Descrivendo il dolce e riposante paesaggio delle Highlands, le colline nel nord-ovest della Scozia ricche di mille varietà di verde e di suggestive rovine di romantici manieri, il discorso finisce prima o poi sulla principale attrazione turistica di questa regione, vale a dire Nessie, il mostro favoloso che secondo una radicata leggenda locale vivrebbe nelle gelide acque del lago di Loch Ness, capace ogni anno di attirare un milione di visitatori. Si tratterebbe di un animale consistente, dal lunghissimo collo, non troppo dissimile da un plesiosauro preistorico, un enorme rettile acquatico lungo una decina di metri, con collo ben sviluppato e testa piccola, vissuto in lontane ere geologiche tra Triassico (230-200 milioni di anni or sono) e Cretaceo (145-65,5 milioni di anni fa) nei mari del Mesozoico, quindi in contemporanea con la presenza dei dinosauri sulla terra – loro lontani parenti – con i quali hanno condiviso l’estinzione forse dovuta ai cambiamenti climatici ed ambientali conseguenti all’impatto di un enorme meteorite sulla terra.
Il lago di per sé non offre nulla di speciale, romantico o triste a secondo dell’approccio come mille altri laghi analoghi, lungo 36 km e con una superficie di 56,4 km (quanto il lago vulcanico laziale di Bracciano, ovvero un settimo del Garda) ed una profondità piuttosto rilevante, – 240 m. Forse in questa profondità inusuale può trovare in parte giustificazione la leggenda che lo avvolge. Tutto nasce nel 1933, con l’apertura di una strada a costeggiare il bacino, consentendo per l prima volta un facile accesso di turisti ad un territorio aspro, isolato e poco abitato, dove la principale risorsa era costituita dalla pastorizia. Nel 1934, attingendo a leggende precedenti anche lontane nel tempo, l’autorevole quotidiano inglese Daily Mail pubblica un’immagine del lago con al centro un mostro marino dal lungo collo, opera dello stimato chirurgo e colonnello dell’esercito Robert Kenneth Wilsen, il quale asserisce di averla scattata a Lochh Ness. Nasce così la ricca e lunga storia di Nessie, anche se verrà poi accertata essere la foto falsa ed artefatta, in grado di produrre nel tempo centinaia di articoli, libri, documentari e film, mentre gli avvistamenti – suggestionandosi a vicenda – si moltiplicano a dismisura.
Sullo specchio d’acqua sono state condotte molteplici ricerche, ovviamente tutte con esito negativo, ma ciò non ha inficiato minimamente la crescente fama del mostro, in quanto i miti non possono morire. Hai un bel da fare appello alla razionalità, di portare dati, di fare riferimento a suggestioni, effetti ottici, miraggi: anche l’irrazionalità pretende il suo tributo. Una delle ultime indagini, ed anche una delle più sistematiche, è stata condotta di recente da parte dell’Università di Otago – Nuova Zelanda, analizzando 250 campioni d’acqua prelevati in diversi punti: le analisi hanno rivelato un’incredibile ricchezza di microflora e di microfauna, appartenenti a ben 3.000 specie diverse, ma nulla di più (in particolare riferito al mostro). O forse si: parecchi campioni hanno mostrato una quantità rilevante di DNA delle anguille, come se il lago ne fosse pieno, cosa che non è. Questo dato anomalo ha portato il direttore della ricerca, dr. Neil Gemmell, ad avanzare – con qualche titubanza – un’ipotesi un po’ ardita: che Nessie, il presunto mostro del lago di Lock Ness, possa essere un’anguilla un po’ più cresciutella del normale nelle immani profondità del bacino, oppure un’anguillona cresciuta troppo. Se così fosse avremmo salvato capre e cavoli, la scienza e la razionalità con la leggenda, con buona pace dei tanti turisti diretti nella Scozia di nord-ovest proprio per avvistare il mostro.
Info: Ente Nazionale Britannico Turismo, www.visitbritain.com – tel. 02 72 02 05 13 –
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