Sono stati oltre 6 mila i visitatori che nei primi giorni di ottobre 2018 hanno varcato i cancelli del Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa (Napoli), per festeggiare i 179 anni di vita della prima linea ferroviaria italiana la quale – contrariamente a quanto sarebbe logico ipotizzare – non avvenne nell’industrioso nord, bensì nell’arretrato sud, a dimostrazione del fatto che poi forse tanto arretrato non era. Tutto cominciò la mattina del 3 ottobre 1839, quando dalla stazione di Portici si avviò verso Napoli per il viaggio inaugurale, il primo treno della nascente industria ferroviaria del Regno delle due Sicilie e italiana. A trainare quel convoglio di 8 vagoni a 50 km/h, lungo i 7,4 km della primigenia linea delle ‘Regie Strade Ferrate’, fu un locomotore a vapore chiamato ‘Vesuvio’, costruito nelle officine inglesi di Londridge. In rapida successione, dal 1840 al 1844 furono raggiunte dalle ferrovie borboniche anche Torre del Greco, Castellammare di Stabia, Caserta, Nocera e Capua.
Il Museo – dov’è esposta anche la ricostruzione di una vaporiera Bayard come la Vesuvio – si trova a Portici (Na), tra San Giorgio a Cremano ed Ercolano, a poche centinaia di metri da San Giovanni a Teduccio. Una vasta zona industriale dove nei primi anni del 1840 fu realizzato il Reale Opificio Borbonico di Pietrarsa, industria siderurgica e officine all’avanguardia per quei tempi in quanto fu la prima vera fabbrica metalmeccanica d’Italia, decine di anni prima di quelle del Nord. Dentro quei capannoni – poi diventati ‘Officina Grandi Riparazioni Locomotive di Pietrarsa’ e oggi parte principale del museo – lavoravano allora poco meno di mille lavoratori, tra operai, soldati e detenuti. Tra il 1842 e il ‘44 vi furono assemblate 14 locomotive sul modello di quelle inglesi come ‘Impavido’ e ‘Alìgero’. Da qui uscì anche la prima vaporiera di produzione completamente italiana, non a caso chiamata ‘Pietrarsa’. Un’area industriale che nel tempo ha richiesto sempre più energia e che nel 1925 vide la nascita della centrale termoelettrica ‘Maurizio Capuano’, sostituita nel 1953 da quella di Vigliena, dell’allora Società Meridionale di Elettricità.
Ma ben prima, la vocazione industriale dell’area costiera era iniziata a Castellammare di Stabia, a 22 km da lì, dove nel 1783 nacque il primo moderno arsenale per le navi da guerra, con cantieri navali tuttora funzionanti, passati nel 1984 al gruppo Fincantieri. La Napoli-Portici fu una linea molto usata negli spostamenti della corte di Ferdinando II per raggiungere la Reggia di Portici, principale residenza di villeggiatura della famiglia reale, posta a metà strada tra il Golfo di Napoli e le pendici del Vesuvio. Ma principalmente dagli abitanti, tanto che in poco più di un mese dall’inaugurazione – raccontano le cronache – furono quasi 86 mila i passeggeri a provare la nuova esperienza. Lo stabilimento, chiuso nel novembre 1975, è diventato il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa e dal 7 ottobre 1989, in occasione dei 150 anni della Napoli-Portici, è stato aperto al pubblico.
Le celebrazioni a 179 anni dalla messa in servizio
Nei primi giorni di ottobre sono stati oltre 6mila i visitatori a varcare i cancelli del Museo per ammirare quel patrimonio di storia delle nostre ferrovie. Gruppi familiari, scolaresche e turisti provenienti da tutto il mondo, non solo attratti dal contatto visivo e fisico con quelle decine di mezzi e materiali, capaci di fare la storia delle ferrovie italiane attraverso le guerre e la ricostruzione post bellica. Perché si sono svolte anche attività didattiche, culturali e sportive per persone di tutte le età, con mostre, spettacoli, proiezioni cinematografiche, sfilate in costume d’epoca, sedute di yoga e performance artistiche, con laboratori di pittura rupestre. Ma soprattutto era inevitabile non rifare in treno quello stesso percorso, e infatti domenica 7 è partita dalla stazione di Napoli Centrale una corsa del ‘Pietrarsa Express’ fino alla stazione di ‘Pietrarsa-S. Giorgio a Cremano’, trasportando circa 150 persone desiderose di fare un viaggio su un treno ‘vintage’.
Il ‘Pietrarsa Express’, entrato in servizio a ottobre 2015 con la riapertura del Museo dopo i lavori di restauro, è un convoglio degli anni 30 del 1900, formato da una coppia di locomotive elettriche E626 con carrozze Centoporte e Corbellini. Il treno storico – che in questi anni ha portato decine di migliaia di passeggeri – continuerà ad effettuare due corse al mese di domenica da e per Napoli Centrale, e nel biglietto di andata e ritorno risulta inclusa anche la visita al Museo. Il calendario per il 2018 è visibile sul sito www.fondazionefs.it.
Napoli sta cambiando come aspetto e mentalità
Napoli viene sempre più richiesta dai turisti, non solo per le sue bellezze, ma perché in questi ultimi anni ha saputo cambiare decisamente aspetto, preso vitalità. Si è trasformata sia a livello estetico che culturale, anche grazie alle tante associazioni e cooperative create dai ragazzi dei rioni, come quello della Sanità dove nacque Totò, da sempre terreno di faide tra cosche e dove continuare gli studi significava rimanere emarginati dal contesto sociale. Un turismo non più “mordi e fuggi” come a Venezia o Firenze, ma riflessivo, immersivo nelle realtà cittadine, nel rispetto delle persone, dei luoghi e delle tradizioni, che potrebbe essere definito, all’anglosassone, slow tourism. Perché con 27 secoli di storia alle spalle, in questa città c’è poco da annoiarsi, tra musei e piazze storiche, chiese e monumenti. Ad esempio il Museo Cappella Sansevero, con le sue opere d’arte come il famoso ‘Cristo Velato’ e le simbologie massoniche, o il Duomo del XIII secolo, dove si svolge tre volte l’anno il rito della liquefazione del sangue del patrono San Gennaro, e vi si trova il Museo del tesoro del Santo, considerato quello più prezioso al mondo.
Una Napoli tutta da scoprire sopra e sotto, con i cunicoli del centro storico, gli ipogei, la galleria borbonica, la Chiesa del Purgatorio ad Arco dedicata al culto dei defunti; le Catacombe di San Gennaro a Capodimonte; il cimitero delle Fontanelle e tanto altro ancora. La Napoli greca e romana dove via dei Tribunali, il cuore dell’antico ‘Decumano superiore’, s’incrocia con via San Gregorio Armeno, conosciuta in tutto il mondo per i caratteristici personaggi dei suoi presepi, e strada di congiunzione con quello che fu il ‘Decumano inferiore’, oggi chiamato Spaccanapoli. Una città da vivere passeggiando per le stradine del centro storico, tra pizzerie, babà e sfogliatelle, le botteghe piene di souvenir con corni e cornetti rossi, amuleti rituali per prevenire la malasorte o, come dicono loro, «Contro la ‘jella’». Oppure prendendo la funicolare per salire fino al Vomero, per osservarla dall’alto, per poi ridiscendere verso il mare. Magari solo per fermarsi a parlare con i pescatori del mercatino del pesce che si svolge quotidianamente sotto la Rotonda Diaz, lungo via Caracciolo, il lungomare di Napoli.
Ma principalmente questa è una Napoli che presenta un’offerta turistica legata a quel cambiamento positivo messo in atto da qualche anno, capace di farle rievocare gli antichi fasti vissuti durante il Regno Borbonico, quando non solo era la capitale del Regno di Napoli e poi delle due Sicilie, ma una delle capitali europee della cultura, all’avanguardia anche nell’industria.
Info: www.museopietrarsa.it – museopietrarsa@fondazionefs.it – www.trenitalia.com
Tel. 081 47 20 03 – Napoli: www.infoturismonapoli.it/ – www.visit-napoli.com ,
www.napoli-turismo.it/ – www.inaples.it/ –
Testo/Maurizio Ceccaioni – Foto/Fondazione FS, Maurizio Ceccaioni e Google Immagini