Sette tappe con i finger food realizzati dai cuochi dell’Altopiano di Asiago. E’ il nuovo biglietto da visita attraverso il quale scoprire le bellezze dei vari comuni montani e di un territorio ricco di natura, cultura e tradizioni.
L’iniziativa, battezzata “Asiago in Punta di Dita”, per la prima volta ha messo tutti gli operatori insieme: se l’anteprima è stata rivolta a giornalisti, blogger e opinionisti, chiamati nei giorni scorsi ad assaggiare le piccole opere gastronomiche create con gli ingredienti del territorio, a partire dal famoso formaggio Asiago Dop, la strada per il grande pubblico è già tracciata. A settembre “Asiago in Punta di Dita” tornerà a porte aperte per turisti, appassionati e curiosi, mentre già si lavora ad un unico “finger”, quello che diventerà l’ambasciatore del gusto e del turismo dell’altopiano. “Il Covid ci ha dato tempo per riflettere e pensare a un modo nuovo di presentarci – racconta Massimo Spallino, chef del ristorante albergo Alla Vecchia Stazione di Roana e portavoce dei ristoratori dell’altopiano, nonché anima della manifestazione -. Ne è scaturita l’idea dei finger, piccole opere d’arte nate utilizzando tutti i prodotti del territorio, col formaggio Asiago principe in tutte le sue forme, dalle erbe alla carne secca, abbinato alla birra agricola dell’altopiano, al vino, ai distillati. A settembre, con il gran galà dei finger, presenteremo quello della Reggenza”.
Il viaggio è appena cominciato e unisce in nome del gusto i comuni di Rotzo, Roana, Asiago, Lusiana Conco, Gallio, Foza, fino a raggiungere quello più lontano e montano di Enego con i suoi pascoli e le sue malghe.
A Rotzo si nasconde un portale del tempo che riporta all’epoca primitiva, quando nella vallata si vedeva solo verde. Qui a 850 metri di quota si incontrano le antiche vestigia di un insediamento preistorico, che ha dato vita al museo del Bostel. Qui i finger food ispirati ai sapori dell’autunno, con l’Asiago vecchio e i funghi porcini, ma anche il cervo e il lardo, si sposano a un drink che è un ricordo di infanzia al miele.
A Roana invece l’appuntamento è alla Cattedra, l’antica scuola oggi tempio della bioagricoltura. Qui tutto è bio, come la produzione della birra Setteteste, una sfida di Andrea Rigoni con orzo e luppolo coltivato in questi campi. Il luogo va a braccetto con il finger “Bioaltopiano”, fatto di biomais, biouova, biopatate, grana di montagna dop, farinele e latte di montagna.
Cambia lo scenario a Canove di Roana, dove si trova il Museo della Grande Guerra, che racconta la vita dei soldati sulle montagne. Asiago infatti fu teatro della Prima Guerra Mondiale, come ricorda il suo Sacrario, il secondo dopo Redipuglia. Nato ne l’74 su iniziativa di Francesco Magnabosco (il cui figlio Vittorio oggi ne prosegue il lavoro) e Romano Canaglia, il museo di Canove è gestito da volontari e ha la particolarità di custodire materiale recuperato casa per casa e frutto ancora oggi di donazioni, da tutt’Italia e anche dall’estero.
Ad Asiago le tappe sono due: nella prima gli chef stellati Alessandro Dal Degan e Alessio Longhini presentano i loro finger food ai piedi dell’Osservatorio astrofisico, ancora oggi il più grande in Italia. Inaugurato nel 1942, riapre in questi giorni alle visite esterne dopo un anno e mezzo di lavoro in streaming. “Nella vita vi auguro almeno un blackout in una notte limpida”, diceva Mario Rigoni Stern, che ben conosceva e amava l’altopiano.
Asiago è anche un centro cittadino vivace, tempio dell’aperitivo e dello shopping, come si evince nella seconda tappa, quella del ritorno e del brindisi in piazza. Oggi offre anche un’occasione per riflettere, come propone il percorso emozionale realizzato nell’antica distilleria Rossi, quella del famoso distillato Kranebet (in cimbro significa bacche rosse), nata da un’antica farmacia, che ha inaugurato il “Sentiero perfetto”, un’installazione dedicata alle ferite dell’uragano Vaia del 2018, che ha spazzato via l’80 per cento dei boschi dell’altopiano. Altre tappe a Lusiana Conco, con il suo museo diffuso dedicato alle tradizioni dell’altopiano, e a Gallio, con il parco di via Valbella.
Ma il sapore di montagna si gusta soprattutto tra le malghe di Enego, respirando aria pura tra le mucche e la produzione del famoso formaggio Asiago Dop. Qui i finger food sono stati abbinati alla birra Cimbra, ispirata alla storia della popolazione germanica arrivata intorno all’anno Mille e di cui ancora oggi si trova spesso traccia nella toponomastica della zona. Nella malga Valmaron è possibile assistere al lavoro di mungitura e alle altre attività tipiche dell’alpeggio. Tra i finger proposti, un cestino di polenta, tosella e spugnole.
Spostandosi a Foza, si può trovare l’originale Museo della pecora, la cui razza autoctona oggi rischia l’estinzione. Vi si racconta la storia della razza ma anche quella dei suoi pastori, che avevano il diritto di pensionatico fin dal 917: in pratica potevano spostarsi col gregge senza pagare dazio. Un museo etnografico che ci parla di storia, cultura e arte, oltre che di sapori.
Testo/Monica Guzzi – foto fornite dalle strutture