L’idea ci era sembrata interessante: percorrere Londra sulle tracce di George Orwell, giornalista, scrittore e critico letterario, considerato uno dei maggiori autori di prosa inglese del XX° secolo. Un modo più originale di vivere questa città piacevolmente moderna, ma che nello stesso tempo ha saputo mantenere i lati più gradevoli del suo passato. Proprio qui si svolge il romanzo più famoso dello scrittore scozzese, quel “1984” che, con straordinaria intuizione, avrebbe anticipato molti dei disagi sociali e politici che viviamo oggi. La Londra di “1984” è una città grigia, schematica, iper organizzata, vuota di sentimenti e di idee, priva di qualsiasi forma di arte e popolata da un’umanità ormai ridotta a poco più di un obbediente e depresso automa. Una città, per fortuna, ben diversa da quella reale in cui ci muoviamo oggi.
Iniziamo spostandoci (a piedi, poiché a ogni minimo angolo Londra si presenta piena di cose interessanti per un viaggiatore) fino alla zona di Portobello dove, in mezzo a ristoranti asiatici, italiani e turchi e a poca distanza dall’omonimo famoso mercato, si trova la prima casa in cui visse Eric “George Orwell” Arthur Blair. Il quartiere è di quelli tipici e graziosi di Londra, con i suoi piccoli cortili affacciati su marciapiedi curati e le graziose finestre da cui si intravedono le calde luci e gli arredamenti della vita dei londinesi. Solo una targa circolare blu, all’altezza del civico 22 di Portobello Road, e i ricordi degli abitanti più anziani, ci indicano che qui “Visse il romanziere e saggista politico George Orwell“.
In mezzo a queste casette dai vivaci colori lo scrittore visse infatti per un breve periodo nell’inverno del 1927, dopo aver rassegnato, giovanissimo, le dimissioni come Soprintendente della Polizia imperiale indiana a Burma. L’anno successivo si trasferì a Parigi, svolgendo lavori umili per vivere in prima persona le condizioni lavorative della classe operaia, poi raccontati in “Senza un soldo a Parigi e Londra”. Dopo un’avventurosa carriera come giornalista investigativo, soldato e combattente, in cui si impegnerà, tra l’altro, anche nella Guerra civile spagnola contro il dittatore Francisco Franco, Orwell tornò a Londra per andare a vivere, questa volta, nella sua ultima casa londinese in un borgo a nord della città.
Ci spostiamo quindi al 27b di Canonbury Square, in quella oggi considerata una delle zone immobiliari più ricercate e costose di Londra, ma che all’epoca in cui Orwell venne a viverci, nel 1944, era piuttosto malfamata, umida e semi distrutta dai bombardamenti. Solo una targa verde, simile a quella a Portobello Road, ci ricorda che in un appartamento al piano superiore visse lo scrittore scozzese. C’è una storia curiosa su quella targa: fino a due anni fa, era blu e riportava la data 1945 come indicativa del periodo in cui vi alloggiò Orwell. Venne poi sostituita, con tanto di inaugurazione tenuta da Richard Blair, figlio adottivo dello scrittore, con una targa verde che riporta un più preciso periodo 1944-1947. Qui Orwell finì di scrivere “La fattoria degli animali” e iniziò la sua opera più famosa, “1984”, terminata nel 1948 nell’isola di Jura, vicino alla costa scozzese dove, anche a causa delle disagiate condizioni climatiche del luogo, morirà due anni dopo.
Orwell, come accenna anche la targa al 22 di Portobello Road, non fu solo un grande scrittore, ma anche un impegnato saggista politico. Spesso si recava in un angolo di Hyde Park, oggi conosciuto come Speaker’s Corner dove, tra gli altri, in passato si recarono a tenere dei convegni dal vivo anche personaggi come Karl Marx e Vladimir Lenin. Ci si metteva semplicemente in piedi su una sedia, in mezzo al viale di quest’angolo di Hyde Park, e si iniziava a declamare un qualsiasi comizio, quasi sempre di natura sociale o politica, ai passanti, i quali spesso si raccoglievano interessati intorno all’oratore di turno. Questa usanza permane ancora oggi: non è raro, infatti, che tra ciclisti, “Bobbies” e tranquilli passeggianti, capiti di sentire la voce di un moderno oratore, circondato da una piccola folla. Cosa che, purtroppo, a noi oggi non capita, forse a causa del caldo di luglio. Solo con un certo impegno, e chiedendo ai passanti, riusciamo almeno a trovare le targhe poste a ricordare la storia di quest’angolo del parco.
Rimane ancora una cosa da vedere, per conoscere meglio George Orwell come persona. La storia di Londra risulta legata a quella dei suoi pub, ognuno con il suo passato più o meno glorioso, che in Inghilterra sono l’equivalente dei bar in Italia: luoghi, anche, di ritrovo sociale e di relax a cui nemmeno Orwell, da vero scozzese, poteva rinunciare. Al punto da scrivere, per l’Evening Standard, un grazioso articolo con la descrizione fantasiosa del suo pub ideale, il “The Moon Under Water”, fatto di arredamenti vittoriani, buona conversazione e cremosa birra scozzese. Per la cronaca, ispirato da questi luoghi, sullo stesso giornale nel 1946 Orwell scrisse anche un saggio su un’altra sua passione, il tè inglese, intitolato “A Nice Cup Of Tea”.
Nel centro di Londra, a poca distanza da Oxford Street, si trova una zona un tempo considerata un vero e proprio “Quartiere degli artisti”, una sorta di luogo di incontro di scrittori, artisti, pittori, musicisti, intellettuali. Ancora oggi conserva la sua atmosfera bohémien, grazie soprattutto alla presenza costante di numerosi personaggi affascinanti. Qui, al 16A di Charlotte Street, si trova il Fitzroy Tavern, storico pub dal lungo passato, iniziò come Fitzroy Coffee House nel 1883, per poi diventare The Hundred Mark quattro anni dopo, prendendo infine il suo nome attuale nel 1919. In questo pub, poi diventato talmente famoso da dare il nome al quartiere circostante, si recavano, tra gli altri, Dylan Thomas e, appunto, il nostro George Orwell, le cui immagini storiche si trovano ancora nelle pareti del “Writers and Artists Bar” al piano di sotto. Un pub dei più classici di Londra, con i suoi arredamenti di legno, banconi, poltroncine vittoriane e pareti piene di marchi di birre inglesi.
Molti locali a Londra si contendono il titolo di pub preferito dall’autore di “1984”, ma il più probabile risulta essere il Dog And Duck di Soho, al 18 Bateman Street. Costruito nel 1718 e noto con questo nome sin dal 1897, è ancora oggi un eccellente pub inglese, con gli ormai irrinunciabili interni in stile vittoriano. Qui, tra l’altro, Orwell festeggiò, e ci piace immaginarlo con una pinta di birra scozzese in mano, la pubblicazione del suo “La fattoria degli animali” nell’agosto del 1945. Sulle pareti, intorno al tavolo di legno in cui siamo seduti tra pinte di birra e piacevoli atmosfere del secolo scorso, vediamo molti tributi allo scrittore ed ai suoi lavori, da “1984” al meno conosciuto “The Orad To Wigan Pier”. Veniamo via da qui con una curiosa nota finale: è vero che il locale somiglia molto alla descrizione del pub perfetto “The Moon Under Water” inventato da Orwell per l’Evening Standard, ma si narra come la vera ragione dell’assidua frequenza dello scrittore scozzese fosse dovuta alla facilità con cui il proprietario del Dog And Duck riusciva a procurarsi bottiglie di autentico assenzio, altra famosa bevanda, all’epoca, amata da qualsiasi artista che si rispetti.
Info: Ente Britannico Turismo www.visitbritain.com – tel. 02 72 300 228 –
Testo/Emiliano Federico Caruso – Foto/Emiliano Federico Caruso e Google Immagini