Se a una domanda su Camogli si rispondesse che è un borgo marinaro tra mare e collina a due passi da Recco e che fa parte della città metropolitana di Genova, non sarebbe di certo sbagliato ma sicuramente riduttivo. Specie riguardo alla storia plurimillenaria di questi luoghi, dalle origini che si perdono nella preistoria. Perché ‘Camoggi’ (si pronuncia Camúggi), come la chiamano i suoi cittadini, non solo è un importante tassello nel prezioso mosaico geografico e scenografico sul versante occidentale della penisola di Portofino, ma è una città che ha scritto molte pagine della storia della marineria non solo italiana.
Passata per il momento la bulimia casalinga del Covid-19 e ripristinati i collegamenti verso Milano con l’apertura del Nuovo ponte San Giorgio a Genova, arrivare sulle coste liguri è un po’ più facile venendo dall’Italia settentrionale. Così magari al termine dell’alta stagione turistica, si può fare anche un pensierino per ritornare a Camogli ad ammirare le installazioni artistiche, ideate e realizzate in occasione della manifestazione ad accesso libero e gratuito ‘Giardini contemporanei a Camogli’, che si terrà sabato 26 e domenica 27 settembre 2020.
Si tratta di un concorso a tema sull’ambiente, verde e paesaggio sostenibile, con bando pubblico aperto ad architetti, paesaggisti e professionisti del settore, nati dopo il 1984. A organizzarlo con gli assessorati comunali all’Ambiente e Lavori pubblici e quello del Turismo, l’Associazione Commercianti e Operatori turistici (Ascot), Civ-Centro Storico Camogli, con il patrocinio della Fondazione Italiana di Bioarchitettura e antropizzazione sostenibile dell’Ambiente, e Camera di Commercio.
Una manifestazione che da via XX Settembre a piazza Schiaffino e giù lungo via Repubblica, passando accanto alle caratteristiche piazzette e i vicoli stretti, darà vita ad angoli verdi, aree fiorite o di tipo ‘Zen’ (giardino giapponese). In questo sarà rilevante il contributo dell’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggistici e Conservatori di Genova, che dopo il grande interesse che c’è stato per l’iniziativa, ha deciso di intervenire sul progetto partecipando attivamente come co-organizzatore, apportando un sicuro contributo di esperienza.
La partecipazione al Bando è a titolo non oneroso e i progetti, tra i quali entro il 14 settembre saranno scelti i quindici finalisti che andranno a realizzare la mostra, dovranno pervenire entro il 3 settembre.
Un messaggio, quello sull’ambiente, del verde e la sostenibilità ambientale, che il Comune di Camogli rivolge ai cittadini e a ogni singolo individuo, per ricordare che la tutela di questo bene prezioso comincia proprio dai nostri comportamenti.
Apertura al pubblico sabato 26 settembre e premiazioni domenica 27 alle ore 11, presso la “Terrazza delle scuole”, in via XX Settembre. Qui, lungo le balconate della panoramica, saranno esposti in una galleria fotografica, tutti gli elaborati riprodotti presentati in concorso. Sarà anche un’occasione per ringraziare gli autori per la partecipazione e dargli la possibilità di illustrare i loro progetti al pubblico. Ma, date le bizze meteorologiche, gli organizzatori si sono premurati di avvisare che in caso di pioggia l’evento sarà spostato in seconda data a sabato 4 e domenica 5 ottobre.
Un po’ di storia. Camogli, con poco più di 5mila abitanti, è una città sicuramente piccola, ma, di fatto, e di diritto Città, come Roma, Genova o Milano, grazie al Regio decreto del 3 giugno 1877, con cui Vittorio Emanuele II re d’Italia le attribuiva il “titolo”. Lo stemma sul gonfalone rappresenta la sintesi degli elementi che hanno caratterizzato da sempre Camogli: mare, cielo, torre del castello della Dragonara posto a difesa del primo nucleo abitativo. Al centro un’imbarcazione a vela latina e in alto una stella d’oro bordata da raggi argentei, che rappresenta quella stella Polare che guidava i marinai di notte.
Tra le feste cittadine, quella della Stella Maris è tra le più sentite. Celebrata nella prima domenica di agosto, la festa in onore della Madonna protettrice dei naviganti, dà spettacolo ogni anno nel Golfo Paradiso, da Camogli a Punta Chiappa e ritorno, con la processione a mare d’ogni tipo d’imbarcazione. In testa Ü Dragun, una vecchia scialuppa trasformata in Sciabecco nel 1968 dal maestro d’ascia Ido Battistoni, che prende il nome dal Castello della Dragonara e ha un dragone intagliato nel legno a prua.
Conosciuta in molti altri Paesi per le sue presenze, questa imbarcazione che l’anno scorso ha festeggiato il primo mezzo secolo di storia, è un vanto cittadino e un simbolo di Camogli. Lunga 11 metri con due vele latine e 12 “dragonauti”, i rematori che vogano al ritmo delle battute di un tamburo, e per l’occasione trasporta il parroco dell’omonima chiesa durante la processione. Una festa che ha origini datate dal XV secolo e anche quest’anno, con tutte le cautele per la situazione sanitaria dovuta al Coronavirus, ha visto una nutrita folla di spettatori, che poi hanno lasciato in acqua migliaia di lumini votivi, a ricordo dei morti in mare.
Se la pesca fu l’occupazione principale dei camogliesi fino al XVIII secolo, ancora oggi qui si costruiscono imbarcazioni d’ogni tipo, come i 146 modellini costruiti perlopiù da appassionati locali, ed esposte nel Civico Museo Marinaro di Camogli – Gio Bono Ferrari (www.museomarinaro.it).
Barche che troviamo poi esposte in saloni internazionali, come quello della nautica di Genova. I primi cantieri nacquero sotto il cosiddetto “Scoglio Inferno”, in direzione di Recco e da allora di navi se ne sono varate così tante che solo tra il XIX e il XX secolo, furono costruiti quasi 3mila grandi bastimenti per uso commerciale. Un primato che portò Camogli a essere denominata la “Città dei mille bianchi velieri”.
Ma non solo barche e bastimenti, perché dalla prima scuola di formazione, a metà XIX secolo, da questa città sono stati oltre 5mila i naviganti camogliesi, tra Capitani di mare e Macchinisti navali, che si sono messi al servizio del Paese. Una storia di coraggio e professionalità racchiusa negli archivi della Società Capitani e Macchinisti Navali. Tra le professioni principali di Camogli si è accennato anche a quella di assicuratori. Infatti, dai suoi Armatori di navi, il 20 marzo 1853 nacque in maniera piuttosto informale, con poche pagine vergate a penna e una stretta di mano, la prima mutua assicurazione marittima del mondo: la Società di Mutua Assicurazione Marittima Camogliese. Un patto tra gentiluomini che puntava a creare un fondo comune cui partecipavano tutti gli associati, per risarcire l’armatore danneggiato da un evento negativo, che fossero un incendio o un’avari, l’affondamento del battello. Navi assicurate, che già due anni dopo erano diventate 143: riconoscibili in mare dalla bandiera bianca incorniciata di verde, dentro la quale era stampato in rosso il relativo numero d’iscrizione.
Dalla Tonnarella alla Sagra del pesce, senza dimenticarsi delle acciughe sott’olio, Camogli fu all’avanguardia anche per il servizio d’illuminazione elettrica pubblica, attivo già dai primi anni del XX secolo, rendendo facilmente riconoscibile la città dal mare per il rientro dei pescatori. Gente che operava da sempre individualmente, fino al 1974, quando è nata la Cooperativa Pescatori di Camogli. È questa la principale realtà a operare nell’Area marina Protetta di Portofino, e il prodotto più apprezzato e commercializzato sul mercato ligure e non solo, sono le acciughe sotto sale pescate e lavorate da loro.
Una pesca dalle tradizioni millenarie, come quella con la tonnara, l’unica rimasta in Liguria e tra le ultime esistenti in Italia, con Bonagia e Favignana in Sicilia, Carloforte e Portoscuso in Sardegna. Quella di Camogli, per le sue dimensioni ridotte rispetto alle già citate (circa 400 metri), è detta anche “Tonnarella”. Si tratta di una pesca selettiva e compatibile con l’ambiente che si svolge da aprile a settembre nell’Area Marina Protetta di Portofino. Le reti, a maglie larghe, sono realizzate in fibra di cocco, vegetali e biodegradabili, tanto che a fine stagione sono abbandonate in mare per diventare anche cibo per pesci. Una tradizione diventata anche attrazione turistica, grazie all’attività di agenzie che con delle imbarcazioni portano numerosi turisti provenienti da tutto il mondo presso la tonnara in attività. A corredo, la tradizionale Sagra del Pesce che si tiene a maggio, con decine di migliaia di porzioni di frittura di pesce preparate in una padella gigante e offerte gratis a cittadini e visitatori.
Passeggiando per Camogli. A livello paesaggistico possiamo ammirare il piccolo porto e i palazzi colorati che si affacciano sulla passeggiata a mare lungo l’attuale via Garibaldi (un tempo strette vie chiamate Carroggio dritto e Caroggio soprano), dove un tempo c’era una fila di edifici malridotti, abbattuti nei primi anni del XX secolo, per una trasformazione urbanistica che modernizzò certamente la città. La frescura nel passare in quei vicoli stretti tra le case colorate, che diventano talvolta ripide discese che dalla collina vanno verso il mare più sotto. Qui, alla vista del porticciolo con le barche variopinte che si riflettono nell’acqua creando un insieme di colori tra mare e cielo, danno libero sfogo alla fantasia artistica fotografi e pittori.
Sempre nel Comune di Camogli, a 15 km dalla città, c’è l’Abbazia di San Fruttuoso di Capodimonte, un monastero benedettino dell’XI secolo, dedicato a San Fruttuoso di Tarragona, un vescovo e santo catalano del III secolo, del quale lì sono conservate le ceneri. A protezione del Monastero e della sorgente d’acqua attigua dalle incursioni dei predoni, come furono in tutta la penisola, i pirati barbareschi, nel 1562, fu eretta una torre fortificata equipaggiata con vari pezzi di artiglieria e armi da fuoco, tra cui tre cannoni di bronzo, una bombarda, moschetti e archibugi. Su due facciate è ancora visibile lo stemma con l’aquila imperiale dei Doria. Nel Monastero si possono ammirare le antiche strutture romaniche, il chiostro superiore del XII secolo realizzato dalla famiglia Doria che qui ha il sepolcro con sette tombe nobiliari in marmo bianco e pietra grigia, realizzate in marmo nella classica e tipica architettura bicromica chiaro/scuro, che troviamo in Liguria, ma anche sulle facciate di altri monumenti. Mentre d’ignota origine sono un sarcofago romano e altri due sepolcri presenti il loco. Nel museo, tra altri oggetti, sono conservate le stoviglie in ceramica anticamente usate dai frati. Ci si può arrivare a piedi scendendo per un sentiero dal monte di Portofino, oppure lungo la costa, partendo dalla baia di Portofino. Ma per chi ne ha le possibilità, e qui non mancano, si può agevolmente arrivare via mare, e magari approfittare dell’occasione per apprezzare anche la piccola spiaggia balneabile.
Per maggiori informazioni: www.comune.camogli.ge.it
Testo/Maurizio Ceccaioni
– Le foto sono state fornite da Dimensione Riviera di Recco – Foto d’apertura – Camogli vista del porticciolo (ph.Volpe)