Caraccioli… chi era costui ? E Misson ?… Thomas Tew ? Avreste mai immaginato che qualcuno, un bel po’ di tempo fa e in un luogo decisamente remoto, fosse riuscito a realizzare una repubblica egalitaria di stampo comunista o comunitario, tentando di attuare nella pratica le idee utopistiche preconizzate nella storia da tanti illustri filosofi, da Platone a Giordano Bruno, Tommaso Campanella, Tommaso Moro, Francesco Bacone e Bernardino Telesio, tanto per citarne soltanto qualcuno a caso, e senza scomodare i soliti Marx ed Engel ? Utopia? E quand’anche !? Beh, allora sentite questa…
Correva l’anno 1724, quando esce un libro intitolato “A General History of the Robberies and Murders of the Most Notorious Pirates”. Autore un misterioso Captain Charles Johnson, probabile pseudonimo di Daniel Defoe (1660-1731), autore anche di Moll Flanders e del celeberrimo Robinson Crusoe. Vi si racconta, tra le altre cose, il destino strano che intrecciò le vite di tre personaggi assolutamente eterogenei, ai confini tra leggenda e storia. Tale Caraccioli, prete domenicano, deista convinto, idealista e rivoluzionario (e pare anche impenitente rincorri-sottane), il capitano Misson della Marina Francese ed il pirata americano Thomas Tew. Tutto sembra cominciare nel 1695, quando la Victoire, vascello da guerra su cui è imbarcato come ufficiale Misson, attracca nel porto di Napoli. Ed eccolo in licenza a Roma tra monumenti e salotti, magari curioso di partecipare ad una delle udienze pubbliche del papa. In questo frangente conosce Caraccioli, forse suo casuale confessore. Ed è subito un colpo di fulmine. Sembra di vederli parlottare complici, immersi in ragionamenti sulle ingiustizie dell’umanità, intenti a voler rifare il mondo in maniera diversa. Tanto che Misson invita il nuovo amico ad imbarcarsi sulla Victoire. E Caraccioli, cui ormai il saio va stretto, disgustato dallo sfarzo e dalla licenziosità della corte papale, ben stigmatizzati dalla frase di un cardinale “quantum lucrum ex ista fabula Christi!” (quanto profitto da questa fiaba di Cristo), non ci pensa due volte e abbandona baracca e burattini. Vocazione o deformazione professionale lo spingono anche in mare a far proseliti, predicando libertà, uguaglianza e democrazia. Marinai entusiasti.
Poi un duro scontro con un vascello nemico elimina il signor Claude, conte di Fourbin, comandante della Victoire e qualche altro ufficiale. E Misson viene acclamato nuovo condottiero dall’equipaggio. Il domenicano visionario si prodiga in un discorso infiammato e voilà, il vascello non è più della Corona, ma di questo manipolo di marinai tramutati in pirati assetati di giustizia e di libertà. Ed eccoli allora i nostri due eroi a vagabondare per i mari, lanciati all’abbordaggio di altre navi “per dio e per la libertà”. Il bottino viene equamente diviso tra l’equipaggio, gli schiavi vengono liberati e i nemici convinti a disertare per abbracciare questa nuova avventura. Cresce la flotta e nasce l’idea di Libertalia, un progetto di repubblica che prevede l’abolizione della proprietà privata, l’uguaglianza tra gli uomini e l’abolizione della schiavitù. Mica male come programma. Una prima terra promessa dove installarsi e dar vita alla repubblica sembrano le isole Comore. Ci si sposa con le belle fanciulle indigene, Caraccioli e Misson con le figlie della nobiltà locale, giusto per saldare i rapporti. Ma la nuova patria, quella definitiva, è poco lontana. In seguito ad un rovescio militare in cui viene ferito pure il prete ruggente, si decide di spostare tutto sulla punta settentrionale del Madagascar, in una delle più belle baie del mondo, molto articolata in insenature e quindi ben difendibile. Siamo nel luogo che poi verrà chiamato Diego-Suarez. Si costruiscono abitazioni, fortificazioni e la sede del nuovo parlamento dove tenere le assemblee.
All’inizio sono in tutto 300 uomini, divisi in gruppi di 10 con un rappresentante per gruppo. Le alte cariche durano tre anni, poi si cambia. Un codice legislativo prevede una serie di norme e idee assolutamente rivoluzionarie per quel momento storico: ogni uomo è nato libero e tutti gli uomini sono uguali, con gli stessi diritti e doveri; abolizione di schiavitù, tortura, pena di morte e proprietà privata; la terra è di chi la lavora, le risorse come bestiame, sostanze e benessere vanno equamente divisi; libertà sessuale se non nuoce ai singoli o alla comunità; libertà di fede e rispetto delle idee altrui… Nel frattempo si continua a razziare nei porti tenuti dai portoghesi lungo le coste del Madagascar e a battere le rotte che seguono la costa orientale dell’Africa in cerca di nuove prede, navi commerciali piene di merce dirette o provenienti dalle Indie. Libertalia si sviluppa e si arricchisce, si costruiscono nuove navi. Ed è proprio durante una di queste scorribande che avviene l’incontro col celebre pirata di Rhode Island, Thomas Tew. Anche stavolta è amore a prima vista. Tew diventa l’Ammiraglio della piccola flotta, Misson è il Conservatore della Repubblica e Caraccioli Segretario di Stato, coadiuvato nel delicato compito dai rappresentanti del popolo, bianchi o neri poco importa. La lingua ufficiale addirittura diventa il frutto dei miscugli di tutti gli idiomi parlati dai cittadini della repubblica.Tutto va a gonfie vele, è il caso di dirlo. Si realizza un sogno, una magia. Vincono i valori, gli ideali. L’impossibile diventa possibile, Utopia diventa realtà.
Ma la cattiva sorte trama dietro l’angolo. I portoghesi della Grande Isola sono arcistufi delle prodezze degli Uomini Liberi e dopo un fallito attacco a Libertalia con 5 vascelli, molto probabilmente sono proprio loro, con l’accordo delle altre potenze europee, a sobillare alcune tribù di indigeni invidiosi, con cui i rapporti dei nostri eroi non sono mai stati dei più felici. E, come si sa, l’invidia è una gran brutta bestia. Fatto sta che, approfittando dell’assenza di Tew e della nave ammiraglia, nonchè dell’uscita della piccola flotta in cerca di nuovi territori di caccia, si scatena l’inferno. Caraccioli ci lascia le penne. Misson che era rimasto con pochi uomini, donne e bambini riesce ad imbarcarsi sulle uniche due corvette all’ancora nella rada. Con lui una quarantina di sopravvissuti. Ma le sfighe non arrivano mai da sole, ed è la natura che ‘stavolta ci mette lo zampino: un uragano distrugge la Victoire che era con Tew, un altro uragano metterà la parola fine all’avventura del capitano Misson e alla sua Utopia.
Storia ? Leggenda ? Pura letteratura ? Così ce la racconta Captain Charles Johnson…Se noi non possiamo garantirne la veridicità, non possiamo neppure escluderla. A quei tempi, e per alcuni secoli, le coste del Madagascar si trasformarono infatti in un ricettacolo per pirati e filibustieri di ogni risma, attratti dall’anarchia regnante sulla grande isola e, soprattutto, dalla ricchezza e dalla facilità di impossessarsi dei ricchi carichi mercantili delle navi che transitavano nelle sue acque dirette in oriente. L’isola di Sainte Marie, sulla sua costa nord-orientale non troppo lontana da dove doveva sorgere Libertalia, oggi meta turistica per osservare il passaggio stagionale delle megattere provenienti dall’Antartide per venire a riprodursi in queste calde acque, per almeno due secoli ha funzionato come base di pirati, come attestano ancora oggi le tombe del suo cimitero. Quindi una bella storia, ricca di spunti e di insegnamenti …chissà se i nostri politici la conoscono ?
L’operatore veneziano « Harmattan » (www.harmattan.it – info@harmattan.it – tel. 041 81 22 956), specializzato in viaggi culturali di scoperta in tutto il mondo con accompagnamento qualificato e specialista in particolare sul Madagascar, propone per tutto l’anno viaggi individuali e di gruppo nella Grande Isola di varia durata (da 9 a 18 giorni), alla ricerca degli aspetti paesaggistici, naturalistici ed etnografici delle diverse regioni, compresa la regione settentrionale di Libertalia, con molteplici partenze mensili.
Testo/Giancarlo Salvador – Foto/Giancarlo Salvador e Google Immagini