Agli appassionati d’arte segnaliamo volentieri un evento importante nella storia di genere, vale a dire l’apertura al pubblico di 180 dipinti di varie epoche, alcuni dei quali inediti: dalle tavole in oro trecentesche alle grandi tele dei Maestri del Settecento veneziano, di proprietà del famoso imprenditore bresciano Luciano Sorlini (1925-2015) il quale, attratto dall’arte veneziana del Settecento e dovendo arredare alcuni suoi edifici come il Palazzo Gentilizio veneziano sul Canal Grande, già residenza della famiglia Grimani, e il Castello a Montegalda Vicentina, oltre a Palazzo Sorlino di Carzago, cominciò a frequentare antiquari, scegliendo personalmente i dipinti che poi avrebbe esposto nelle sue storiche dimore. Dei 180 dipinti, solo 154 fanno parte della raccolta dell’imprenditore, mentre le altre restanti opere appartengono agli eredi.
Il 31 marzo 2018 sarà una data da ricordare in quanto aprirà al pubblico il MarteS- Museo d’arte Sorlini a Calvagese della Riviera (frazione di Carzago, Brescia), località nell’immediato entroterra del lago di Garda. Sede del museo sarà infatti l’elegante palazzo seicentesco già residenza di Luciano Sorlini, ed ora luogo della Fondazione che ne porta il nome. La rassegna si snoda in 14 sale espositive, per una superficie complessiva di 1.000 metri quadrati, e consentirà ai visitatori di cogliere la sensibilità, lo spirito nonché il cambiamento con cui l’imprenditore, in oltre cinquant’anni di minuziose ricerche, ha collezionato queste straordinarie opere dei grandi maestri del Settecento veneziano. La scelta dei suoi quadri non è stata mai vincolata dalla firma, ma subordinata, solo ed esclusivamente al gusto personale dell’imprenditore e allo stato di conservazione dell’opera.
Un po’ di storia.
Tutto ebbe inizio negli anni Settanta del Novecento, quando Luciano Sorlini, importante imprenditore bresciano ma, soprattutto, uomo tenace, dotato di grande intelligenza e determinazione, comincia a frequentare il Veneto, lasciandosi affascinare da Venezia, dove rileverà il palazzo sul Canal Grande già dimora della famiglia Grimani. Dalla stessa proprietà acquisisce in seguito il Castello di Montegalda Vicentina. Entrambi gli edifici monumentali vengono sottoposti ad un necessario intervento di restauro che permette a Sorlini di appassionarsi e confrontarsi con temi fino ad allora per lui ignoti: il restauro, la valorizzazione, la difesa dell’arte e dell’architettura.
La famiglia Sorlini era originaria della Valcamonica, specializzata sin dall’Ottocento nella lavorazione dei metalli. Con il trasferimento a Brescia, i Sorlini diversificarono i propri interessi e Luciano aprì nel 1960 il proprio stabilimento a Calvagese della Riviera (nell’immediato entroterra del Garda), paese che elesse ben presto a sua principale residenza, dove acquistò nel 1988 il palazzo seicentesco ora sede del MarteS. Poiché le sue collezioni di opere d’arte tra dipinti e oggetti antichi d’arredamento crescevano sempre di più di numero e qualità, Sorlini decide di tutelarne l’insieme, affidando ai figli Cinzia, Silvia e Stefano, ai nipoti Giulia, Angelica, Luigi e alla Fondazione che porta il suo nome, il compito di istituire un luogo da aprirsi al pubblico in grado di conservare, valorizzare e condividere le opere raccolte con tanto interesse e passione. Nasce così, nel palazzo di Calvagese, il MarteS Museo d’Arte Sorlini.
La Collezione
Delle opere in mostra, meritano un richiamo particolare la Madonna in rosso di Giovanni Bellini, e poi opere di Bramantino, Callisto Piazza, Giambattista e Giandomenico Tiepolo, Francesco e Gianantonio Guardi, Canaletto, Sebastiano Ricci e Giacomo Ceruti. Tuttavia, assieme ai grandi nomi sopraccitati sono rappresentati anche pittori non così noti, ma fondamentali per la comprensione complessiva delle arti figurative della Serenissima, quali Pittoni, Diziani, Molinari, Bellucci, Fontebasso e molti altri. La filosofia dell’imprenditore bresciano nell’acquisto delle sue opere, infatti non era tanto quella di puntare ad artisti “troppo di moda”, ma sosteneva che al posto di un quadro mediocre del Canaletto, preferiva di gran lunga portarsi a casa capolavori di artisti meno contesi dal mercato, ma certamente più appaganti. Dunque scelse la pittura del Settecento veneziano e soprattutto la pittura di figura: gioiose scene mitologiche, episodi tratti dal Vecchio Testamento, ai Vedutisti preferì il paesaggio in senso lato, pochi i ritratti mentre era totalmente assente la natura morta.
Egli amava la pittura luminosa, allegra e dai toni squillanti, specialmente nella prima fase delle sue ricerche. Solo verso la fine degli anni Novanta avviene un cambiamento, arricchendo la collezione di opere apparentemente inaspettate: ne è un esempio la Madonna di Giovanni Bellini (Venezia 1430-1516), già di proprietà Contini Bonacossi. Si tratta infatti di un dipinto di alta epoca, di un prestigioso autore, davanti al quale Luciano Sorlini ebbe un soprassalto, motivato anche dalla possibilità di poterla acquisire.
Altro “atto” eccezionale fu l’acquisto del ciclo di sei grandi teleri di Gianantonio Guardi (Vienna 1699-Venezia 1760), raffiguranti le Storie di Giuseppe ebreo, già arredo di Palazzo Grassi, poi di proprietà del principe Lutormirski ed ora a Calvagese presso il MarteS. Contemporaneamente a questo cambiamento, sceglie di istituire un ente cui affidare il mantenimento della propria collezione: nasce così nel 2000 la Fondazione Luciano Sorlini, alla quale viene assegnato come compito statutario di unificare interamente la collezione nel palazzo bresciano di Calvagese, trasportandovi le opere allora presenti nelle residenze di Montegalda vicentina e Venezia. Ne è ora presidente Stefano Sorlini.
Nel 2004 la Fondazione riceve la dotazione di 154 dipinti, donati dalla famiglia. Inoltre, in rispetto alle volontà dell’imprenditore e in ottemperanza alle disposizioni statutarie, apre il MarteS, garantendo l’accessibilità alla totalità della Collezione, la conservazione e la valorizzazione delle opere che la compongono. La Fondazione è stata accolta tra gli enti riconosciuti dallo Stato italiano.
MarteS è acronimo di Museo d’Arte Sorlini, che racchiude in sé la parola “arte”, quest’ultima strettamente legata alla storia di Luciano Sorlini: MARTIA, infatti, era l’indirizzo telegrafico dell’impresa Sorlini all’inizio del Novecento e fu lo stesso Luciano a disegnare il logo della sua attività imprenditoriale, raffigurante Marte. Ancora oggi come allora quel logo è rimasto il simbolo della Fondazione Sorlini. Nel 2017 è stato costituito ufficialmente il Museo dalla Fondazione, che ne è l’Ente proprietario e gestore, il quale aprirà al pubblico il 31 marzo 2018. La Biglietteria del Museo ospita un bookshop.
Conservatore della Casa-Museo è Stefano Lusardi, curatore dell’attuale allestimento espositivo.
Tutte le visite saranno accompagnate da una guida. Biglietto con visita guidata: 10,00 euro. Il percorso ha la durata di 50 minuti. L’accesso su prenotazione viene richiesto solo per gruppi superiori alle 15 persone. Didattica – Il MarteS ha elaborato una serie di iniziative dedicate al proprio patrimonio artistico, specificamente indirizzate alle scuole di ogni ordine e grado. Responsabile dei Servizi Educativi è Alessandro Tonacci.
Orari: da mercoledì a domenica 10.00-18.00 dal 15 giugno al 15 settembre, 9.00- 15.00 dal 16 settembre al 14 giugno.
Info: MarteS • Museo d’Arte Sorlini
Piazza Roma, 1 – 25080 Calvagese della Riviera (Bs)
Tel. 030601031 | www.museomartes.com | info@museomartes.com , prenotazioni@museomartes.com
Testo/Anna Maria Arnesano- Foto/Agorà
L’edificio in cui ha sede il MarteS è un tipico palazzo bresciano seicentesco. Dal portone d’ingresso, definito da un elegante portale bugnato, si percepisce l’asse prospettico principale che passa dall’androne, attraversa un ampio cortile definito a monte dal portico del palazzo e ai lati da due barchesse, con ampie arcate e conduce sino al confine del brolo chiuso da un imponente arco scenografico a bugne, sormontato da due obelischi. Sotto il portico sono stati posizionati i busti di Antonio e Stefano Sorlini, rispettivamente padre e zio di Luciano. Al centro del cortile sorge un’antica fonte, trasformata in fontana e arricchita da una rigogliosa fioritura di capelvenere, una felce spontanea che Luciano Sorlini curava personalmente. Al centro del brolo compare la grande scultura in bronzo raffigurante Marte, eseguita dal bresciano Federico Severino (al quale Luciano Sorlini affidò pure l’ideazione delle maniglie in bronzo delle porte d’accesso alle sale espositive del Museo in forma di sirene).
Il palazzo, sorto per la famiglia Buzzoni, passò ai nobili Bruni Conter dai quali Luciano Sorlini lo acquistò avviando un radicale intervento di restauro teso all’eliminazione delle superfetazioni, al mantenimento delle planimetrie originarie e alla valorizzazione dei partiti decorativi caratterizzati soprattutto da eleganti e sobri stucchi del XVII secolo.
Il piano nobile e le ampie sale di rappresentanza non vennero mai abitate dalla famiglia Sorlini: Luciano Sorlini riservò per sé stesso l’ala domenicale, ottocentesca, che è in alcuni casi ingentilita da decorazioni parietali del XIX secolo. Nel palazzo vero e proprio Luciano Sorlini concepì la collocazione della Collezione che andava incrementandosi progressivamente, non privandosi mai del godimento quotidiano delle opere d’arte preferite, disposte con grande attenzione negli ambienti in cui viveva: si ricorda il salottino che comprendeva le opere degli amati Pietro e Alessandro Longhi (Venezia 1733-1813), la camera da letto con il Cristo e la Samaritana di Giandomenico Tiepolo (Venezia 1727-1804) e la Madonna con Bambino di Francesco Fontebasso (Venezia 1707-1769) a capoletto. Al cortile principale segue il secondario, le cui aiuole ospitano due grandi ulivi, il terzo cortile mostra architetture quattrocentesche decorate da affreschi, testimonianza forse di un antico insediamento monastico. Merita una particolare menzione la cappella del palazzo, intitolata a San Filippo Neri, sul cui altare è posta la pala di Francesco Ricchino (allievo di Alessandro Bonvincino, detto il Moretto), firmata e datata 1572 e raffigurante l’Annunciazione con San Francesco e San Girolamo.