Il 15 – 17 agosto 1969, in una sperduta località rurale nello stato di New York, avvenne uno dei più salienti avvenimenti nella storia della musica e del costume degli Stati Uniti d’America, diventato famoso con il nome di Festival di Woodstock o, più semplicemente, Woodstock, in quanto quel nome di una località era improvvisamente diventato il simbolo di un’America nuova, diversa ed inimmaginabile, l’emblema di una gioventù ribelle ed anticonformista che ben presto si diffuse a macchia d’olio su tutto il pianeta. Era successo che un normale fine settimana di musica, pur con i migliori nomi dell’epoca, finì per convogliare in un luogo assolutamente inadatto una moltitudine incredibile di giovani – non meno di 4 – 500 mila o forse anche di più – i quali si resero conto di essere in tanti a costituire una categoria di cittadini diversi, diversi pure dai loro stessi genitori, non interessati al profitto, al benessere, al tornaconto, a cui anteponevano valori come pace, amore e libertà. Un qualcosa che l’Europa aveva già conosciuto un anno prima nelle università e nelle piazze, meno politico e rivoluzionario ma più incisivo nei comportamenti sociali: era nato e consacrato il movimento hippy, quello dei figli dei fiori, tutta trasgressione, una visione della vita diversa e musica rock.
Woodstock è un piccolo e tranquillo borgo rurale, abitato da un elevato numero di artisti – soprattutto pittori e musicisti – con diverse sale di incisioni e un festival estivo di interesse locale; tra le diverse star vi abitava anche Bob Dylan e dispone ancora di un apposito cimitero dedicato agli artisti. Nel 1969 successe che quattro imprenditori musicali decisero di investire sul festival locale, scritturando alcuni dei migliori complessi e solisti musicali dell’epoca. Poche idee, ma confuse, e tante solide incertezze. Agli inizi infatti avrebbe dovuto essere musica classica, ma finì per diventare la sagra senza paragoni del rock, in ogni sua forma e contaminazione. Causa permessi prima accordati e poi negati, il luogo dei festival cambiò più volte, tanto che alla fine in realtà si svolse a Bethel, 70 km da Woodstock, e man mano che passavano i giorni si dovettero affittare sempre nuovi terreni. Il tutto ruotava sul numero dei partecipanti previsti, e delle relative necessarie strutture, dagli altoparlanti ai parcheggi, fino alle latrine: si prevedeva un afflusso di 50 mila persone, furono venduti in prevendita 184 mila biglietti (ad 8 dollari al giorno), ne arrivarono dieci volte tanto. Impossibile da calcolare il numero esatto (qualcuno arriva a dire fino ad un milione), in quanto c’era chi andava e veniva, e divenne materialmente impossibile far pagare il biglietto a tutti.
L’incredibile successo numerico venne testimoniato dal fatto che l’intera rete di strade ed autostrade dello stato restò paralizzato per più giorni, tanto che parecchi artisti per esibirsi furono costretti ad arrivare in loco in elicottero, mentre tanti altri arrivarono con forti ritardi o non arrivarono proprio. Alla fine il luogo prescelto fu una enorme conca con in fondo uno stagno, il palco fu montato in basso a mo’ di teatro, con altoparlanti piazzati su torri di legno alte 16 m, capaci di diffondere la musica a chilometri di distanza. Il vero miracolo fu che, in un’epoca priva di facebook e di social, la diffusione dell’avvenimento fu affidata interamente al passa parola: e non avrebbe potuto funzionare meglio. Il luogo si rivelò totalmente inadatto a contenere una simile moltitudine, mancavano le strutture più elementari (dove mangiare, bere e dormire e, soprattutto, i bagni) e tutto si complicò quando cominciò a piovere, trasformando il campo e le persone da un formicaio in una poltiglia di fango. Per fortuna la musica funzionò da catalizzatore di tutto, da piffero magico, e per tre giorni e mezzo gli artisti si esibirono ininterrottamente giorno e notte ipnotizzando la platea, con programmi saltati per il prolungarsi di alcune esibizioni, utili a coprire ritardi ed assenze di altri, fino a sforare di mezza giornata nel lunedì successivo. Ovviamente in tutto questo la droga correva a fiumi, in particolare cannabis e acido Lsd, e fu un miracolo se si registrarono soltanto due morti.
Ovviamente dal giorno successivo l’America, e pian piano anche tutto il mondo occidentale, non fu più la stessa. Qualcuno impiegò un po’ di tempo a capirlo, ebbe qualche difficoltà a mettere in relazione l’effetto con la causa, ma fu proprio così. Furono sdoganati i capelli lunghi, gli abiti di cotone, le gonne a fiori, l’artigianato etnico, l’ascolto di musica rock a tutto volume, l’uso di droghe “leggere”, il camminare a piedi nudi, l’abiura del reggiseno, l’amore libero, il rifiuto delle regole perbenistiche, a cominciare dal rifiuto di arruolarsi per andare a combattere in Vietnam, una guerra antistorica voluta dalle elites militari e capitalistiche, da dove la meglio gioventù tornava dentro ad una bara. Woodstock rappresentò una linea di demarcazione, un punto di non ritorno di trasformazione politica e sociale per un’intera nazione – se non per il mondo – come nessun’altra nella storia, forse ancora non del tutto conclusa.
Da allora ogni dieci anni qualcuno si è prodigato a mettere in piedi altre Woodstock, con esiti alterni, più che altro con l’intento di verificare i cambiamenti registrati all’interno del mondo rock e della musica underground, ben consapevoli che i miracoli non si ripetono e che sotto lo stesso ponte non può mai ritransitare la stessa acqua. Ma il prossimo anno ricorre il 50° anniversario della manifestazione, e le intenzioni sono quelle di festeggiare in grande stile, sempre nelle spirito anarchico e confusionario del Festival. Tra l’altro si sta pensando anche ad una edizione oltreoceano e ad una stabilizzazione annuale. Quanti vorranno non mancare un simile avvenimento, faranno bene a muoversi per tempo, onde assicurarsi un posto in prima fila.
Info: www.woodstock.com – Visit USA: www.visitusaita.org – infodesk@visitusaita.org
tel. 02 62 68 85 36 – New York City & Company: italy-media@nycgo.com – www.nycgo.com – tel. 02 87 16 82 46.
Testo/Giulio Badini – Google Immagini