Turismo per molti si identifica con la gita domenicale fuori porta, per altri con le vacanze estive (ovunque esse siano), per altri ancora con viaggi di scoperta e di arricchimento culturale in giro per il mondo. Poi ci sono i soliti esagerati, strapieni di soldi e di ambizioni, i quali sono disposti a pagare anche cifre esorbitanti pur di poter andare – o più precisamente, pur di poter dire di essere andati – in luoghi dove non è mai andato nessuno, cosa ormai difficile, se non proprio impossibile, sulla terra. Se non sulla terra allora in cielo, nell’infinità del cosmo, ancora tutto vergine e da esplorare. A competere per la conquista dello spazio fino a poco tempo fa erano le nazioni: Usa, Russia, Cina, India, Europa, per affermare un primato politico, economico e tecnologico. Ora invece, in prospettiva di un redditizio mercato di turismo spaziale aperto, se non proprio a tutti, quanto meno a fascie di ambiziosi ad alto reddito, la competizione si è spostata essenzialmente tra due imprenditori miliardari, ognuno impegnato per interesse e per prestigio personale ad accaparrarsi questo lucroso business.
Il progetto in fase più avanzata risulterebbe quello della compagnia spaziale americana Blue Origin di Jeff Bezos, l’imprenditore statunitense di umili origini proprietario di Amazon.com, la maggiore società di commercio elettronico al mondo, e del giornale The Washington Post, accreditato titolare di un capitale valutato 123,9 miliardi di dollari (più di Bill Gates). Blue Origin è una start up creata nel 2000 per realizzare voli spaziali umani, con l’intento di creare nello spazio hotel, parchi di divertimento, piccole città con 2 – 3 milioni di abitanti in orbita attorno alla terra. Nel 2018 il veicolo Shepard è arrivato fino a 100 km di altezza, atterrando poi come previsto nella base spaziale creata nel Texas occidentale.
Il 29 aprile scorso il razzo riutilizzabile New Shepard è partito dalla base texana di Van Horn e ha liberato la capsula dopo 2 minuti e 26 secondi dal decollo. Raggiunta l’altezza massima di 107 km ha riacceso il motore per tornare indietro nell’atmosfera, ed ha poi frenato per rallentare la velocità. Dopo 7 minuti dal decollo si è posato su una piattaforma di atterraggio, ad appena 3 km dal sito del lancio. La capsula invece ha aperto i tre paracaduti, atterrando dieci minuti dopo il lancio. Dopo questo positivo collaudo, si avvicina la data del primo viaggio a scopo turistico nello spazio con persone a bordo, previsto entro il 2019; la Crew Capsule dovrebbe essere in grado di trasportare un massimo di 6 passeggeri.
Più arretrate sembravano invece fino a ieri le sperimentazioni della Virgin Galactic, compagnia per offrire voli spaziali suborbitali turistici creata nel 2011 con base nel deserto Usa del New Mexico dal miliardario britannico Richard Branson, fondatore della Virgin Group, a cui fanno capo una compagnia aerea e di navigazione, carte, di credito, assicurazioni e altro, accreditato nel 2015 per un patrimonio di 5,2 miliardi di dollari. Nel 2014 l’astronave Space Ship Two è esplosa in volo dopo essere stata sganciata dall’aereo vettore, provocando un morto e un ferito. Il progetto prevede 500 posti passeggero all’anno, al costo di 250 mila dollari per raggiungere e superare un’altezza di 100 km, con sei minuti in assenza di peso. Secondo notizie recentissime, con le nuove sperimentazioni la navetta ha raggiunto ora velocità supersoniche ed è arrivata fino a 35 km di quota. Nel caso i test di volo suborbitale continuassero in maniera positiva, si può ipotizzare l’inizio dei voli commerciali già per quest’anno. In questo lucrosa iniziativa stanno tentando di inserirsi anche i russi, con un’offerta di 6 giorni di volo turistico ad un costo di circa 20 milioni di dollari. Tanto per spazzare via l’idea di un turismo di massa.
In tutto questo l’industria aerospaziale italiana, piuttosto all’avanguardia per parecchi componenti, non sta certo a guardare. Proprio di recente l’Enac (l’ente preposto al controllo dei voli), su incarico del Ministero dei Trasporti, ha identificato dopo attenti esami l’aeroporto di Taranto Grottaglie come primo spazioporto italiano per i voli del turismo spaziale, per voli suborbitali previsti nella porzione di spazio compresa tra 15 e 100 km di altezza. Oltre a portare turisti nello spazio, lo spazioporto tarantino servirà alle società aerospaziali per il lancio oltre l’atmosfera di piccoli satelliti e per i test di nuove tecnologie
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