di Momiano, il Gravina, la Kraljevina, il Plavec Zuti, il Sauvignon di Medimurje, il Vrbnička žlahtina dell’isola di Veglia (Krk) e la Malvasia istriana novella.
Renato Kraljev, di Zara (Zadar), si colloca tra i più celebri chef della Dalmazia. Ha ricevuto molti premi nelle numerose competizioni gastronomiche a cui ha partecipato, con le sue originali ricette. Noto tra i più famosi ristoranti dalmati, ha prestato la sua arte culinaria per soddisfare i palati di molte troupe cinematografiche internazionali, che hanno girato in Croazia. Il piatto presentato durante il Cooking Show è stato un ‘Brodetto di seppie di Banj – isola di Pasman’ e a margine dell’incontro culinario, Kraljev ha presentato il suo libro ‘Cucina autoctona della regione di Zadar’, tradotto pure in italiano e in inglese.
Lo chef di Spalato Ivan Pažanin, ha appreso i rudimenti della cucina da nonna e mamma, ma si è fatto le ossa sulle navi da crociera. La sua fonte d’ispirazione risulta la cucina mediterranea, la quale attraverso ingredienti comuni unisce popoli apparentemente diversi. Nella sua carriera ha cucinato per grandi star del cinema, piloti di Formula 1 e famiglie reali d’Europa e del mondo. La ricetta presentata è stata ‘Riso nero ai frutti di mare affumicati’, prodotti da un’azienda di Spalato (Spit).
Colombo Vincenzi, detto il ‘Compagno Bobo’, vanta una popolarità tutta sua, dovuta sicuramente alla simpatia che esprime a prima vista, prima ancora delle indubbie qualità e la fantasia messe tra i fornelli. Ama la sua Regione e il 95% dei prodotti usati arrivano dal suo territorio, ma ad esaltare la popolarità di Bobo, anche quella definizione di “cuoco rosso” che si porta appresso da sempre, per la sua ostinazione (o coerenza?) a non rinnegare il “sogno del Sol dell’avvenire”, rappresentato dalle immagini appese alle pareti del suo ristorante ‘Ribo’, in Contrada Malecoste a Guglionesi in provincia di Campobasso, dove spiccano quelle di Che Guevara, Lenin e Stalin. Un cuoco, ma prima di tutto un personaggio, che si è presentato al Cooking Show di Roma letteralmente in rosso dalla testa ai piedi, rendendo ancora più popolare la sua figura, ormai ben conosciuta anche a livello televisivo grazie alle sue apparizioni a ‘Cuochi d’Italia’, il format gastronomico condotto da Alessandro Borghese. Bobo ha presentato una ‘Zuppa di pesce’, usando spaghetti spezzati come pasta nel brodo a base di scampi, mazzancolle e cicale di mare o pannocchie, come si chiamano a Roma.
Filindo Russo rappresenta, assieme alla moglie Antonella Di Dodo, l’anima creativa della cucina del ‘Borgo Antico’, la piccola trattoria da loro gestita a Civita Superiore, una frazione del paese di Bojano, in provincia di Campobasso. Uno splendido borgo medioevale, dove questa coppia di cuochi propone, rielaborandole, antichissime ricette della cucina tipica molisana. Piatti patrimonio gastronomico della cultura contadina, delizie della cucina locale tramandati di madre in figlia e rivisitati in chiave moderna da loro due. La ricetta presentata da Filindo Russo è una delle più tradizionali della sua Regione: ‘Coscio di agnello disossato’, avvolta in pancetta di maiale e speziato con aglio, rosmarino, pepe e alloro.
Croazia e Italia, due nazioni vicine e con molte storie in comune. Spesso di conquiste, battaglie e lutti. Molto più spesso di civiltà, scambi commerciali e culturali. Città croate dove è tutt’oggi evidente il lascito della presenza culturale romana, come Spalatum (Spalato), con i resti del grandioso palazzo dell’imperatore Diocleziano), Pola con il suo imponente anfiteatro tra i meglio conservati in assoluto, e Mursa major (Osijek). Posti come Burnum (Ivoševci), in Dalmazia, dove stazionava la Legio XI Claudia, o Poetovio (Ptuj), nella Pannonia slovena, dove stava la Legio XIII Gemina. O città che si sono sviluppate sotto la Repubblica della ‘Serenissima’, come Rovigno (Rovinj), ‘la piccola Venezia’; Fiume (Rijeka), Zara (Zadar), Spalato ( Split) o Ragusa (Dubrovnik).
Due nazioni legate dai drammi delle Guerre Mondiali, con storie di morti, occupazioni ed emigrazione. Ma anche belle storie d’integrazione, come quelle delle Comunità Croate in Italia, di cui quella del Molise ne è un esempio. Una minoranza linguistica tutelata dallo Stato Italiano e che, come tante minoranze etniche facenti parte del tessuto sociale di molte nazioni, come questa molisana, sono un esempio di come si possono far crescere i legami tra i popoli.
Info: Ente Nazionale Croato per il Turismo,
www.croazia.hr – info@enteturismocroato.it Tel. 02 86 45 44 97.
Testo/Foto Maurizio Ceccaioni