Non è solo la città dello spazio, ma nel 2019 sarà soprattutto la città che celebra il cinquantenario della conquista della luna: il 16 luglio a Houston sarà festa grande per ricordare la missione Apollo 11, incorniciata dalle storiche parole dell’astronauta Neil Armstrong che scendendo per primo sul suolo lunare disse nel corso di una diretta televisiva mondiale indimenticabile per chi ha l’età per averla vista: “un piccolo passo per l’uomo, un grande balzo per l’umanità”. Il fantastico decennio della conquista dello spazio coronò nel luglio 1969 la promessa fatta da John Fitzgerald Kennedy nel 1962: “we choose to go to the moon”. Tutte le missioni dei programmi Gemini ed Apollo furono lanciate con razzi vettori Saturno dalla base missilistica di Cape Canaveral in Florida, ma progettate e guidate dalla sala di controllo dello Space Center della NASA a Houston nel Texas. Per ricordare questo storico evento sono in programma a Houston numerose manifestazioni aperte al pubblico.
La Mission Operations Control Room della NASA, abbandonata da decenni, sta per ultimare i lavori di restauro per riflettere l’autentico arredo e l’atmosfera dell’epoca, con una cura dei dettagli perfetta: dal recupero di vecchissimi monitor di computer sulle scrivanie, alle tazze da caffè mezze piene ed ai portacenere stracolmi di mozziconi di sigarette. La sala, con uno spazio a scalinata per il pubblico ed i giornalisti separato da un vetro, si trova al terzo piano dell’edificio 30 del Johnson Space Center della NASA, ancora attivo non solo per controlli sulle missioni, ma anche per training degli astronauti, ricerca e sviluppo di nuove formulazioni alimentari da usare nello spazio e innovazione nel campo dell’ingegneria aeronautica. Il drammatico documentario “Mission Control: The Unsung Heroes of Apollo” esplora il contributo fondamentale dato dai tecnici della base al successo dello sbarco, ma anche al successivo salvataggio dell’equipaggio dell’Apollo 13, che tenne il mondo intero con il fiato sospeso per giorni. Lo Space Center si trova parecchio fuori città, in direzione di Galveston e del Golfo del Messico. La visita completa richiede un’intera giornata e comprende anche l’ingresso nel campus della Nasa, con un tour per vedere la sala di controllo e l’hangar in cui viene custodito l’enorme razzo vettore Saturno V. Nello Space Center, preceduto dallo Space Shuttle, sul piazzale esterno si ammira una grande quantità di rocce e reperti lunari, si fa conoscenza con i problemi pratici della vita a bordo di un’astronave, si ripercorrono tutte le missioni, scoprendo le storie dei diversi astronauti, e si può anche toccare la tuta che il comandante di Apollo 12 Pete Conrad indossò durante la sua passeggiata sulla luna, con ancora polvere lunare attaccata.
La grande attenzione di stagione per questo avvenimento non deve però far passare in secondo piano le attrattive di Houston, quarta città degli Stati Uniti per popolazione e principale centro dello stato del Texas, dotata di un aeroporto intercontinentale intitolato a George Bush ben collegato con voli diretti da diverse città europee e perciò comoda da raggiungere anche dall’Italia. L’area metropolitana della Greater Houston risulta enorme, una città davvero policentrica con una fitta rete di autostrade urbane a molte corsie, per spostarsi da un quartiere all’altro. Houston è famosa nel mondo per la sua industria energetica, in particolare petrolifera, del gas naturale ed eolica, per l’aeronautica, per i trasporti basati sul vicino porto sul golfo del Messico, nonché per la ricerca biomedica, per i suoi ospedali ed il suo Medical Center di altissima specializzazione, in grado di dare lavoro a quasi centomila persone e richiamare ogni anno milioni di pazienti da tutto il mondo. La città è anche sede di numerose università: la più importante è l’università di Houston, la prima nel Texas per la ricerca; per chi vuole studiare non c’è che l’imbarazzo della scelta tra l’università privata Rice, la Saint Thomas, l’Università Battista, l’Università di Houston-Clear Lake, l’Università di Houston-Downtown e la Texas Southern University.
La storia di Houston appare recente. Fondata nel 1836 vicino alle sponde del Buffalo Bayou, prese il nome dal generale Sam Houston, originario del Tennessee, il quale liberò il Texas dai messicani nella battaglia di San Jacinto, e da presidente dello stato lo fece entrare nel 1945 come 28esimo della Confederazione degli Stati Uniti. La crescita tumultuosa che ha portato numerosi americani e stranieri a stabilirsi qui per ragioni di lavoro, ne ha fatto una città di grattacieli che spiccano in mezzo alla pianura texana: è soprattutto il caso del centro, chiamato Downtown, sede di istituzioni amministrative e finanziarie, uffici, negozi, teatri, centri congressi ed alberghi, tra cui il recentissimo Hotel Alessandra in un grattacielo di 21 piani con un buon ristorante al primo piano. Per orizzontarsi si può prendere un autobus rosso con un city tour commentato, che percorre tutto il quartiere: vale la pena di scendere per visitare almeno l’Aquarium. Tra i ristoranti, va provato The Grove, affacciato sul Discovery Green, un grande parco verde aperto dieci anni fa antistante il George Brown Convention Center, con cui si chiude verso est il Central Business District. Animato a tutte le ore del giorno e della sera, forma un polmone di ossigeno nel caldo afoso dell’estate texana, con numerosi alberi di alto fusto, parchi giochi per i bambini, panchine all’ombra, spazi di aggregazione ed un edificio coloratissimo che in realtà ospita le toilette.
Houston è una città di cultura e di musei: nella parte meridionale della città si trova un intero quartiere, il Museum District, con musei per tutti i gusti adatti agli adulti e ai bambini. L’ampia zona con molto verde si presenta suddivisa in quattro aree pedonali, che collegano i 19 musei accessibili con lo Houston City Pass, veramente utile per i turisti. Da non mancare innanzitutto il Museum of Natural Science, con grandi ricostruzioni di dinosauri, una collezione impressionante di gemme, farfalle coloratissime e molte esposizioni temporanee a rotazione, nonché le vaste collezioni del Museum of Fine Arts, che spazia dai capolavori dei grandi maestri come Luca della Robbia fino all’arte contemporanea, con autori come Renoir, Cézanne, Dalì, Mirò, Matisse, Braque, Léger, Dufy e gli americni Hopper e Cassat. Quest’anno il museo presenta fino al 27 giugno anche la grande esposizione temporanea viaggiante di Vincent van Gogh, che ha già fatto tappa anche in Italia lo scorso anno, descrivendo la sua vita e della sua arte in più di 50 ritratti, disegni, paesaggi e nature morte. Il racconto della storia di Van Gogh parte dal desiderio di diventare un artista nei suoi primi esperimenti di ritratti contadini nella cittadina olandese di campagna di Nuenen, poi la sua vita parigina, l’ulteriore maturazione di Arles, l’ispirazione tratta dalla natura, dai colori e dai paesaggi provenzali, fino ai suoi ultimi giorni a Saint-Rémy e ad Auvers.
Chi ama il genere troverà interessante lo Houston Center for Photography, l’Health Museum, lo Houston Center for Contemporary Craft e lo Houston Museum of African American Culture. Lo Zoo cittadino si estende su 22 ettari e comprende anche la ricostruzione di una foresta africana abitata da gorilla. Al Museo dei Bambini 14 gallerie tematiche suscitano l’interesse dei più piccoli, mentre il Buffalo Soldiers National Museum espone una cronaca dell’esperienza militare afroamericana nelle guerre del XIX e XX secolo. In questo quartiere si trova una casa caratterizzata da un’architettura esuberante, con tetti spioventi a mattoni e quattro torrette: è un piccolo boutique hotel di solo otto camere e si chiama Houston Tower Inn.
Il quartiere Uptown/Galleria è luogo di grandi parchi con l’Arboretum & Nature Center, nonché di frequentati centri commerciali e di alberghi. Qui si trova il Royal Sonesta Houston Galleria, un ambiente moderno, alla moda, sofisticato ma senza perdere un gusto un po’ casual, con 485 camere ospitate in un’alta torre, e l’elegante Hotel Granduca, di proprietà di un imprenditore italiano trapiantato in America. All’arrivo si nota la statua rampante del Granduca Adalberto Malatesta , vicino ad una bella fontana di stampo rinascimentale. Il ristorante Cavour serve cucina e vini italiani. Per restare agli italiani trapiantati a Houston, Elena Di Stefano dirige Mascalzone Ristorante Italiano, dove si può assaggiare un’ottima pizza fatta con forno a legna. Chi ha tempo può muoversi con una macchina e visitare i dintorni della città, ciascuno con una propria individualità: The Woodlans, Sugar Land, Alvin, Beaumont, senza dimenticare il mare e la già citata Galveston, la stazione balneare sull’isola omonima e sull’isola Pelican, nel golfo del Messico.
Info: www.visithoustontexas.com – Associazione Visit Usa: www.visitusaita.org
infodesk@visitusaita.org – tel. 02 62 68 85 36 –
Testo/ Leonardo Felician – Foto/Archivio Nasa e Leonardo Felician