L’Alsazia è una regione francese cresciuta molto nell’offerta turistica, e Mulhouse, seconda solo a Strasburgo per numero di abitanti, ne costituisce un esempio lampante. La sua visita permette di scoprire innanzitutto la ricca storia della regione, e al tempo stesso cogliere la trasformazione creativa avvenuta negli ultimi anni. E’ una città che ha origini nell’Alto Medioevo, nominata per la prima volta in un documento dell’803 con il nome di Mulinhuson, che significa case del mulino. Dopo il periodo della dominazione romana, l’Alsazia aveva fatto parte fin dalla sua fondazione del Sacro Romano Impero, mantenendo tuttavia qualche autonomia. Nel 1308 ottenne lo statuto di città imperiale e due secoli dopo si unì con un trattato di alleanza ad altri 13 cantoni svizzeri. Questa particolarità giustifica la rapida adesione alla Riforma e il fatto che alla fine della guerra dei Trent’anni, quando tutta l’Alsazia divenne francese, Mulhouse mantenne lo statuto di repubblica indipendente. Nel 1746 alcuni giovani imprenditori pionieristici crearono in città la prima manifattura di stoffe, chiamate all’epoca “indiennes”: fu un colpo di fortuna per tutti, perché quando nel 1798 la piccola e prospera repubblica scelse di congiungersi alla Francia, la sua industria tessile particolarmente avanzata era quello che con termine moderno si direbbe un vero e proprio vantaggio competitivo: iniziò così una veloce trasformazione da piccola città artigianale a città industriale che nel 1846, in epoca di piena rivoluzione industriale, contava ben 45 filature. Negli stessi anni, per la precisione nel 1839, qui nacque la prima linea ferroviaria di Francia. Come si vedrà, filature e treni saranno un leit motiv per la storia della città fino ai giorni nostri.
Il padronato industriale dell’800 fu lungimirante e aperto a numerosi progressi, oltre che economici e tecnici, anche sociali e di miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti. Nel 1822 aprì qui la prima scuola di chimica d’Europa, tuttora esistente, e in pochi anni si sviluppò un parco zoologico-botanico, un vivaio, un ospedale, nonché il primo quartiere operaio di Francia. Alla metà del XIX secolo, sotto l’impulso degli industriali, vennero costruiti infatti 1200 alloggi su 60 ettari destinati a chi lavora nelle fabbriche della città. Tra il 1870 il 1945 come tutta l’Alsazia la città cambia di nazionalità, diventando tedesca fino alla prima guerra mondiale e durante la seconda, che la lasciò gravemente distrutta dai bombardamenti, sorte comune a molte città industriali e di interesse strategico in tutta Europa. Ripartita dopo la guerra e dopo il ritorno alla Francia, negli anni ’70 Mulhouse fu duramente toccata dalle due crisi, prima petrolifera e poi tessile, che comportò la delocalizzazione della produzione verso i paesi asiatici. Paradossalmente questo fu un colpo di fortuna, perché costrinse la città a reinventarsi e cercare esempi in fatto di riconversione del patrimonio industriale. Da città industriale e grigia si è trasformata così in pochi decenni in una città dal vivace potenziale creativo, culturale e artistico, con una forte ripresa a livello economico che testimonia la capacità di adattamento dei suoi abitanti: oggi richiama oltre due milioni e mezzo di visitatori all’anno, i quali se ne vanno sorpresi del ricco patrimonio museale scoperto in città. E per dare continuità alla sua storia, nel 2004 cinque grandi studi di architettura – tra cui il pluripremiato architetto francese Jean Nouvel – vennero invitati a progettare la Cité Manifeste, costruita sugli ex edifici di una fabbrica dismessa ai margini della città operaia: questi alloggi di edilizia sociale spaziosi e funzionali sono stati creati per rispondere alle esigenze della società di oggi, interpretando la città operaia e le sue funzioni in modo innovativo, pur mantenendo una continuità di storia con la città operaia del XIX secolo.
L’arte occupa un posto speciale e permea la città di Mulhouse: visitandola si scopre infatti un parco di opere contemporanee, perché da 15 anni ogni anno viene acquistata una scultura di un artista locale disposta poi a cielo aperto. Nel 2006 l’introduzione del tram, il quale ha preceduto di pochi anni il primo tram-treno di Francia che porta alla valle di Thann, è stata l’occasione di ribadire l’interesse per l’arte contemporanea, affidando una linea a un artista di livello internazionale come Daniel Buren, famoso per le strisce bianche e nere situate ad esempio nel giardino di Palais Royale a Parigi, che ha impiantato archi di colori vivaci lungo il percorso della linea due per segnalare le fermate donando un aspetto di continuità. Lungo la linea uno invece Tobias Rehberger ha installato nove opere, che sottolineano le caratteristiche del tram. Anche la Fonderia Meccanica rappresenta un esempio di riconversione del patrimonio industriale: nel 2009 la città si trovò davanti alla sfida di riusare questi enormi spazi e vi installò l’università dell’Alta Alsazia e un museo di arte contemporanea.
Per quanto riguarda il centro della città, lo storico Hotel de Ville costruito nel 1552 si presenta come un gioiello del Rinascimento renano e simboleggia l’attaccamento della piccola repubblica alla sua libertà. Gli affreschi ridipinti del 1699 dal pittore Jean Gabriel in seguito a un incendio, rappresentano le virtù sostenute dalla religione della Riforma e le insegne dei cantoni svizzeri dei quali la città era all’epoca alleata. La place de la Réunion, cuore della città vecchia e fin dal Medioevo centro di vita politica, religiosa ed economica con cerimonie, fiere e mercati, è stata ribattezzata così in occasione della riunificazione con la Francia nel 1798. Il tempio di Saint-Etienne, costruito tra il 1858 e 1868, presenta magnifiche vetrate del XIV secolo ubicate nella chiesa cattolica che sorgeva in precedenza sullo stesso posto: costituisce l’unico tempio protestante sulla piazza principale di una città francese, oltre che il più alto edificio protestante di Francia, a conferma dell’importanza di questa religione a Mulhouse.
Tra i musei importanti della città, la Cité de l’Automobile (www.citedelautomobile.com) raccoglie oltre 400 vetture storiche di più di 97 marche diverse: è uno dei più emozionanti musei del mondo per chi ama la storia dell’automobile fin dalle sue origini. Si trova ospitato in un ex filatura di lana del XIX secolo, acquistata dai fratelli Schlumpf nel 1957 e trasformata pochi anni dopo nel loro sogno, una collezione senza precedenti capace di portare questi imprenditori al dissesto finanziario e al fallimento, che conferì alla città il loro patrimonio. Le vetture sono raggruppate per tema e per cronologia: lo spazio Avventura dell’automobile riunisce i marchi storici, gli antenati come Panhard, Hispano-Suiza , De Dion e Benz e i grandi classici come Peugeot, Audi, etc. La zona Corse automobilistiche presenta un insieme di modelli sportivi di eccellenza, che datano all’inizio delle sfide in pista della nostra epoca. La collezione Capolavori dell’automobile immerge infine il visitatore in un mondo di sogno con i modelli più prestigiosi del mondo, tra cui due celebri Bugatti Royales e da poco la più costosa vettura del mondo, una Bugatti da 1,3 milioni di euro. Dal 2011 la Cité de l’Automobile si è attrezzata con un autodromo che permette di organizzare eventi, ma soprattutto di dar vita alla collezione mandando in pista le auto d’epoca da aprile a settembre.
Non lontano e affiancati tra loro si trovano due altri musei, meritevoli entrambi di una visita accurata: il pezzo forte del museo EDF-Electropolis (https://www.edf.fr/groupe-edf/espaces-dedies/l-energie-de-a-a-z/musee-edf-electropolis/le-musee) è rappresentato dalla grande macchina Sulzer-BBC, nucleo originario della collezione: un generatore di corrente alternata del 1901. La collezione si è arricchita di oltre 12.000 oggetti, di cui un migliaio sono visibili nell’esposizione permanente. Qui si trova anche una spiegazione dei fenomeni elettrici, della scoperta dell’elettricità e delle sue applicazioni in tutti i campi, dalle macchine elettrostatiche alle centrali termonucleari. Il fondo di documentazione contiene anche manifesti, archivi tecnici e commerciali.
La Cité du Train (www.citedutrain.com), aperta nel 1971, costituisce invece il museo nazionale della ferrovia e mette in scena in modo divertente e didattico i più straordinari capolavori della storia ferroviaria. Dal 2005 il nuovo edificio ospita il percorso spettacolo costituito da due spazi: il Secolo d’oro della ferrovia e il Ritorno all’età dell’oro con numerosi temi diversi, che esplorano le radici emozionali del viaggio in treno. L’altro gioiello del museo, L’Avventura ferroviaria, racconta l’epopea del treno. Una trentina di vagoni e locomotive sono stati attentamente selezionati e risistemati per documentare la storia tecnica della ferrovia dalle origini ai giorni nostri per una visita didattica, divertente e animata. Da poco la Cité du Train si è aperta anche all’esterno: adulti e bambini possono vivere così il loro battesimo in locomotiva, partecipare a molti eventi a tema, ammirare uno straordinario trenino in miniatura e scoprire la cabina di guida di un treno ad alta velocità, progettato per correre a oltre i 400 km/ora. Nell’anno delle elezioni la mostra temporanea attualmente allestita riguarda i convogli presidenziali francesi: in 14 tappe si ripercorrono i viaggi di stato e l’inaugurazione di nuove linee ferroviarie, dalla vettura di Napoleone III ai moderni TGV.
I musei di Mulhouse non sono ancora finiti: c’è anche un museo della moto, l’ecomuseo d’Alsazia che su 15 ettari fa rivivere la storia di tutta una regione in un villaggio costituito da 73 edifici autentici, smontati e qui rimontati da appassionati: i visitatori scoprono la vita quotidiana degli abitanti e partecipano alla ricchezza dell’architettura alsaziana. Il museo dei tessuti stampati, creato nel XIX secolo dagli industriali tessili della città per disporre di una inesauribile miniera di ispirazione e testimonianze, illustra realizzazioni di stampa su stoffa e materiali di tutto il mondo: rappresenta un pezzo di storia delle arti decorative dal XVI secolo in poi, con oltre sei milioni di campioni. In questi spazi espositivi vengono organizzate vaste mostre in sinergia con i più grandi stilisti.
La Kunsthalle occupa 700 metri quadrati dell’ex Fonderia Meccanica, un edificio costruito nel 1924. Oggi è un centro di arte contemporanea con partecipazione attiva di numerosi giovani artisti alsaziani. il parco zoologico e botanico comprende anche la Piccola Amazzonia, rinnovata e orientata ad educare i visitatori al rispetto per l’ambiente e alla tutela di un ecosistema del Sudamerica fortemente minacciato. Non va pure dimenticato il Museo della Carta da Parati, il Museo Storico della Città, il Museo delle Belle Arti e infine per i più piccoli il Parco del Piccolo Principe, articolato su 24 ettari e su una trentina di attrazioni di cui tre inaugurate quest’anno, dal labirinto gigante ai film in 3D: si trova a 15 minuti di distanza dal centro ed è aperto da aprile a novembre.
Info: www.france.fr, www.tourisme-mulhouse.com
Testo/foto Leonardo Felician