Qual è il modo migliore di visitare una cittadina che ha più di mille anni di storia? Farsi accompagnare da chi sa raccontarla in modo coinvolgente, calarsi nei secoli passati per vivere qualche fatto importante accaduto nei palazzi o nelle piazze del luogo. E proprio a questo hanno pensato alla Bressanone Turismo nell’organizzare per la prima volta lo scorso anno un insolito e originale programma denominato Incontri, o meglio RendezVous (www.brixen.org/it/rendezvous.html), che verrà ripetuto anche per tutto il 2017. E’ un viaggio che porta indietro nel tempo, sulle tracce della storia di Bressanone, terza città dell’Alto Adige in posizione comoda nel fondovalle alla confluenza del fiume Rienza nel fiume Isarco, di origine medioevale, fondata nel 901 come punto di incontro di diverse culture le cui tracce sono rimaste nelle architetture del centro cittadino.
Mentre si attraversa svagati la Porta del Sole, entrando in quelle che erano le antiche mura di difesa fortificate, irrompe all’improvviso e a testa alta la guardia civica Matthias con indosso una corazza di ferro e si avvicina a passi veloci apostrofando i turisti ad alta voce: ”Ehi, voi! Sì, voi. Avete qualcosa da dichiarare?“ La sorpresa è totale, mentre gli abitanti locali che già conoscono l’iniziativa osservano divertiti gli ospiti impietriti e sorpresi. La qualità del costume è curata nei minimi dettagli, la guardia sembra uscire da una macchina del tempo, ma per fortuna parla una lingua comprensibile. Ci si mette un po’ per capire che si tratta di un evento teatrale, incentrato su temi storici di grande interesse. In questi tour storico-teatrali itineranti nei punti più caratteristici del centro, personaggi storici impersonati da veri attori raccontano storie emozionanti e aneddoti della loro vita e portano a visualizzare l’atmosfera di epoche passate, con costumi dell’epoca realizzati fedelmente. I tour sono in italiano oppure in tedesco, individuali o per gruppi già organizzati. I tour individuali partono il sabato alle 17, anticipati di un’ora da novembre a marzo: vengono offerti ad un prezzo molto contenuto, con sconto per chi possiede la Brixner Card (www.brixencard.info). Questa carta è un omaggio a tutti gli ospiti degli alberghi cittadini, un’idea di valore che comprende il programma culturale ed escursionistico dell’Ufficio Turistico di Bressanone, il libero utilizzo di tutti i mezzi del trasporto pubblico locale, l’ingresso gratuito a 86 musei provinciali, un ingresso gratuito giornaliero all’Acquarena e uno al palaghiaccio di Bressanone, e anche un’andata e ritorno al giorno in cabinovia sul gruppo della Plose, su cui d’inverno si scia su piste panoramiche con lo skipass del circuito di Dolomiti Superski (www.dolomitisuperski.com).
Durante il tour i personaggi spuntano all’improvviso, per visualizzare momenti salienti del racconto itinerante di una guida professionale che accompagna nella visita del centro cittadino. Si può scegliere tra due episodi diversi: il primo tema è “Streghe, boia e furfanti”, una storia di assassini e stregoni, un viaggio in un mondo tenebroso fatto di reati, crimini orribili e miti oscuri tra le vecchie mura di Bressanone, per ascoltare storie e aneddoti bizzarri della città vescovile, mentre lo stregone Lauterfresser e il giovane assassino Simon Gschnell si aggirano furtivi sotto i portici. Il secondo tema è “Sulle tracce dell’elefante” e abbraccia un periodo che va dal Medioevo alla Modernità: parte infatti dal XII secolo, agli albori della storia del paese medioevale centro di traffici e scambi commerciali, per passare a celebrare le glorie dei principi-vescovi, le contese tra il Papato e l’Impero, incontrando gli allievi del famoso mastro pittore rinascimentale Leonhard di Bressanone, fino a conoscere l’Imperatore d’Austria Giuseppe II, figlio di Maria Teresa.
Le scene si svolgono tutte nei punti più tipici del centro cittadino, la via dei Portici Maggiori, lo spiazzo davanti al Palazzo Vescovile, la grande piazza del Duomo dove si erge l’imponente chiesa oggi in stile barocco, anche se risale al Duecento, a causa di successivi restauri per sanare un susseguirsi di sfortunati incendi frequenti nell’Alto Medioevo. La passeggiata gradevolissima accompagnata dalle scene teatrali si snoda per 90 minuti, che passano in un lampo tra palazzi tardogotici, rinascimentali e barocchi, edifici religiosi che mostrano gli stessi stili, case con aggraziati bovindi, qui chiamati erker in tedesco, piazze, ampie aree verdi. Alla fine l’Altstadt, il nucleo del centro storico, non avrà più segreti per i visitatori: a pochi passi e parallela al duomo si visita anche la Parrocchiale di San Michele, romanica dell’XI secolo, con la sua Torre Bianca, un campanile dal tetto aguzzo risalente al XV secolo, all’interno del quale 89 scalini conducono a un carillon di 43 campane in grado di produrre oltre cento melodie.
Che cosa c’entra allora l’elefante, peraltro ritratto in un famoso dipinto all’interno del chiostro romanico del XIV secolo, che si trova a fianco del Duomo, la cui volta a crociera è detta la “Bibbia dei Poveri” per la sua ricchezza di dipinti raffiguranti scene delle Sacre Scritture? La fortuna di Bressanone è sempre stata quella di trovarsi in una posizione chiave lungo la via del Brennero, il passaggio più agevole delle Alpi, che dal tempo dei romani a oggi ha sempre collegato il mondo latino con quello tedesco. Nel lungo scorrere della storia intorno al 1450 fu aperta, appena fuori dalle mura cittadine, la locanda Al Campo Alto, con camere per i nobili e i prelati ai piani superiori e camerate comuni per artigiani, soldati e commercianti al piano terra. La fortuna di questa locanda, che esiste ancora oggi trasformata in albergo di categoria quattro stelle superiore, fu innanzitutto la posizione e poi la disponibilità di una stalla di enormi dimensioni. Nel dicembre 1551 infatti transitò da Bressanone un corteo molto speciale, che recava all’arciduca d’Austria Massimiliano omaggi provenienti da Carlo V dalla Spagna. Poiché all’epoca tutte le dinastie europee erano fortemente imparentate, a questo corteo iberico Giovanni III del Portogallo, zio di Massimiliano, aveva aggregato un dono che sembra al nipote interessasse moltissimo. Era un dono davvero particolare: un elefante nativo di Goa, territorio portoghese sulla costa dell’Oceano Indiano, cui venne dato il nome di Solimano a significare il dominio che il futuro imperatore del Sacro Romano Impero Massimiliano II avrebbe esercitato sui turchi, che infatti solo pochi anni dopo furono sconfitti nella celebre battaglia di Lepanto.
Fece davvero epoca il viaggio dell’inusitato animale da Lisbona a Madrid, a Barcellona, a Marsiglia e poi via mare fino a Genova e ancora la successiva attraversata della val Padana, magnificamente documentato nelle cronache del tempo: lungo il suo percorso ancor oggi sussistono numerosi alberghi che lo ricordano nel nome, a Montichiari, a Ora, a Salisburgo, fino alla Elephantenhaus di Vienna, dove andò a finire. Al momento del passaggio invernale da Bressanone, prima di affrontare la salita verso il Brennero, non potendo passare dalle porte per entrare a soggiornare entro le mura, l’elefante indiano e i suoi accompagnatori furono ospitati per due settimane nella locanda che l’oste Andrä Posch, dotato di sicuro intuito per il marketing, ribattezzò subito Elephant: sulla facciata il pittore Leonhard Mair affrescò la scena, e questo affresco cinquecentesco appena appena restaurato è oggetto di ammirazione ancora oggi. Dal 1773 è la stessa famiglia che si tramanda la proprietà e la gestione dell’albergo, giunta ora rispettivamente all’ottava e nona generazione con Elisabeth Heiss e suo figlio Michael Falck, che abitano in un’ala privata del palazzo. Molto frequentato dai nobili, cui era riservata un’intera ala dell’albergo, e dai membri della ricca borghesia all’epoca del Grand Tour, l’Hotel Elephant (www.hotelelephant.com) vanta una lista di ospiti illustri esposta alle pareti al secondo piano che comincia con l’imperatore Giuseppe II, il quale qui passò in incognito nel 1769 mentre andava a Roma per incontrare il nuovo papa appena uscito dal conclave, per finire con Margherita di Savoia nel 1921. Nella sala del piccolo museo al piano terra sono esposti menù antichi e altri cimeli che attraversano le epoche e le guerre del XX secolo.
L’elefante è lento e longevo, e così è anche l’hotel che, fedele al motto latino “festina lente”, affrettati lentamente, è in continuo cambiamento, ma senza fretta: vent’anni fa è stata completamente rifatta la cucina, il primo ascensore è arrivato dopo più di mezzo millennio nel 2004 e durante i lavori sono state trovate travi autentiche del ‘500. L’albergo non ha fondamenta, ma muri ben spessi e non ha un singolo muro diritto. Le camere, di cui due o tre vengono riammodernate ogni anno, sono appena 44, ma cariche di atmosfera e con mobili e arredi d’epoca. Al piano terra c’è anche un piccolo museo, oltre alla sala di degustazione vini e al primo piano si trova pure una piccola cappella privata. Gli ospiti sono in prevalenza tedeschi, italiani e americani. Lo chef altoatesino Mathias Bachman propone nelle calde e accoglienti stuben del primo piano, molto frequentate anche dagli abitanti locali, una cucina gourmet con ingredienti a chilometro zero e accostamenti molto particolari come i canederli di grano saraceno ripieni di taleggio, barbabietola rossa e burro nocciola. Info: www.valleisarco.info
Testo/Leonardo Felician