Allogato dal 1984 in un’estesa ex-residenza sabauda progettata da Filippo Juvarra (1678-1736), il Castello di Rivoli, primo museo italiano d’arte contemporanea, ha appena inaugurato, sempre sulla collina di Rivoli (15 chilometri da Torino), una sorta di sua dépendance museale: si tratta di Villa Cerruti, mille metri quadrati edificati nel 1967 ad un chilometro di distanza che, dallo scorso 4 maggio, giorno dell’apertura, viene collegata al castello da apposite navettes per i visitatori. In pratica è stato appena inaugurato uno dei più notevoli poli d’arte europei, che di certo, dopo l’acquisita ‘ala’, proprio tutto contemporaneo non è, anzi: le oltre 300 opere che costituiscono l’inestimabile collezione Cerruti vanno dal Rinascimento all’Ottocento ai giorni nostri, ma la villa-museo – nelle iniziali intenzioni in “stile provenzale” ma poi, negli interni, una sorta di Versailles in miniatura – non ha certo inclinazioni verso il contemporaneo: dai mobili dei settecenteschi ebanisti piemontesi Pietro Piffetti e Giovanni Battista Galletti alle articolate e arzigogolate porcellane di Meissen; dai due divani attribuiti allo Juvarra alla coppia di piccole consolles, in foglia dorata, omaggiate da Gustavo Rol (il celebre sensitivo torinese); dalle edizioni rare (per esempio, una copia di À la recherche du temps perdu di Proust con rilegatura Art Déco di Pierre Legrain) ai tappeti orientali di gran valore…
Ma che fosse la “sindrome di Stendhal” o la “sindrome di Utz” (il collezionista dell’omonimo romanzo di Bruce Chatwin) o, più banalmente, qualcosa di più nevroticamente terra-terra, il Ragioniere – come lo chiamano a Torino – malgrado fosse uno dei più appassionati collezionisti del mondo, non riusciva proprio a convivere con i suoi beneamati capolavori, preferendo come tetto quotidiano uno spartano monolocale attiguo alla sua Legatoria Industriale Torinese, che tra l’altro rilegava anche i nostri elenchi del telefono. D’altronde l’imprenditore Francesco Federico Cerruti (Genova, 1922 – Torino, 2015) era e rimarrà per molti un enigma, che avrebbe di certo incuriosito anche Freud: in 93 anni d’austera, anzi quasi claustrale vita, priva di coniugi e di prole, è stato un alacre lavoratore ed un avanzatissimo tecnico (nel Dopoguerra è andato negli Stati Uniti, riportando a Torino il perfect binding, che permetteva rilegature senza cuciture con sola colla adesiva, producendo fino a 200mila volumi al giorno), con l’unica, costosissima passione di voler fare suoi prescelti capolavori d’arte, fino a costituire una delle più invidiabili collezioni di tutti i tempi, cui andava a fare visita nei fine-settimana ed in occasione di due festeggiamenti annuali – onomastico e Capodanno – pur essendosi concesso una sola volta di dormire nella sua camera da letto, dai fondi oro e dai dipinti del primo Rinascimento, da Paolo Veneziano a Sassetta a Bergognone.
Insomma una vita personale scandita dall’adorazione per la madre e dalla perfetta intesa con silenti amici a quattro zampe (nel giardino della villa c’è un cimitero per i suoi dieci cani) ma che, persino al migliore amico di sempre, Paolo Emilio Fedeli, non ha mai permesso di entrare nel suo sancta sanctorum per ammirarne i tesori. Conosciuta, d’altronde, solo da pochi addetti ai lavori, la peregrina ‘opera d’arte totale’ (la collezione più la casa-museo, riunite oggi in fondazione) è iniziata a metà degli anni Cinquanta con l’acquisto di un disegno di Vasilij Kandinskij del 1918, per concludersi nel 2014 con l’acquisizione, attraverso Sotheby’s, de La jeune fille aux roses di Pierre-Auguste Renoir, che Cerruti ha in seguito pensato avergli portato sfortuna, in quanto scopertosi allora minato dalla malattia che gli fu poi effettivamente fatale.
Insomma un unicum nella storia del collezionismo privato italiano ed internazionale, un incredibile lavoro di ricerca durato settant’anni, che va dall’arte antica di Francesco Guardi, Agnolo Gaddi, Segno di Bonaventura, Sano di Pietro, Bernardo Daddi, Dosso Dossi, Pontormo, Pompeo Batoni (ai cui dipinti il Getty Museum di Los Angeles era altamente interessato, ma che, davanti a una sua generosa offerta, s’è sentito rispondere da Cerruti: “Ma quando non avrò più Batoni, che me ne farò dei soldi?”) agli ottocenteschi Alfred Sisley, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Giuseppe de Nittis, Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Federico Zandomeneghi; dagli otto dipinti metafisici dell’amatissimo Giorgio de Chirico, che gli piacevano al punto da averli appesi alle pareti a specchio della “sala da pranzo”, alle super-tele delle principali correnti del Novecento italiano (Giacomo Balla, Gino Severini, Felice Casorati, Mario Sironi, Carlo Carrà, Amedeo Modigliani, Giorgio Morandi, Piero Manzoni, Lucio Fontana, Alberto Burri, Gino de Dominicis, Giulio Paolini…), fino alle opere moderne e contemporanee di Paul Klee, Robert Delaunay, René Magritte, Alberto Giacometti, Man Ray, Pablo Picasso, Andy Warhol, Francis Bacon, Francis Picabia…
Ed oggi, grazie a un accordo stipulato nel 2017, in cui Cerutti affida al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea la gestione del suo eccezionale corpus d’opere, Carolyn Christov-Bakargiev, direttrice del Castello di Rivoli e della Fondazione Cerruti, afferma che l’intenzione del debuttante polo museale è creare un modello nuovo d’istituzione museale, in cui l’arte del passato viene osservata da prospettive contemporanee, innescando così un dialogo unico fra collezioni, tra artisti di oggi e capolavori del passato”. Il bel progetto di restauro conservativo e ri-funzionalizzazione della villa, a cura di Con3studio e Studio Baietto-Battiato-Bianco, ha avuto invece l’obiettivo di “adeguare un ambiente privato alle necessità di uno spazio pubblico, privo di barriere architettoniche e con un nuovo ascensore nella torre, rivestita di corten: in pratica ‘dilatazione’ del corpo verticale già esistente”.
La villa-fondazione Cerruti è aperta al pubblico da giovedì a domenica, esclusivamente su prenotazione e con visita guidata, per gruppi al massimo di 12 persone. Giovedì e venerdì è possibile visitarla in base a cinque tour organizzati al giorno, con partenza dal Castello di Rivoli, alle ore 10.15 –11.45 – 13.15 –14.45 – 16.15; sabato, domenica e festivi è previsto invece anche un tour supplementare alle 17.45. Biglietto a 26,50 euro.
Info: Castello di Rivoli, piazzale Mafalda di Savoia 2, 10098 Rivoli (To)
tel. 011 95651 – Prenotazione obbligatoria a: www.castellodirivoli.org/tickets
Testo/Olivia Cremascoli – foto/Gabriele Gaidano e Antonio Maniscalco, courtesy Castello di Rivoli Museo d’arte contemporanea e Fondazione Cerrutti.