Estate che va, estate che viene, ma quella di quest’anno è stata proprio torrida, con temperature che nel centro-sud hanno superato anche i 40°C. Un periodo agognato da gran parte delle persone per godere delle vacanze attese, con l’abbandono dell’aria condizionata (per chi la usa) e un rinfrescante bagno in mare. Certo, potrebbe sembrare un eufemismo quel “rinfrescante”, dato che in molti luoghi, più che rinfrescarsi è stato come farsi una doccia calda, con le temperature dell’acqua in superficie che hanno spesso segnato anche i 30°C.
Un bagno al mare per godere di un po’ di riposo lontani dal “tran tran” quotidiano, nonostante i costi di sdraie e ombrelloni lievitati anche di molto. Ma un ennesimo sacrificio per questa vita tanto disagevole occorre farlo, dato che nel nostro Paese di spiagge libere attrezzate ce ne sono ben poche e affollate.
Tra i vacanzieri nostrani non sono stati nemmeno pochi quelli che invece hanno optato per la montagna; ma anche lì c’è ben poco da stare allegri per le temperature, perché sebbene siano più gradevoli, lo zero termico è stato registrato a migliaia di metri di altezza. Facendoci dimenticare di quando in agosto si sciava sui ghiacciai come la Marmolada, spesso ormai ridotti a cumuli di pietre tra macchie di neve in rapido dissolvimento. Ma pure qui la mano dell’uomo si fa sentire e sia il turismo montano che quello culturale nelle città d’arte, stanno raggiungendo i numeri di quello balneare.
Un modo diverso di vivere la natura
C’è però un altro tipo di turismo culturale che sta prendendo sempre più piede, nonostante i piccoli numeri. Si tratta del turismo ambientale, dove vita notturna, movida, discoteche, bevute e schiamazzi, non trovano posto. Un turismo dove la natura, l’astronomia, usi e costumi delle antiche civiltà che ci hanno preceduti e l’anomalia termica che interessa in questo periodo tutta l’Europa meridionale, si studiano sul campo. Un turismo all’aria aperta, come viene proposto da oltre vent’anni nell’Archeoparco Vulcano presso Rocca Priora (Rm), nel Parco Regionale dei Castelli Romani, una di quelle realtà relativamente nuove che hanno come scopo quello portare giovani e adulti a conoscere il mondo che ci circonda, con un approccio diretto e immersive con la natura e il nostro lontano passato. Ma non è come uno dei molti parchi archeologici presenti in Italia. Nato nel 2002 con l’obiettivo di studiare la preistoria dell’uomo e in particolare l’antica storia del Lazio, l’Archeoparco Didattico Vulcano è uno degli oltre cinquecento musei archeologici all’aperto che esistono al mondo, chiamati dagli anglosassoni Archeological Open Air Museum (Aoam).
Ma in quanti conoscono veramente di che si tratta? A venirci in aiuto c’è la definizione che ne dà proprio Exarc (Experimental archaeology), la rete globale di professionisti che operano nei musei archeologici all’aperto: un museo archeologico all’aperto è “Un’istituzione permanente senza scopo di lucro con ricostruzioni architettoniche all’aperto in scala reale basate principalmente su fonti archeologiche. Contiene raccolte di risorse del patrimonio immateriale e fornisce un’interpretazione di come le persone vivevano e agivano nel passato; ciò viene realizzato secondo validi metodi scientifici ai fini dell’educazione, dello studio e del divertimento dei suoi visitatori”. Sono posti dove si fanno esperienze diversificate e gli animali si studiano sul campo, come rocce, alberi e piante. Ma principalmente qui si racconta la storia del mondo prima di noi e come trarre beneficio da quel passato, basandosi sull’apprendimento orale e manuale di tecniche, usi e costumi delle civiltà che ci hanno preceduto migliaia di anni fa.
Certo, l’Archeoparco Vulcano non avrà la visibilità dello sponsorizzatissimo Archeopark di Darfo Terme (Bs), che sui 100mila mq a disposizione propone anche un lago per le escursioni didattiche, il villaggio su palafitte dell’Età del rame e – pagando – la possibilità di vedere dal vivo le famose incisioni rupestri della Valle Camonica risalenti al Neolitico e patrimonio Unesco. Ma nemmeno come l’Archeoparco del Basileus a Baragiano (Pz), che offre uno spaccato della Basilicata del VI – IV secolo a.C., in un’area archeologica situata in territori dove vissero alcune tribù lucane che erano in contatto con le popolazioni greche ed etrusche della costa tirrenica, come dimostrato dai ritrovamenti degli scavi. L’Archeoparco Vulcano non ha la pretesa di competere con questi siti anche di risonanza mondiale ma, nel suo piccolo (si fa per dire), è un grande centro esperienziale all’aperto, dove si vivono le bellezze naturali e storico-archeologiche. Qui s’impara ad apprezzare il paesaggio, la biodiversità, a toccare con mano e realizzare oggetti per molti versi inconsueti ai tempi nostri.
Chi cerca trova…
L’Archeoparco Didattico Vulcano si trova in Centro Italia, a due passi da Roma, a mezz’ora in auto da Frosinone, 90 minuti da L’Aquila e 100 da Napoli. L’area è quella naturalistica protetta dei Colli Albani, dove sono compresi anche i laghi vulcanici di Albano e Nemi, usati anche per i corsi di canoa canadese e varie altre attività in cartelllo. In particolare, il più piccolo Lago di Nemi ebbe molta notorietà dopo il ritrovamento di due grandi imbarcazioni imperiali romane recuperate nelle acque di Nemi tra il 1929 e il 1931. Due navi gigantesche per quei tempi, appartenute all’imperatore Caligola (37-41 d.C.): una di 71,30 m di lunghezza x 20 di larghezza; l’altra di 73 x 24 m. Negli anni 30 del 900, sulle sue rive fu realizzato il Museo delle navi dove furono poi collocate per metterle in mostra, ma nel 1944 un incendio distrusse museo e navi, lasciando ai posteri pochi resti, le loro foto e la ricostruzione.
A gestire l’Archeoparco Didattico con i suoi collaboratori è Michele Lupoli, un personaggio con un curriculum di tutto rilievo: Guida Ambientale Escursionistica Aigae (Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche); Istruttore di Tecniche di Sopravvivenza; Operatore in Archeologia Sperimentale e tecnologie litiche; Istruttore di Tiro dinamico con l’Arco Opes Italia; Firewalking Instructor Sundoor. Lupoli è inoltre il Responsabile Nazionale della Rete Wolves Italia Outdoor Academy e Responsabile Nazionale del Settore Outdoor Opes Italia. Lo conobbi durante un incontro nazionale delle guide Aigae in Abruzzo assieme ad altri giornalisti. Subito mi colpì la sua determinazione nell’affrontare con sicurezza anche situazioni difficili e trovare una risposta veritiera alle nostre domande. Ma in particolare ho ancora il ricordo del dolore alle gambe, dopo l’escursione che facemmo con lui in montagna, non essendoci abituato.
L’Archeoparco occupa una superficie completamente recintata di circa 20mila mq, con al suo interno un’Area Multietnica con il Villaggio Living History Lakota Sioux Oglala, l’area per le attività didattiche sperimentali, con un laboratorio per la panificazione e un forno neolitico in terra cruda, dove s’imparare a macinare il grano a pietra e cuocere il pane. Nei laboratori di archeologia sperimentale si apprendono le tecniche di battitura del rame, sulla fusione dei metalli e a lavorare l’argilla. Ma tra le attività quotidiane nella nostra preistoria, viene insegnato anche l’uso dell’arco, strumento fondamentale per la caccia.
C’è un’Area picnic da 80 posti e il Centro di esperienza multietnica e naturalistica Alba della stella del mattino, con una yurta originale della Mongolia, una capanna sotterranea, un archetipo della capanna primitiva e l’orto didattico “sinergico”, basato sul principio della permacultura e dell’agricoltura sostenibile.
Una particolare attenzione va rivolta alla yurta (chiamata gher in Mongolia), che è ancora l’abitazione principale per il 50% della popolazione del Paese asiatico. Si tratta di una tenda circolare progettata per resistere ai forti venti delle steppe sugli altopiani, con temperature che possono raggiungere i +40° C in estate e i -40 in inverno. È realizzata con una struttura portante fatta con listelli di legno interconnessi a mo’ di traliccio per i rampicanti, che si possono estendere fino a formare dei reticoli pieghevoli. Il diametro va da 4,5 a 8 metri e l’altezza al centro può anche di 5 metri. Come rivestimento si usano più strati di feltro di lana pura, che grazie al loro peso la isolano e la zavorrano a terra.
Educazione alla natura per tutti
I principali fruitori dell’Archeoparco Didattico Vulcano sono ovviamente le future generazioni e in particolare ragazzi dai sei ai sedici anni che partecipano a campi scuola, escursioni didattiche esperienziali, tematiche e vulcanologiche anche in canoa canadese.
Tra le attività più interessanti ci sono quelle offerte dal Centro estivo outdoor esperienziale “Kokopelli” Castelli Romani, a cura dell’Associazione dilettantistica sportiva (Ads) Il Monte Analogo, diretta discendente dell’omonima nata nel 1988 a Pietracamela (Te) che si occupa di Educazione Ambientale, Trekking, Viaggi avventura e Trekking per famiglie. Il tutto in diretta collaborazione con l’Archeoparco Didattico Vulcano, dove l’animazione sportiva e naturalistica è curata da guide naturalistiche Aigae, educatori e Istruttori Outdoor.
Si tratta di un vero e proprio viaggio indietro nel tempo e nella vita dell’uomo dove, secondo un programma giornaliero, questi “giovani esploratori” lasceranno da parte i loro smartphone e resetteranno la loro vita quotidiana, per scoprire cose per loro inimmaginabili magari prima di oggi. Per esempio, l’archeologia sperimentale, la vita nell’ambiente boschivo con le varie discipline outdoor come slackline (camminare su una fune tesa), bootcamp (campo di addestramento) dove svolgere determinati esercizi fisici, l’arrampicata, il tiro con l’arco e altro ancora.
Come il cosiddetto bushcraft , cioè la tecnica usata per imparare a sopravvivere in un ambiente naturale potendo contare solo sulle risorse disponibili per rafforzare la loro autostima. In apparenza giochi, ma in sostanza discipline per creare quelle dinamiche relazionali tipo “gruppo/team/tribù”, formative per il loro futuro carattere.
Ma quali sono le attività che svolgeranno questi neofiti esploratori del passato?
Sono in particolare due le tipologie delle attività giornaliere previste nei programmi del Centro estivo outdoor esperienziale “Kokopelli” Castelli Romani: 1 – Attività preistoriche e native indiane (Lakota sioux); 2 – Attività naturalistiche e avventurose. Tra le prime, la lavorazione della pietra, della selce e del legno; la costruzione di capanne preistoriche; il tiro con l’arco primitivo e con zagaglia e propulsore. Quest’ultima fu un’arma molto usata dall’Homo sapiens a partire dal periodo Solutreano (Paleolitico superiore). Era formata da un’asta di legno tipo grossa freccia, che veniva lanciata anche a cento metri di distanza grazie a un “propulsore”, cioè un lungo oggetto in legno dove l’asta si inseriva nel fondo, costituendo in sostanza un’ulteriore leva associata all’arto, imprimendole maggiore energia.
Tra le lavorazioni manuali, quella dell’argilla e la cottura in paleo forni, e la realizzazione di pitture rupestri e graffiti con colori naturali autoprodotti. Da sempre il controllo del fuoco è stato fondamentale nella storia e l’evoluzione dell’uomo. Tra le nozioni basiche per la sopravvivenza in condizioni critiche c’è proprio saper accendere un fuoco, sia per difendersi da animali pericolosi che per la cottura cibi. Una scoperta fatta nel Paleolitico inferiore (da 2,6 milioni di anni fa a circa 300mila anni fa), che ha portato l’Homo Sapiens a specializzarsi con varie tecniche di accensione. Quelle che vengono insegnate durante i corsi, assieme al riconoscimento delle erbe e delle tracce nella caccia preistorica. Grazie a un gioco di ruolo formativo si potranno anche comprendere le differenze tra l’essere cacciatori (nomadi) o raccoglitori (stanziali); senza dimenticare che la musica è nota fin dai tempi remoti e verrà suonata con gli strumenti primitivi realizzati dai partecipanti. Ma non solo, perché secondo il Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite (Unric), nel 2022 sono stati generati 1,05 miliardi di tonnellate di rifiuti alimentari (comprese le parti non commestibili), e di questi 60% è avvenuto a livello domestico. Quindi per un futuro uomo o donna migliore, è importante apprendere la “cultura del Non-Spreco”. Ma sprecare cibo non significa solo essere indifferenti verso chi muore di fame, ma anche di evitare di produrre circa l’8-10% delle emissioni globali annue di gas serra (Ghg).
Passando al secondo punto, tra le attività naturalistiche ci sono in particolare i laboratori di microscopia naturalistica, la coltivazione dell’orto eco sostenibile e le tecniche di potabilizzazione dell’acqua. Per le attività cosiddette “avventurose”, c’è l’osservazione delle stelle con il telescopio e l’orientamento con carta e bussola; giochi d’equilibrio, ponti di corde tibetani e tende sospese tra gli alberi, tiro con l’arco su sagome in 3D, arrampicata sportiva su parete artificiale e a quella sugli alberi (tre climbing), per imparare a districarsi in sicurezza tra i rami, utilizzando funi e imbraghi. Ovviamente c’è da imparare anche come utilizzare un Kit di emergenza per la sopravvivenza e le attività di bushcraft nei boschi e molto altro ancora. Nel fine settimana saranno poi ragazzi e ragazze ad insegnare ai genitori quanto appreso.
Una Mission lunga 25 anni sulla scia dei Nativi americani Lakota Oglala
Le attività che si svolgono nell’Archeoparco Didattico Vulcano sono riproposte nel Centro di Esperienza naturalistica e di Educazione ambientale dell’Associazione Il Monte Analogo. Si trova a Prati di Tivo, in Abruzzo e il comune è quello di Pietracamela, nel Parco del Gran Sasso e Monti della Laga. Neanche a dirlo, chi diede vita nel 1996 e dirige tutt’oggi anche questo Centro è sempre lo stesso vulcanico Michele Lupoli.
Nel Centro di Esperienza naturalistica e di Educazione ambientale c’è un laboratorio pluridisciplinare aperto alle scuole elementari e medie sia abruzzesi che, in generale, dell’Italia centrale. Anche qui, sessioni d’interpretazioni naturalistica con esperti, organizzazione di campi scuola, visite guidate tematiche e laboratori di archeologia sperimentale, dal paleolitico all’età dei metalli. Poi la “scuola di avventura”, un viaggio d’istruzione per apprendere facendo cose, con attività che stimolano l’apprendimento attraverso l’esperienza sul campo, che in questo caso sono boschi e specchi lacustri. In ogni caso ambienti diversi da quelli frequentati normalmente.
Sempre sotto la stessa egida è attivo anche il Centro Outdoor Valle Venacquaro, Intermesoli, una piccola frazione del Comune di Pietracamela, sul Gran Sasso Abruzzo. Si trova a circa 750 metri s.l.m., proprio nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Un territorio ricco di testimonianze storiche, naturalistiche e geologiche, collegato da una rete di sentieri che conducono in tutte le località più importanti della valle, percorribili in sicurezza grazie all’ausilio delle guide del Centro, tra freschi ruscelli e piante per molti sconosciute.
I tempi di percorrenza tra andate e ritorno possono andare dai 60 minuti ai tre giorni, per cui chi volesse fermarsi qualche giorno magari per fare esperienze nuove, può approfittare dell’ottima rete di B&B gestiti dagli stessi abitanti del posto, in assenza di strutture alberghiere.
Wolves Italia – Il Branco dei Lupi Selvaggi
Per i più grandi (ma non solo), associazioni, aziende che hanno in programma di fare esperienze di Team Building, privati e agenzie per la formazione del personale, c’è sempre la Scuola Nazionale di Formazione Survival, Bushcraft & Outdoor Wolves Italia. Il responsabile nazionale per la Rete Wolves Italia Outdoor Academy è sempre Michele Lupoli, coadiuvato da eccellenti e qualificati collaboratori. Sono disponibili decine di corsi di formazione Outdoor e Wolves Italia, tra cui quelli di base della durata di oltre 300 ore, tenuti da istruttori interni all’associazione o in collaborazione con altri professionisti e associazioni di settore. Tra questi corso base quello di sopravvivenza; di survival primitivo; di tecniche bushcraft e woodcraft; di escursionismo; di orienteering e uso della bussola; di primo soccorso WFA (Wilderness First Aid); corso base di fotografia di viaggio; di cultura naturalistica; di permacultura e gestione dell’orto; di canyoning e torrentismo; di tiro con l’arco, istintivo e dinamico; di archeologia sperimentale; di sopravvivenza invernale; di canoa canadese e kayak; di trekking; di progressione su ciaspole; di sleddog (gare con cani da slitta); corso base di arrampicata; di flintknapping (scheggiatura della selce); corso base di mountain bike.
Trecento ore significano diversi mesi, un tempo necessario per dare ai partecipanti la possibilità di testare le esperienze acquisite, affrontando diverse situazioni e problematiche di vario tipo. Inoltre, sono proposti anche corsi per manager e per la formazione di Istruttori, come quelli già esistenti in Europa. Le iscrizioni ai corsi sono aperte a tutti e, dove è previsto, sono riconosciuti in ambito federale Opes Italia-Coni. Opes è un’Associazione di Promozione Sociale (Aps), un Ente di Servizio Civile Universale e un Ente di Promozione Sportiva riconosciuto da Coni e Comitato Italiano Paralimpico (Cip).
La Scuola Nazionale di Formazione Survival, Bushcraft & Outdoor Wolves Italia sta affermandosi rapidamente un po’ in tutta Italia e attualmente ha sedi, collaboratori e operatori qualificati in Piemonte, Lombardia, Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia, Sardegna e isola di Ponza.
Per saperne di più: www.vulcano-archeopark.it/home;
www.wolvesoutdooracademy.com
Testo/Maurizio Ceccaioni – Foto/Archeoparco didattico Vulcano- Michele Lupoli