Presso la Citroniera delle scuderie juvarriane, alla Reggia di Venaria (To) – magnifica ex-residenza sabauda seicentesca, dichiarata nel 1997 dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’umanità – è stata inaugurata (e ci rimarrà sino al 6 gennaio 2020 ) Atti Divini, imponente mostra monografica dedicata a David LaChapelle (Fairfield, Connecticut, 1963), acclamato artista-fotografo statunitense, che il mondo ha ribattezzato il “Fellini della fotografia”, grazie al suo stile surreale, fantasmagorico ed a volte anche un po’ greve. LaChapelle aveva 17 anni quando Andy Warhol gli ha commissionato un servizio per la sua rivista di culto Interview, di fatto il primo vero incarico per il futuro professionista, cui sono poi seguiti miriadi di ingaggi per Vanity Fair, Flaunt, I-D, Rolling Stones, Arena, grazie ai quali ha mano a mano messo a punto il suo personalissimo e stravagante storytelling, che alla fine risultava punto d’incontro tra advertising, Pop art, Barocco e Kitsch.
Oggi è uno dei più celebri fotografi viventi, con un fan club che non scherza niente, e nella sua lunga carriera ha ritratto centinaia di celebrità, tra le quali Hilary Clinton, Muhammed Ali, Liz Taylor, Madonna, Leonardo Di Caprio, David Beckham, Lady Gaga, Michael Jackson, Naomi Campbell, David Bowie, la famiglia Kardashian, Britney Spears, Elton John, Uma Thurman, Courtney Love, Pamela Anderson, e non s’è fatto mancare neanche la transgender Amanda Lepore.
Nel 2006, al culmine della prolifica carriera, è arrivato però l’inevitabile burn-out: come ha raccontato a Fabio Fazio a Che tempo che fa: un giorno, realmente esasperato, ha buttato il telefono in faccia a Madonna. Così, dopo seria riflessione, LaChapelle ha deciso di trasferirsi a vivere sull’isola di Maui, nelle Hawaii, in una fattoria biologica alimentata da sole energie alternative e in toto eco-compatibile, che non utilizza pesticidi e fertilizzanti chimici (“My home in the jungle”, la definisce lui). Lo studio rimane a Los Angeles, ma ci va solo, strettamente, per lavorare. E subito dopo, ma sempre nel 2006, c’è un’altra svolta fondamentale: mentre si trovava a Roma, è rimasto letteralmente folgorato dai capolavori di Michelangelo nella Cappella Sistina, ed è a quel punto che decide di affrontare, ovviamente a suo modo, anche soggetti mistico-religiosi – dalla natività alla resurrezione – nelle sue opere fotografiche.
L’attuale rassegna a Venaria Reale propone i lavori più iconici, le serie più significative, che hanno contribuito a farlo diventare uno dei fotografi più influenti al mondo, vale a dire 70 opere di grandi e grandissimi formati, nell’insieme un percorso visivo ‘rivoluzionario’, nella piena consapevolezza del suo artificio. In anteprima, anche uno scatto realizzato per il Calendario 2020 di Lavazza, sostenitrice della mostra, azienda che negli ultimi anni ha affidato i suoi annuali calendari a grandi maestri della fotografia internazionale, quali, ad esempio, Helmut Newton, Elliot Erwitt, Annie Leibovitz, Sebastião Salgado, Steve McCurry.
D’altronde, LaChapelle si distingue sì per la capacità di narrarsi attraverso la fotografia, ma anche in relazione agli eventi più pregnanti della civiltà occidentale, dal Rinascimento alla contemporaneità. Tra le sue opere più significative si segnalano infatti Rape of Africa (2009), che raffigura la modella Naomi Campbell come la Venere di Botticelli, ambientata però nelle miniere d’oro dell’Africa, e Showtime at the Apocalypse (2013), un ritratto della famiglia Kardashian che rappresenta non solo la famiglia stessa, ma le nostre paure, le ossessioni e i desideri che vi si riflettono. Sono in esposizione anche le vivaci ed elettrizzanti serie Land Scape (2013) e Gas Stations (2013), progetti di nature morte in cui LaChapelle riunisce oggetti trovati per creare raffinerie di petrolio e le loro interconnesse stazioni di servizio, per presentarle come reliquie in una terra bonificata dalla natura.
Nel 2006, rimasto appunto folgorato dalla Cappella Sistina, si cimenta poi ne The Deluge (Il diluvio), una serie di immagini ispirate al Diluvio universale di Michelangelo. E After the Deluge, una serie di foto che mostrano una realtà in cui tutti gli oggetti e i simboli del mondo attuale vengono sommersi. Perciò, al centro del percorso espositivo, troviamo Deluge (2007), in cui LaChapelle rende contemporaneo l’affresco di Michelangelo nella Cappella Sistina. A seguire lavori come Awakened (2007) e Seismic Shift (2012) rivelano scene legate alla divinità nel mondo moderno. La mostra Atti Divini presenta per la prima volta alcune opere inedite della nuova serie di LaChapelle, New World (2017-2019), che rappresenta lo stupore dell’artista per il sublime e la ricerca della spiritualità in scene di utopia tropicale. Curata da Denis Curti e Reiner Opoku, con progetto allestitivo di Giovanni Tironi, la mostra (biglietto a 14 euro) è organizzata da Civita mostre e musei con il Consorzio delle residenze reali sabaude.
Info: Reggia di Venaria Reale, piazza della Repubblica 4, 10078 Venaria Reale (To) -Tel. 011 49 92 333 – www.lavenaria.it – reggia@lavenariareale.it –
Testo/Olivia Cremascoli – Foto/courtesy © David LaChapelle