Una delle maggiori, più note e coinvolgenti manifestazioni del folklore salentino, capace di affondare le sue radici nella notte dei tempi e risultato di una spontanea e ben radicata tradizione popolare nata nella Grecìa salentina, i dodici comuni del sud leccese di origine e lingua greca, risulta sicuramente costituita dalla Notte della Taranta, un coinvolgente mix di canti, musica e balli parossistici attraverso i quali riportare in salute le giovani spigolatrici avvelenate dal morso del ragno tarantola, divenendo quindi tarantolate. Un rito che dal cuore del Salento leccese si è man mano espanso nelle confinanti province di Brindisi e di Taranto, da cui mutua il nome. E con l’andare del tempo, meccanizzata la mietitura e sparite le spigolatrici, il rito arcano della indiavolata danza delle tarantolate-pizzicate si è via via trasformato in una prestigiosa manifestazione folkloristica, che ne ritmo assordante del tamburello estrinseca in maniera peculiare un’antica tradizione culturale.
Il festival itinerante di quest’anno, giunto alla sua 22° edizione e diretto da Luigi Chiriatti, prevede le cose in grande ed inizierà il 3 agosto 2019 con il concerto inaugurale a Corigliano d’Otranto, per proseguire fino al 24 agosto con una serie di esibizioni in una ventina di località salentine – Galatone, Nardò, Sogliano Cavour, Ugento, Acaya, Cursi, Calimera, Zollino, Cutrofiano, Alessano, Lecce, Torrepaduli, Carpignano Salentino, Galatina, Castrignano de Greci, Soleto, Martignano, Sternatia e Martano, con chiusura – come ormai da tradizione – con il megaconcerto di Melpignano (dove tutto ebbe origine) a cui parteciperanno anche la cantante Elisa ed il rapper milanese Guè Pequeno e con collegamento in diretta con Rai 2 e Rai Radio 2. Un programma che prevede 100 ore di live show ed una partecipazione di 350 mila spettatori, con 53 concerti in cartellone e 400 musicisti coinvolti.
La Notte della Taranta non è però soltanto musica, ma punta anche in contemporanea a valorizzare la cultura popolare ed il patrimonio artistico, non solo del territorio salentino di cui è espressione tipica, ma anche a far conoscere ed a valorizzare i beni immobili immateriali di 12 atre regioni italiane presenti in qualche modo alla kermesse, il tutto con l’intento di avviare il percorso per il riconoscimento da parte dell’Unesco del fenomeno della Taranta e della Pizzica come patrimonio immateriale dell’umanità. In programma pure incontri speciali culturali il 5 agosto a Nardò con il critico d’arte Vittorio Sgarbi, la cantautrice folk Giovanna Marini l’11 agosto a Zullino e infine il cantautore rock Eugenio Finardi, oltre ad una serie di workshop e di laboratori di tamburello e di pizzica, visite guidate ed approfondimenti locali, come quelli sulla produzione del pane tipico pugliese e dei grani duri del Salento.
Importante iniziativa a latere la raccolta di fondi per rendere accessibili e fruibili anche ai diversamente abili quattro oasi naturalistiche nel mezzogiorno d’Italia: Torre Squillace nel golfo di Nardò (Puglia), le Dune di Sovereto ad Isola Capo Rizzuto (Calabria), l’oasi di Variconi a Castelvolturno (Campania) e Foce Cavone nella marina di Pisticci in Basilicata. Infine una riflessione tutt’altro che scontata: la Notte della Taranta rappresenta soltanto un’importante fenomeno socio-culturale di perpetuazione di un rito ancestrale ed un momento di pura esaltazione edonistica collettiva in musica e ballo ? Niente affatto, essa ha infatti raggiunto ormai anche un rilevante riscontro economico: secondo il calcoli della Confcommercio locale, ogni euro investito in questa manifestazione produce un ritorno sul territorio di ben 4,3 euro. Alla faccia di quanti sostenevano stupidamente che con la cultura non si mangia. Benvenuta Pizzica.
Il tarantismo, detto anche tarantolismo o pizzica, costituisce una sindrome culturale collettiva di tipo isterico, forse anche autosuggestionabile, che si manifesta soprattutto in donne con una serie di comportamenti patologici esasperati come epilessia, catatonia, deliri e trance, tipica fino ad un recente passato di alcune zone del Meridione d’Italia, in particolare della Grecìa Salentina e della Puglia centrale, da cui ha mutuato il nome dalla città di Taranto. Secondo la tradizione popolare risalente per lo meno al Medioevo, alcune giovani donne intente all’inizio dell’estate alla mietitura, a causa del morso velenifero di un ragno zoologicamente non meglio identificato – appunto la taranta – finivano per accusare improvvisamente un malessere psico-fisico che si manifestava soprattutto con inusuali comportamenti isterico-parossistici. La mancata identificazione dell’animale avvelenatore tende ad allontanarlo dalla realtà, per avvicinarlo piuttosto ad un contagioso fenomeno di isteria individuale e collettivo, degno di studio da parte di psicologi ed antropologi, dove una cultura maschilista e sessuofobica poteva giocare un ruolo non secondario.
La tradizione popolare, poco avvezza a terapie e farmaci, se aveva inventato la malattia aveva anche individuato un rimedio del tutto naturale per guarire ed uscire da tale dolorosa patologia: obbligare la vittima ad uno sfibrante ballo parossistico – detto appunto La Taranta o Pizzica – accompagnato da cori assordanti e da musiche frenetiche ed ipnotiche – prodotte da violino, organetto ed armonica a bocca assieme ad altri strumenti, ma dove a prevalere risulta il ritmo ossessivo del tamburello – con ballerini vestiti di abiti dai colori sgargianti intenti ad agitare fazzolettoni altrettanto variopinti. Questa musico-terapia naturale, all’apparenza inefficace, aveva invece – come capita spesso nella saggezza popolare – una giustificazione terapeutico-scientifica ben precisa: ballando in maniera ossessiva fino allo sfinimento ed al trance, il soggetto avvelenato riusciva ad espellere mediante un’accentuata sudorazione tutte le tossine ingerite, fino a disintossicarsi del tutto in maniera naturale, mentre il rilascio di endorfine per l’accentuarsi del battito cardiaco finiva per mitigare ogni genere di dolore.
Nella seconda metà del secolo scorso la Taranta, con il profondo cambiamento negli stili di vita, soprattutto agricolo, ha perduto sempre più il suo aspetto tradizionale di rievocazione di un rituale mistico-terapeutico, per assumere invece una valenza folkloristica-culturale, con canti, danze e musica avulsi dal loro contesto tradizionale, fatto proprio e spettacolarizzato da gruppi rock e musicali, capaci però di farla conoscere ed apprezzare anche ben oltre i confini regionali e nazionali.
Info: https://www.lanottedellataranta.it/it/il-festival/festival –
Testo/Giulio Badini – Foto/La Notte della Taranta