Una montagna per tutte le stagioni. L’attesa della neve, che trasformerà l’Alta Valtellina nel paradiso degli sciatori, può diventare un’occasione preziosa per conoscere e apprezzare gli altri colori del comprensorio di Bormio, Valdisotto e Valdidentro. Non solo chilometri di piste, ma anche percorsi naturalistici – dalla riserva del Paluaccio agli itinerari nel Parco dello Stelvio – passeggiate nella storia come quelle offerte dal Forte Venini di Oga, senza dimenticare la buona tavola e l’ampia offerta termale. Bormio (1225 metri sul livello del mare), conosciuta come la “Magnifica Terra”, deve la sua fortuna alla posizione geografica di corridoio strategico per le comunicazioni transalpine: una porta spalancata verso Livigno e la Svizzera famosa per sport, benessere, ma anche shopping, spritz e bombardino (bevanda degli sciatori a base di panna, zabaione caldo, brandy e caffè) nella suggestiva piazza trecentesca dominata dalla torre della Bajona. Oltre ad offrire 50 chilometri di piste innevate, in una delle più qualificate ski area delle Alpi e sede stabile di di Coppa del mondo di sci alpino, a partire dalla famosa pista Stelvio dove si può sciare anche la notte, Bormio offre chiese antiche e dimore nobiliari che raccontano i fasti della contea, grazie anche al calendario di eventi (per esempio i Pasquali) ospitati nell’antica piazza delle adunanze.
Tutto qui parla di storia. Da Valdidentro, a nord ovest di Bormio, nel Medioevo partiva la Via Imperiale d’Alemagna, l’arditissima strada di collegamento con i paesi d’oltralpe. Oltre alla Cima Piazzi (3.439 metri) ed ai suoi impianti di risalita, con lo sci d’inverno e la mountain bike d’estate, non mancano arte e cultura con la chiesa quattrocentesca di San Gallo a Premadio, la chiesa dei Santi Martino e Urbano a Pedenosso, già documentata nel Trecento e ricostruita tre secoli dopo e, all’imbocco della valle di Fraele, salendo verso la maestosa diga del Cancano le due torri, storici punti di avvistamento in difesa di Bormio e dintorni.
Imperdibile poi la possibilità di immergersi nelle calde acque termali dei Bagni Vecchi, una struttura a strapiombo sulla valle ricavata nella roccia, di impianto romano, sul quale è stato poi realizzato uno stabilimento medievale. Poco più in basso, il benessere e le coccole offerte dai Bagni Nuovi, grand hotel in stile liberty restaurato di recente, simbolo della Belle Epoque. Le sorgenti di acqua termale erano note fin dai tempi dei romani. Tra i grandi frequentatori illustri del passato, Leonardo Da Vinci e Ludovico il Moro. L’intera area è poi racchiusa nel Parco Nazionale dello Stelvio, e offre la possibilità di cimentarsi in passeggiate comode dai nomi evocativi, come quella per la Fonte pliniana, una sorgente di acqua calda già descritta da Plinio il Vecchio, in un luogo affascinante tra alberi secolari e una stretta forra naturale, o l’altra, diretta alla Fontana degli occhi.
Non si può lasciare Bormio senza una visita alla piccola frazione di Oga, in Valdisotto, un cameo di montagna vera a 1.400 metri d’altezza, dominato 300 metri più su dal Forte Venini. Raggiungibile in auto, in bus, bici o seggiovia, il forte vale una visita per la testimonianza storica ma anche per il panorama mozzafiato. Intitolato al capitano Corrado Venini, fu costruito tra il 1908 e il 1914 a difesa dei principali valichi alpini, in vista di un conflitto con l’Austria. Una struttura costruita in perfetta simbiosi con l’ambiente e da poco recuperata. Il restauro e l’allestimento delle sale con molti cimeli e oggetti ritrovati sul fronte, permette ai visitatori di percepire ancora oggi l’atrocità della guerra. Percorrere i locali in cui vivevano i soldati, dalla dispensa alle latrine, dalle camerate alla caldaia e alla polveriera, appare ancora oggi molto toccante.
La struttura fu costruita in vetta al Dossaccio, seguendo alla lettera i dettami dell’architettura militare di inizio secolo. Mille espedienti rendevano il forte inespugnabile, come il fossato che lo circondava e il filo spinato, mentre le cisterne per l’acqua in caso d’assedio garantivano l’autonomia dei soldati per un mese. Sfruttato nella Prima Guerra mondiale, nella Seconda non svolse alcuna funzione difensiva, ma i cannoni continuarono ad essere oliati finché non vennero messi in vendita nel 1950, venduti a peso come ferraglia. Oggi il forte ospita visite ed eventi, proponendo un percorso di pace legato all’oasi naturalistica che lo circonda, la riserva regionale del Paluaccio. Si tratta di una torbiera in stato di evoluzione avanzata, un ambiente umido circondato da prati, pascoli e boschi di pini, larici e betulle, uno dei pochi rimasti in Italia. Pur essendo stato ampiamente manomesso, l’ambiente della torbiera risulta molto interessante: costituisce un rifugio di specie vegetali tipiche delle fasi fredde postglaciali, un archivio naturale che, grazie all’analisi dei pollini e del carbonio intrappolati negli strati, è molto utile agli studiosi perché fornisce informazioni utili sulle variazioni climatiche degli ultimi millenni.
In quest’area di 36 ettari complessivi, formatasi come torbiera circa 13 mila anni fa, oggi è possibile passeggiare su passerelle in legno e fra pannelli didattici che raccontano il luogo e le sue specie più rare, come la drosera rotundifolia, una pianta carnivora la cui presenza è stata favorita dalla scarsità di nutrienti nel sottosuolo. Un’escursione al Paluaccio ed al Forte dura mediamente 45 minuti e può essere affrontata da tutta la famiglia. Di qui si può raggiungere l’Alpe di San Colombano (2.227 metri), ai piedi del Monte Masucco, in uno splendido anfiteatro naturale che domina l’intera valle di Bormio, dove è possibile fermarsi, riposare e mangiare. Nei rifugi della Valtellina ci sono sempre pronti polenta, sciatt, pizzoccheri, bresaola, un bicchiere di vino e una stufa accesa per chi arriva.
Info: www.bormio.com – www.bormio.eu/ – www.altavaltellina.com – tel. 0342 90 24 24 info@valtline.com –
Testo/Monica Guzzi – Foto/Google Immagini