Quando ci si reca per la prima volta in Thailandia, si rimane affascinati dalla gentilezza del suo popolo e dalla bellezza dei paesaggi uniti a quella delle sue opere d’arte, così differenti nelle immagini e nel gusto a ciò a cui siamo abituati. Se si viaggia infatti in Europa od in paesi che nella loro storia hanno visto la colonizzazione degli imperi occidentali (dalle Americhe all’Africa, in parte dell’Asia così come in Oceania), risulta facile infatti ritrovare forme d’arte in grado di ricordarci quanto già conosciamo, le forme di bellezza con le quali siamo cresciuti. Qui tutto invece appare diverso, con un forte contrasto fra ciò che rappresenta la globalizzazione e stili privi di influssi europei. Qual è la prima bellezza da visitare una volta giunti nella capitale Bangkok ? Il Grande Palazzo Reale, indubbiamente, anche se le sue origini non sono in realtà antichissime.
Siamo nella seconda metà del ‘700. La capitale del Siam, Ayutthaya, viene conquistata e rasa al suolo dagli invasori birmani nel 1767, i quali insediano al suo posto una guarnigione militare ed un incaricato per la riscossione delle tasse. Il comandante Taksin, divenuto presto leggenda per il popolo thailandese, raduna 5.000 uomini e sconfigge gli invasori; proclamato re, decide di costruire la nuova capitale più a sud, in un luogo vicino al mare e più facilmente difendibile. Identifica il posto nel villaggio fortificato di Thonburi, sulla riva destra del fiume Chao Phraya, di fronte ad un altro piccolo paese di pescatori e commercianti cinesi chiamato Bang Makok. Il suo regno dura solo 14 anni e nel 1782 gli succede il generale Chao Phraya Chakri, che diventerà re con il nome di Rama I°, poi detto il Grande e fondatore dell’odierna dinastia.
Rama I° decide di spostare la capitale nel villaggio di Bang Makok, trasferendo la comunità cinese nella prospera zona di Yaowarat, dove si trova tuttora, ed edificando al suo posto il magnifico complesso del Grande Palazzo Reale, inaugurato il giorno dell’incoronazione nel 1785. Il paese, che diverrà città intorno a questo primo nucleo, prende il nome di Rattanakosin, Città del gioiello di Indra, una divinità guerriera induista venerata anche dai buddhisti thailandesi; il re decide di darle anche un nome cerimoniale e di buon auspicio che tradotto significa “Città degli angeli, la grande città, la città della gioia eterna, la città impenetrabile del dio Indra, la magnifica capitale del mondo dotata di gemme preziose, la città felice, che abbonda nel colossale Palazzo Reale, il quale è simile alla casa divina dove regnano gli dei reincarnati, una città benedetta da Indra e costruita per Visnukam”. Il popolo invece continua a chiamare la crescente città col nome originale: Bang Makok, poi contratto in Bangkok.
L’area del Grande Palazzo Reale, circondata da una alta cerchia di mura lunga 1900 metri, contiene una serie di edifici costruiti in stili e per scopi assai diversi; si presenta divisa in quattro zone, quattro cortili, separati da numerosi muri e porte d’ingresso. Ognuna di queste aree aveva funzioni differenti e l’ingresso era definito chiaramente da leggi e tradizioni. Nella parte nord occidentale del complesso si trova la Corte Esterna, dove risiedevano gli ufficiali ed i ministri; in mezzo ospitava gli appartamenti reali e la sala del trono, mentre quella interna a sud era riservata al re ed alle donne. Questa era la zona dove si trovava l’harem regale. Queste tre aree sono state costruite in stile europeo, ad imitazione delle regge occidentali, con scopi residenziali o governativi; il palazzo reale infatti risulta la residenza ufficiale del re di Thailandia dal 1785 ed è stato utilizzato per 150 anni per governare il paese. Quest’area risulta chiaramente visitabile solo in minima parte.
La quarta zona del palazzo venne edificata invece in un magnifico stile thai, con un complesso di 100 edifici che dovevano servire ad un duplice scopo: essere la Cappella Reale e fungere da custodia per una celebre statua sacra, il Wat Kaew Marakot. Questo complesso templare si chiama Wat Phra Kaew, che tradotto significa “La Residenza del Sacro Gioiello di Buddha”, in quanto contiene la statua protettrice (il palladio) della Thailandia, il Buddha di Smeraldo. Si tratta di una figura del Buddha fatta di giada o diaspro verde alta una settantina di centimetri ed eseguita secondo la leggenda in India nel 43 a.C., poi trasferita in Sri Lanka e quindi in Cambogia ad Angkor, la capitale del regno khmer. Dopo altri confusi trasferimenti finì a Vientiane, che fu conquistata da Rama I° e da questi tradotta definitivamente a Bangkok. La statua si presenta ornata da tre vesti dorate, cambiate tre volte all’anno direttamente dal re; appare ovviamente molto protetta e visibile solo da lontano. Estremamente amata e venerata in Thailandia, ne ha fatto il tempio buddhista più importante di tutto il paese.
Attorno al tempio principale (il Phra Ubosot) ospitante la statua sacra, ci sono quindi in totale 100 costruzioni con 12 padiglioni aperti, tre famose pagode in stili diversi (khmer, Ayutthaya e dello Sri Lanka), con un’infinità di statue e bellissimi dipinti murali con scene del Ramakien (il Ramayana indiano). Dappertutto statue di elefanti, di guerrieri, di re e di Kinnaree, la creatura mitologica metà uomo metà cigno. Difficile seguire un senso nella visita, impossibile non rimanere estasiati.
Il tempio è aperto tutti i giorni dalle 8.00 alle 15.30, e l’ingresso, gratuito per i thailandesi, costa 500 baht per gli stranieri (circa 14€, un’enormità in Thailandia). Vi sono però delle regole rigide da osservare quando si entra nel complesso del Palazzo Reale, così come in altri templi: occorre indossare pantaloni lunghi e vestiti con le spalle coperte o meglio ancora maniche lunghe, e le signore devono coprire evidenti scollature; entrando nei templi occorre poi togliersi le scarpe e non rivolgere verso le immagini sacre le piante dei piedi, considerate la parte meno nobile del corpo. Le donne devono inoltre evitare di toccare i monaci, o le immagini sacre, di cui occorre avere rispetto. Vi accorgerete durante il viaggio che i thailandesi insistono molto su questo concetto: Buddha, ed ogni suo simulacro, è sacro, non un semplice soggetto da selfie.
Info: Ente nazionale Turismo Thailandese: www.tourismthailand.org – www.turismothailandese.it – tat.rome@iol.it – tel. 06 42 01 44 22/26 –
Testo/Paolo Ponga – Foto/Paolo Ponga e Google Immagini