Una delle maggiori preoccupazioni per quanti volano spesso risulta sicuramente costituita dal dubbio, capace di trasformarsi qualche volta in una vera e propria paranoia, di non trovare all’arrivo le proprie valigie. Bisogna capirli. Provate Voi a dover fare un’importante riunione di lavoro in qualche capitale del business in jeans, polo e sandali, perché la vostra valigia con l’abito scuro è finita chissà dove, oppure anche semplicemente trascorre una vacanza balneare di una settimana sul Mar Rosso, ai Caraibi oppure alle Maldive con addosso il vestito invernale con cui siete partiti dall’Italia, causa smarrimento bagaglio. Chiunque voli parecchio sa bene che, statisticamente, prima o poi capiterà anche a lui: è che ogni volta ci si augura avvenga sempre quella successiva. So di cosa scrivo in quanto, ovviamente, è capitato anche a me, e ben più di una volta. Come quando in Siria, ospite del governo, dovetti andare – per forza – ad un galà del Ministro del turismo in jeans e giacca a vento, perché la mia valigia non era mai partita da Fiumicino.
Il peggio però credo sia capitato a mia moglie: viaggio di un mese in Mongolia, con partenza da Milano e scali ravvicinati (per risparmiare) a Zurigo, Berlino e Mosca; all’arrivo ad Ulan Baator tutte le nostre valige c’erano, tranne la sua. Provate ad immaginare un itinerario tosto nel nulla e nel freddo della steppa mongola, con l’abito usato in luglio a Milano. E provate Voi a cercare, tra una visita turistica della capitale e l’altra, di comprare mutande, calze, magliette, pantaloni, giacche a vento e scarpe in un grande magazzino mongolo di vent’anni fa. A puro titolo di cronaca, la valigia incriminata la ritrovammo nella camera d’albergo al rientro nella capitale, il giorno prima di rientrare in Italia. Da allora viaggiamo sempre con due valigie, ma in ognuna ci sono abiti di entrambi. Parlare in questi casi – ed in molti altri che lascio a Voi immaginare – di vacanza rovinata si tratta sicuramente di affermazione riduttiva, tale da arrivare a giustificare in qualche caso l’idiosincrasia per i voli aerei.
Se il possibile smarrimento dei bagagli segna psicologicamente il viaggio di parecchi passeggeri, per le compagnie aeree si tratta di una voce di bilancio capace di fare virare pesantemente verso il rosso per cifre astronomiche. Infatti ogni bagaglio disguidato finisce per costare a compagnie ed aeroporti ben più di un bagaglio regolarmente consegnato: occorre risarcire il passeggero per la perdita ed i disagi subiti – quando questo non provoca danni ulteriori – e cercare di rintracciare ogni singolo bagaglio fino a trovarlo – ovunque esso sia finito – e recapitarlo al domicilio del legittimo proprietario, quando il collo non si è completamente volatilizzato. Senza contare come il più delle volte ciò comporti per le compagnie, anche se incolpevoli, la perdita certa di un cliente per il futuro, in quanto non esiste rimborso che possa pagare certi disagi, oppure la perdita di oggetti a cui si è legati affettivamente.
Per tutta questa serie di ragioni, e per altre ancora, interesserà sapere che l’impegno delle compagnie aeree e degli scali al riguardo risulta essere sempre al massimo, confidando soprattutto su tecnologie d’avanguardia, capaci di consentire una migliore e più trasparente gestione dei bagagli ed un continuo monitoraggio di geolocalizzazione di ogni singolo collo in tempo reale. Nel frattempo può consolare la notizia che l’insieme delle compagnie aeree di linea sono riuscite a ridurre i costi per bagagli disguidati dai 4,2 miliardi di dollari nel 2007, a 2,3 miliardi nel 2016, nonostante il forte incremento di voli e di passeggeri registrato nel periodo. Un presagio positivo nel futuro per il nostro amato bagaglio.
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