Osservate dalle spiagge della Versilia o dal Mar Tirreno, anche in piena estate le vette più alte delle Apuane ed i canaloni che ne discendono si presentano imbiancate, con lingue di colore candido pronte ad insinuarsi fino all’interno dei rigogliosi boschi di castagne sottostanti: non è, come potrebbe sembrare a prima vista, neve conservatasi fin dall’inverno, bensì minuscoli frammenti di calcare – il candido marmo statuario apuano composto da calcare purissimo – che scendono imponenti come detriti e scarti di lavorazione dei blocchi estratti dalle cave marmifere arrampicate, fin dall’epoca romana, sulle cime più elevate di questo peculiare rilievo montano.
Le Alpi Apuane, nel nord-ovest della Toscana, sono una catena montuosa parallela alla costa lunga 60 km e larga 25, compresa tra la Garfagnana ad est e la Versilia ad ovest e tra i corsi del Magra a nord e del Serchio a sud che, pur appartenendo all’Appennino, prende questo nome per la morfologia nuda delle sue vette maggiori, assai simili a quelle alpine. La gran parte rientra nel Parco naturale regionale omonimo, geosito Unesco. La cima più alta è data dal monte Pisanino, 1947 m. Sono famose da sempre in tutto il mondo per le cave di marmo purissimo, importante elemento economico ma al tempo stesso causa di irreparabili guasti ambientali e paesaggistici, fin dal tempo dei Romani che imbarcavano i blocchi dal porto di Luni, o di Michelangelo, il quale andava personalmente a scegliere i massi per i suoi capolavori. Le complesse condizioni geologiche ne fanno una delle più ricche aree carsiche del paese e del continente, con oltre un migliaio di cavità a catasto (su 34 mila note nella penisola). Orbene, a riprova dell’intensa diffusione del carsismo in questo tratto di Appennino, basti pensare che sui 50 maggiori abissi italiani ben 17 si trovano in Apuane, così come tra le 50 grotte più estese, 8 appartengono alle Apuane. Anche soltanto questo scarno dato ci dice come a prevalere siano le cavità verticali, anche se il mega Complesso del Corchia si sviluppa per ben 70 km (e studiando le correnti d’aria qualcuno arriva a profetizzare una lunghezza superiore, con una profondità di -1.187 m e venti diversi ingressi), e le esplorazioni in corso nel Complesso della Carcaraia arrivano già a totalizzare 70 km.
Questa catena presenta una storia geologica assai lunga e complessa, strettamente connessa al carsismo, che sintetizzando al massimo si può fare risalire almeno a 250 milioni di anni fa, quando nell’ antico mare della Tetide esteso tra Europa ed Africa cominciarono a depositarsi rocce sedimentarie carbonatiche. A partire da 30 milioni calcari e dolomie subirono una metamorfosi, capace di trasformarli in pregiati marmi microcristallini piuttosto puri. Questi marmi, ideali per il processo carsico, uniti ad intense piogge, porta negli ultimi 3 milioni alla formazione delle numerose cavità, processo tuttora in corso. La più elevata concentrazione, con le cavità di dimensioni maggiori, si registra nella zona centro-orientale: quelle verticali lungo l’asse centrale della catena e sotto le cime più alte, con funzione di assorbimento idrico, quelle ad andamento prevalentemente suborizzontali nei solchi vallivi, con tratti fossili alternati ad altri idrologicamente attivi fino alle risorgenti, situate a seconda delle zone tra i 300 ed i 550 m slm.
Analisi statistiche hanno portato i ricercatori ad individuare alcuni paleolivelli di gallerie orizzontali, dovuti a prolungate stasi nel livello idrico di base, alternati ad altri di intensa escavazione verticale. Il livello più alto, ascrivibile al Pliocene Medio-Superiore, si sviluppa attorno ai 1500 m di quota, con livello di base sui 1200-1000, un secondo a 1200-1100, un terzo assai prolungato tra 1000 e 750, e infine un ultimo ancora in atto con sistemi paleofreatici a quota 650-500 e sorgenti attive tra 300 e 250 m. Questi diversi livelli indicano situazioni geografiche, morfologiche e climatiche di superficie assai diverse da quelle attuali. Generalizzando, si può dire che circa il 40 % delle cavità si aprono a quote relativamente alte (1400-1600 m), anche in aree attuali di cresta (ma che sicuramente non erano tali in passato), con una peculiarità: parecchie non sbucano naturalmente in superficie, ma vengono scoperte solo dopo essere state intercettate da attività antropiche come strade, gallerie e cave estrattive. Avendo cominciato a bazzicare le grotte apuane fin dal 1958, ancora ragazzino, e con la fortuna di aver partecipato nel 1960 alle spedizioni milanesi-bolognesi che toccarono per prime il fondo all’Antro del Corchia, fa piacere constatare come dopo mezzo secolo le ricerche compiute da generazioni di speleologi abbiano portato ad una somma di conoscenze sul carsismo delle Apuane allora neppure lontanamente immaginabile.
Nonostante l’elevato tasso di turistizzazione registrato da questo comprensorio (basti pensare soltanto ai villeggianti estivi presenti sulle spiagge della Versilia), le meraviglie ipogee delle Apuane vengono riservate come scrigni preziosi quasi esclusivamente per gli speleologi, anche là dove non di impegnativi abissi si tratta, ma di più accessibili cavità orizzontali o suborizzontali . Insomma per poter ammirare il variegato ed incredibile mondo di pietra formato da stalattiti, stalagmiti, colonne, colate, laghi e fiumi, senza dover indossare casco ed imbragatura, esistono soltanto due cavità attrezzate per le visite del pubblico.
La prima è un tratto di due chilometri particolarmente attraenti all’interno dell’Antro del Corchia, grotta emblema delle Apuane dove le esplorazioni sono in corso dalla metà del 1800 ed hanno interessato molteplici generazioni di speleologi, sul versante mare del monte Corchia e raggiungibile con navetta dal paese di Levigliani, sulla strada che da Forte dei Marmi e Serravezza porta a Castelnuovo Garfagnana, scavalcando l’intera catena centrale apuana. Si penetra attraverso una galleria artificiale che immette in una serie di scale verticali, piuttosto faticose in risalita, con 1.700 gradini e quindi inadatte a cardiopatici ed a portatori di handicap motori, fino a raggiungere una serie di belle gallerie e di sale suborizzontali. Aperte dal 2001 quasi tutto l’anno, la visita richiede oltre 2 ore e costa 15 euro, ridotti 10. Levigliani offre parecchie attrattive turistiche: oltre all’Antro si possono visitare le ex-miniere di mercurio e di cinabro di epoca romana, le cave di marmo e il Museo della Pietra Piegata, cioè dei marmi lavorati. Tra i luoghi dove mangiare ed alloggiare segnaliamo l’Albergo Ristorante Vallechiara (www.albergovallechiara.com – tel. 0584 77 80 54), da sempre luogo d’incontro per gli esploratori dell’Antro.
Meno estesa e meno famosa, ma non meno interessante nell’insieme, la Grotta del Vento di Fornovolasco, tratto terminale di una antica grotta risorgente che convoglia le acque meteoriche dell’immane bacino montuoso delle Panie, una delle più peculiari aree carsiche d’alta montagna delle Apuane. Nota da sempre per la gelida corrente d’aria dovuta ad un dislivello di circa 800 tra ingressi alti e bassi, ed utilizzata come ghiacciaia naturale, venne esplorata negli anni ’60 dagli speleologi bolognesi (tra cui il sottoscritto) e poi dai lucchesi che si occuparono della turistizzazione e della gestione. Si trova al fondo di una panoramica vallata interna della Garfagnana e vi si accede da Gallicano. Aperta tutto l’anno, offre tre diversi itinerari: il primo di un’ora con 366 gradini offre un campionario di piacevoli e variegate concrezioni; il secondo di 2 ore ed 804 gradini, scende sul fondo della cavità fino ad un torrente sotterraneo; il terzo di 3 ore e 1.195 gradini riale un pozzo-camino di 90 m. Rinvenute all’interno ossa di orso delle caverne e di un roditore preistorico. La lunghezza complessiva della grotta è di 4,5 km, il tratto turistico 2.200 m, il dislivello di -120 m. Presso la biglietteria si trovano il bar con saletta pic-nic ed un negozio di minerali, fossili, gioielli e bigiotteria in pietra dure. Da non perdere la visita al non lontano Eremo di Calomini, suggestivo cenobio di eremiti del XII sec. incassato in una parete alta 70 m.
Info: Parco naturale regionale Alpi Apuane: www.parcapuane.it – info@parcapuane.it
Grotte Turistiche Italiane: www.grotteturisticheitaliane.it – info@grotteturisticheitaliane.it
Antro del Corchia: www.antrodelcorchia.it – info@antrodelcorchia.it – www.corchiapark.it
info@corchiapark.it – tel. 0584 7784 05 – Grotta del Vento: www.grottadelvento.com – info@grottadelvento.com – tel. 0583 72 20 24 –
Testo/Giulio Badini – Foto Antro del Corchia, Grotta del Vento e Google Immagini