Il lunghissimo Inside Passage, che inizia non lontano da Seattle, ha il suo punto estremo molto più Nord, nell’Alaska meridionale. Il piccolo paese di Skagway, con il proprio porto, rappresenta, ancora oggi, il luogo di partenza per chi vuole ripercorrere la via dei cercatori d’oro. La cittadina fu fondata nel 1897 e prese il nome dal popolo indigeno Tlingit, il cui termine si riferiva al mare agitato causato dai forti venti che scendono da Nord. Uno dei grandi traghetti, che attraccarono in questa baia, fu Malaspina, dedicato a un importante esploratore italiano del Pacifico. Nel 1789, partì da Cadice e arrivato in Patagonia, navigò fino all’Alaska alla ricerca del leggendario Passaggio a Nord-Ovest. Il suo lungo viaggio intorno al mondo terminò nel 1794. Per la sua spedizione si appoggiò a molti astronomi e naturalisti tra cui anche Lazzaro Spallanzani, personaggio non ancora molto conosciuto in Italia ma, come accade in tanti altri casi, già famoso in Alaska. Proprio da Skagway si mossero almeno 40.000 cercatori d’oro fino a raggiungere i giacimenti dello Yukon.
Poco fuori dal paese esiste un piccolo cimitero in cui sono sepolti decine di “prospectors” e loro famigliari (tra cui anche bambini) molti dei quali non identificati. La maggior parte di questi non furono baciati dalla fortuna. Non lontano dalla cittadina inizia un ripido sentiero di una cinquantina di chilometri, che sale al Chilkoot Pass (1.136 F.L.M.), dove da lassù si scende a Dyea (Alaska) o anche a Bennett, nella British Columbia (Canada). Lungo questo percorso, specialmente in inverno, le fatiche che sopportarono chi voleva arrivare ai campi auriferi del Klondyke, furono inimmaginabili. Il famoso alpinista ed esploratore italiano Walter Bonatti lo volle ripercorrere, in pieno inverno, come avevano fatto i cercatori della fine ‘800. In uno dei suoi ben noti reportage di Epoca, degli anni ’60: così ebbe a scrivere “…Il sentiero ben presto diviene pieno di neve e di ghiaccio. Di ora in ora lo zaino, pesantissimo, si fa insopportabile, la marcia sempre più lenta; le soste sempre più frequenti, i piedi fradici e doloranti… ”. Queste parole scritte da una persona, avvezza a imprese sempre molto impegnative, testimoniano la durezza della salita al passo Chilkoot da parte di tanti uomini, non ben attrezzati, che dovevano portare sulle spalle, decine di chili di attrezzature e viveri. Infatti, per entrare nel Klondyke e andare a nord a cercare l’oro, i canadesi avevano stabilito regole ferree. In poche parole ognuno doveva trasportare (a più riprese) circa 500 kg (1000 libbre) di merci (specialmente alimentari). I funzionari volevano essere sicuri che questi uomini fossero in grado di sopravvivere, per un lungo periodo, in quel “nulla” fatto di neve, foreste, fiumi e orsi. Quella massa di disperati, raggiunto il passo, doveva, subito, tornare indietro e risalire decine di volte, per trasportare altro loro materiale. È indubbio che debba essere stato uno sforzo sovrumano, specialmente d’inverno con neve, ghiaccio, vento e freddo intenso. Chi aveva più possibilità economiche pagava dei trasportatori, anche con cavalli, ma la maggior parte era costretta a lavorare basandosi solo sulle proprie forze. Una volta arrivati sul Lago Bennett, il prospettore, faceva costruire zattere, barche segando ettari di foresta e allestire un grande campo di tende e qualche “cabin”. Jack London, fu tra chi partecipò a questa corsa all’oro, tant’è che nel suo famoso romanzo Il richiamo della foresta, così scrisse: “… Molto più tardi giunsero, al grande accampamento che sorgeva sulla riva settentrionale del Lago Bennett, dove migliaia di cercatori d’oro stavano costruendo barche in attesa della stagione del disgelo….” Oggi, del villaggio, resta ben poco.
Seguendo il lago, in meno di cento chilometri, si arriva a Carcross, altro centro, creato nel 1897, come il precedente, da chi puntava alla valle del Klondyke. Nel 1898, per favorire la Gold Rush verso nord, iniziò la costruzione di una ferrovia che avrebbe congiunto Skagway, a Carcross, passando da Bennett, per terminare a Whitehorse. Era una linea a scartamento ridotto che aggirava il Chilkoot e superava il White Pass entrando nello Yukon. Per costruire i 172 chilometri di strada ferrata (con alti ponti di legno che attraversavano fiumi impetuosi e ripidi canyons) occorsero appena due anni e, infatti, il 1° agosto del 1900 entrò in funzione. Ovviamente il micidiale Chilkoot Pass, fu gradualmente abbandonato. Nei tratti più ripidi (pendenze del 7 %) alla cinquantina di passeggeri, spesso, veniva chiesto di scendere a spingere i vagoni. A Carcross, Dawson City e Whitehorse esistono musei con le storiche locomotive che furono impiegate in questo tratto di ferrovia.
L’avanzata dei cercatori d’oro, navigando sul Lago Bennett, proseguiva lungo un ramo dell’attiguo Lago Tagish, in parte, tra lo Yukon e la British Columbia. La Klondyke Highway costeggia il ramo Windy di questo bacino, da cui si può osservare un’isola al centro, che lo Stato dell’Alaska ha dedicato alla memoria di Giacomo Bove, un ufficiale della Marina Italiana specializzatosi nello studio delle correnti oceaniche. Questo navigatore piemontese, nel 1878, partecipò alla vittoriosa spedizione artica organizzata dallo svedese Adolf Erik Nordenskiold che riuscì ad attraversare il mitico Passaggio a nord est sbucando nel Pacifico lungo le coste dell’Alaska, dopo essere partito dall’Atlantico sulla nave Vega. Nel bacino del lago Tagish, nel gennaio del 2000, cadde un meteorite che ruppe i ghiacci che coprivano la sua superficie. Questo bolide, da studi effettuati su campioni di roccia, sembra contenere forse il segreto della vita, poiché sono state individuate sostanze che potrebbero aver avuto un ruolo importante nella formazione degli amminoacidi. La ferrovia del White Pass attraversa il centro del piccolo villaggio di Carcross oggi abitato da soltanto 300 persone. All’inizio del 900 lì arrivarono a migliaia, da cui ripartirono per i campi auriferi. In origine la località era nota come Caribou Crossing perché era una zona di passaggio di grandi mandrie di Caribou, erbivori tipici del Grande Nord americano, che venivano in gran parte uccisi dai cercatori d’oro per ricavarne scorte di carne.
Poco lontano dal paese si estende, per un’area di appena 3.5 chilometri, una serie di grandi dune di sabbia che hanno creato un piccolo erg (area desertica) La loro origine risale all’ultima Era Glaciale, quando qui esisteva una confluenza di diversi ghiacciai che avevano formato un lago. Sui suoi fondali si accumularono rocce le quali, erodendosi, divennero sabbia. Dopo una cinquantina di chilometri si raggiunge la cittadina di Whitehorse, capoluogo del Territorio dello Yukon (Canada) in cui vi è la stazione di arrivo della ferrovia White Pass-Yukon Route. Da questa città i cercatori s’imbarcavano per Dawson per raggiungere le tanto sospirate e ricche aree minerarie. Da lì iniziava finalmente il vero lavoro di ricerca aurifera!
Testo-foto/Giuseppe Rivalta